Le luci di settembre, recensione dell’ultimo avventuroso capitolo della trilogia di libri “per ragazzi” di Zafón.
“Le luci di settembre”(Mondadori, 13,30 € su Feltrinelli), di Carlo Luis Zafón, è un romanzo scritto nel 1995 ma tradotto in italiano solo ora, e fa parte della sua “Trilogia della nebbia”. Ma è già primo in classifica.
Zafón ha proclamato che i suoi libri erano destinati più a un pubblico giovane, tuttavia non è così facile neppure per gli adulti distaccarsi dalle sue pagine. Anche il genere non è ben definito, mescolandosi tra fantasy, thriller e azione.
Le luci fanno parte delle ombre, in quest’ultimo libro pubblicato, e si mescolano di continuo per portarci in un’atmosfera piena di suspense e colpi di scena.
Il tutto si svolge nel 1937 in Francia. A Parigi vivono Simone Sauvelle, rimasta vedova, con i figli Irene e Dorian. Il marito ormai morto si scopre che era indebitato fino al collo, e la capitale non è altro ormai che un insieme di ricordi tristi. Per questo, tramite il contatto di un amico, riescono a trovare un contatto per trasferirsi a Cravenmoor.
Lì Simone trova lavoro come governante da Lazarus Jahn, un fabbricante di giocattoli, che da subito si dimostra una persona affabile e cortese con tutta la famiglia, mostrando ai figli di Simone i giocattoli meccanici che ha creato durante la sua vita, che sembrano quasi vivi. Nel frattempo Irene, la figlia, si innamora del cugino della cuoca, Ismael, ma proprio lei ad un certo punto viene trovata morta. Da quel punto cominciano ad accadere strane cose, apparizioni e ombre, e saranno proprio Irene e Ismael a doversi occupare di trovare una soluzione a questa forza invisibile. Perché è la fabbrica di giocattoli, in se stessa, ad avere parecchi segreti da scoprire.
La fabbrica infatti è sulla costa della Normandia, nel nord della Francia, una zona in cui sono numerosi i fari. E proprio tra la nebbia, su una piccola isola che ospita un faro, si scorgono strane luci.
Sarà lo stesso Ismael a svelare una parte del mistero a Irene. Egli infatti è un marinaio, e un giorno la sua barca a vela raggiunse l’isolotto, e lì scoprì la verità sulle luci di settembre.
Secondo la leggenda, molti anni prima nel plenilunio di quel mese, durante una festa in maschera, una giovane donna fuggì da Cravenmoore e raggiunse l’isola del faro, ma senza farvi mai ritorno. Nessuno la riconobbe per via della maschera che aveva in viso, ma in ogni caso nessuno rinvenii mai il suo cadavere. Da quel momento, tutte le notti di luna piena di settembre sono illuminate da un misterioso bagliore rossastro proveniente proprio dal faro. Ma saranno Ismael con Irene a scoprire le ragioni di questo fenomeno che sconvolge ogni anno il paesino francese.
Le luci di settembre è un romanzo che cattura l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine. Anche se è il terzo titolo della trilogia della nebbia, la tecnica qui si affina arrivando ad un livello di qualità molto alto, anche grazie ai personaggi ricchi di qualità umane e di coraggio, e un’ambientazione magica che si sposta tra Parigi e la costa nordica francese, già di per sé ricca di suggestioni ed emozioni, come tutte le zone in cui la Natura si esibisce in maniera così maestosa.
Zafón è diventato particolarmente famoso tra il pubblico grazie al suo migliore romanzo pubblicato in Italia, l’Ombra del Vento (in realtà, in ordine di scrittura, posteriore alle Luci di settembre), e da allora gli appassionati dell’autore si impossessano di ogni suo libro appena uscito. Le luci di settembre è un titolo che non delude le aspettative, anzi, chi ha amato Zafón troverà tutti gli elementi perché possa apprezzare una volta di più questo autore.
Tuttavia, vi sono alcuni aspetti che si potrà notare che vengono ripetuti rispetto ai romanzi precedenti. Ma questa è una caratteristica propria di molti autori contemporanei, ovvero avere uno schema di funzionamento più o meno fisso in cui incastonare la trama. Un po’ come funziona con alcuni gruppi musicali affermati. Tuttavia, il fatto che esista uno schema più o meno prestabilito non significa che non via sia suspense o fatti sorprendenti, anzi. Può significare invece godersi di più le descrizioni, la trama, perché già si ha confidenza su come pensi lo scrittore stesso.
E’ un romanzo sicuramente consigliabile per l’acquisto, per chi ama il genere e, soprattutto, l’autore.
Dicembre 21, 2011
Chiedo perdono, la recensione è molto carina anche se non condivido tutto… l’unica cosa che volevo sottolineare, nonostante Alex mi odierà, è verso la fine, quando c’è scritto: “Tuttavia, vi sono alcuni aspetti che si potrà notare che vengono ripetuti rispetto ai romanzi precedenti” Io ti avrei consigliato di cambiare in: “Tuttavia, vi sono alcuni aspetti che, come si potrà notare, vengono…”. Spero ciò che ho scritto venga preso così com’è: un semplice consiglio. Personalmente odio la ripetizione del “che”, nonostante io stessa, ogni tanto, sbagli ancora da questo punto di vista! :P… Sperando di non essere linciata a breve vi saluto! C: