L’America non esiste. Antonio Monda racconta la storia cangiante dell’emigrazione
Vita di emigranti costretti, dalla forza dei sistemi produttivi, dalle circostanze e dalla storia, al cambiamento. Dal sud dell’Italia al porto di New York, un salto verso un altrove sconosciuto, lontano, molto lontano, più dei chilometri che compongono la traversata transoceanica. I due giovani protagonisti, da poco orfani del padre, di L’America non esiste (Mondadori) di Antonio Monda (disponibile su lafeltrinelli.it) fondano la loro avventura su questa premessa: il bisogno, la costrizione.
È un’America lontana quella dell’ultimo romanzo di Antonio Monda, una Grande Mela immersa negli anni Cinquanta. Gli animi dei ragazzi hanno reazioni differenti all’improvviso shock. Nonostante le attenzioni del cugino paterno, che gli trova un modesto lavoro come portinai e un piccolo appartamento in cui vivere, Nicola si scopre mosso da un rabbioso rifiuto verso questa nuova realtà. America come terra da un passato succinto, se messo al confronto con quello della patria natia, popolata dalla rozzezza e dove regna una intrinseca volgarità. Cede al fascino del ricordo, nell’allestimento del mito di una Campania felix interiore. Più complessa la figura di Maria. Alla scoperta del nuovo mondo oppone un’apatica indifferenza. Vive quasi esclusivamente nel suo appartamento, seppur disastrate non si cura delle finanze familiari, volgendo nel pensiero il suo affanno. L’unica nota che le regala requie è la ricerca del senso della vita. Due risposte con le quali Monda stigmatizza la definizione della propria identità nel contatto con il diverso, con l’altro, con ciò che non ci appartiene e, in una certa misura, spaventa. Lo si rifiuta, demonizzandolo, opponendovi lo splendore della nostra nota fetta di mondo. Oppure si rinasce, chiedendosi se e perché si sia effettivamente venuti alla luce. Ed è proprio questa seconda via ad essere premiata. Anzi, appagata. Come? Con la conoscenza che Maria fa di Nathan, squattrinato attore ebreo, nonché Virgilio nella scoperta della città. È una Maria rinata e quindi bambina, la cui lettura curiosa e assetata di sapere sottopone tutto, da Manhattan ai Chinatown, alla sua lente di magia e critica. Anche il personaggio di Nicola segue una sua parabola evolutiva. In una chiave incline alla sua figura, divenendo un manager nel campo della boxe e accompagnando la folgorante carriere del celebre campione italo-americano Rocky Marciano. E dopo la lotta è il tempo dell’amore. Si innamora di una gallerista e, abbandonata una vita segnata dai guantoni, Nicola, grazie alla sua compagna, conosce ambienti sofisticati dove si aggirano scrittori, drammaturghi e registi. Il lavoro di Antonio Monda non si limita a uno slancio narrativo, o puramente descrittivo in termini di personaggi e contesti, ma opera soprattutto nel tratteggiare questo non-luogo, quest’America che non esiste evanescente e al tempo stesso onnipresente, che fa da sfondo alle vite delle tante comparse, attori e scenografie disegnati dalla sua penna.