Di mercoledì: uno specchio della vita, nel romanzo di Anna Marchesini
Dopo Il terrazzino dei gerani timidi con 60mila copie vendute, si intitola Di mercoledì (edito da Rizzoli, disponibile su lafeltrinelli.it a € 14,45) il nuovo romanzo dell’attrice, doppiatrice e regista Anna Marchesini.
È un romanzo con tre storie di donne, Else, Zelda e Maria, che si intrecciano. Tre racconti, apparentemente slegati che trovano un’unità narrativa. Storie di tre donne prigioniere. Else della felicità del proprio passato, Zelda del marito che le ha consentito la vita che lui ha scelto per lei, Maria prigioniera del proprio corpo. Tre grandi solitudini. I nomi delle donne, per volontà dell’autrice, non rispecchiano il quotidiano o un’epoca precisa. Sono nomi fuori dal tempo, non comuni, fuori moda, che potrebbero anche essere riconducibili all’attualità. Else ha perduto la felicità quand’era bambina, con la malattia della madre. La condizione di solitudine in cui è rimasta non le ha permesso di superare il dolore. Zelda non si è mai posta l’idea di felicità come qualcosa di mitico, difficile da raggiungere, non per questo non l’ha avuta, anzi è una donna carnosa e vitale. La terza, Maria, è una donna che cerca l’estremo, l’assoluto. Per le scale di un condominio ogni mercoledì le donne incrociano i loro sguardi, inconsapevoli, ciascuna, del dolore delle altre. Nello studio di uno psicoterapeuta, si incontrano Else e Zelda. Diventano amiche, la prima amicizia di Else nell’età adulta, per poi scoprire la tragedia di Maria.
Anna Marchesini non predilige un linguaggio quotidiano, né uno stile compito da tema scolastico. Va a fondo nelle descrizioni dei sentimenti, coniugando la passione per la letteratura e per la parola scritta a quella per la vita umana, per quel groviglio di esistenze interiori. Scrive e racconta queste vite. La vita, in cui spesso ci sono momenti di gioia anche dove non immagineremmo mai. Analizza le storie di queste donne in rapporto alla felicità. È quel filo poetico che si è sempre intrecciato con la vita reale quotidiana che dà la possibilità di nominare le cose e dare loro un posto.
La letteratura, l’arte permettono alla vita quotidiana “di non dare troppo disturbo” secondo Anna Marchesini. L’arte trasforma persino il dolore. E in questo romanzo, attraverso il raffinato uso dello scrivere si riflette sul rapporto tra felicità e dolore. La felicità è stata sopravvalutata mitizzata, non è una necessità nella vita. A volte il raggiungimento della felicità è visto come qualcosa di grandissimo e di inafferrabile, di misterioso che a volte non si raggiunge. Ma il senso del mistero è in noi come il senso della vita. Un libro che è uno specchio sull’esistenza umana.