Ai nostri microfoni, Richard Brooks: cos’è e come nasce il progetto “Little Free Library”
“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine” (Virginia Woolf)
Take a book, return a book: prendi un libro, rendi un libro. È questo il mantra dell’affascinante progetto no profit, dal nome Little Free Library, che sta conquistando tutto il mondo. L’originale idea di book sharing nasce nel Wisconsin, Stati Uniti, e vede come protagoniste indiscusse piccole cassettine di legno, costruite a mano, molto simili a casette in miniatura. Queste simpatiche costruzioni ospitano libri di ogni genere, titoli che ci hanno appassionato, testi che vorremmo consigliare ad amici e vicini di casa. È questa la filosofia, infatti, del progetto delle mini librerie libere che sta contagiando diversi Stati. Gli step da seguire per ritrovarsi un’originale casetta letteraria in giardino sono semplici e veloci: basta consultare il sito, dare libero sfogo alla propria vena creativa, aderire al progetto e il gioco è fatto, o quasi.
La curiosità, si sa, è donna. E quando questa discutibile attitudine, tutta al femminile, incontra la passione per la lettura produce… nient’altro che ghiotte occasioni per fare luce e chiarezza sui fenomeni. Detto, fatto: abbiamo chiesto maggiori dettagli agli ideatori del progetto che ci hanno aiutato a comprendere meglio il senso e i risultati della splendida iniziativa. Ai nostri microfoni virtuali, Richard Brooks, ideatore, insieme a Todd Bol, del progetto Little Free Library.
In un XXI secolo avaro di lettori, come nasce l’idea di questo progetto?
L’idea della prima Little Free Library è di Todd. Un giorno decide di costruire un memoriale per la madre scomparsa, un’ex insegnante. La prima casetta aveva, infatti, la forma di una piccola scuola contenente dei libri. E un cartello campeggiava sulla costruzione con scritto “Libri gratis”. Si rese conto, ben presto, che le automobili rallentavano incuriosite. (…) Io e lui ci incontrammo durante un seminario, all’epoca tenevo delle lezioni su come migliorare la qualità della vita delle comunità e promuovere l’economia locale. Quando ho visto il suo primo modello, ho avuto la forte sensazione che questa idea avrebbe potuto prendere piede.
Quali obiettivi si pone questa splendida iniziativa?
Promuovere un senso di comunità, la lettura dei bambini, la letteratura tra gli adulti e, perché no, librerie gratuite in tutto il mondo grazie alla costruzione di questa rete. C’è un desiderio enorme di comunità nelle società post industriali. Il dono e la condivisione di libri sembrano essere un potente ed efficace mezzo per connettere persone che hanno interessi comuni. Negli Usa, come in altri Paesi tra cui l’Italia, forse, la sfida contro l’analfabetismo è maggiore di quanto si creda: possiamo offrire un piccolo contributo per vincerla. Inoltre, ci facciamo promotori del vecchio libro: il contenuto dei libri e il formato sono importanti. Noi non siamo contrari ai media digitali, anzi. Ma riconosciamo l’inestimabile valore del toccare, sentire parole e immagini.
Questo progetto nasce negli Stati Uniti, ma cosa mi può dire riguardo le altre Nazioni, in particolar modo ciò che concerne l’Italia. Avete avuto dei contatti anche dal Bel Paese?
Certo, abbiamo avuto contatti anche dall’Italia; purtroppo, però, non sappiamo se qualcuno ha realizzato la libreria. L’ultimo conteggio ci dava librerie sparse in 40 differenti Stati. Il nostro intento è fare in modo che ogni neoproprietario possa registrare la sua casetta su Google Maps, con una foto e una storia, ma, sai, è difficile ottenere sempre questo risultato. Sappiamo dirti, però, che abbiamo inviato più di 1.000 registrazioni ufficiali. Abbiamo avuto richieste da Svezia, Danimarca, Francia, Romania, Bulgaria, Congo, Nigeria, Afghanistan, Sri Lanka, Nuova Zelanda, Nepal, India, Russia, Giappone. (…) Inoltre, abbiamo programmato, nell’arco dei prossimi sei/nove mesi, un progetto in Kenya, Sud Africa, Spagna, Ecuador, Messico e in tutte le città della letteratura dell’ UNESCO.
Per quel che concerne l’Italia, beh ci auguriamo che molti più italiani possano aderire al movimento, e accogliere libri, temi e interessi che sono importanti per il Vostro Paese. Saremmo lieti di promuovere, perché no, scambi e gemellaggi tra il vicinato dei quartieri italiani e quelli americani. Solo un’ultima riflessione a riguardo: sarebbe, per noi, certamente esilarante vedere quali strutture incredibili costruirebbero i vostri designer.
In Italia, gli amanti della lettura sono un’esigua percentuale. Lei pensa che questo genere di iniziative possa, in qualche modo, cambiare il dato? Perché?
Certo è possibile. La chiave del successo sta nel garantire che i libri collocati all’interno di ogni singola Libreria possano riferirsi a interessi strettamente locali: argomenti e tematiche importanti per i lettori e non per i mass media. La gente può utilizzare il medium libro per comunicare con gli altri che condividono le stesse passioni, gli stessi hobby e valori.
Lei, invece, quale libro suggerirebbe ai nostri lettori?
Suggerisco, sicuramente libri sul senso della comunità. Negli Usa, The Abundant Community, scritto da John McKnight e Peter Block è molto diffuso. Ad ogni modo, qualsiasi testo che riesca a connettere e unire troverà, di sicuro, un senso nella vita di tutti i giorni.
Dopo un doveroso grazie alla disponibilità di Richard Brooks, lasciamo spazio, ancora una volta, alla curiosità. Chiediamo, infatti, ai nostri lettori quale libro vorrebbero consigliare al loro vicino e quale, invece, desidererebbero trovare nella loro piccola casetta riposta in giardino, in quell’angolo di paradiso letterario, a metà strada tra un pesco in fiore e un’amaca dismessa.