Dai diamanti non nasce niente. Recensione della biografia arboricola e ironica della Dandini
“Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini” (Rizzoli, 13,30 € su Feltrinelli), di Serena Dandini, è un libro che è già al primo posto in molte classifiche, nonostante sia in vendita solo da una decina di giorni.
La Dandini è ben conosciuta nel pubblico come autrice comica e satirica, tra coloro che hanno più sperimentato e innovato il linguaggio televisivo degli ultimi anni.
Il nuovo libro non è un romanzo, né tantomeno un saggio. Racconta solamente un lato di sé, quello dedicato al giardinaggio e di appassionata di botanica, come metafora di ciò che ci aspetta nella vita: “Per sua natura il giardiniere è proiettato in avanti, almeno fino alla prossima fioritura: sa aspettare e progettare, deve avere fiducia e intravedere un poi, un domani, un non ancora… E quale esercizio mentale è più necessario di questo, per noi poveri terrestri che abbiamo perso per sempre il paradiso perduto?”
Fare giardinaggio significa “sperimentare all’infinito” (citazione di Vita Sackville-West, poetessa inglese e realizzatrice del giardino del castello di Sissinghurst nel Kent). Il libro è una raccolta biografica di racconti personali, suggerimenti pratici insieme a riflessioni ironiche sulla nostra società, sul rapporto con la Natura e con noi stessi. Non è un libro ‘politico’, secondo l’autrice, che però afferma anche: “Se il privato lo era, perché non può esserlo anche il giardinaggio?”.
La copertina è già tutto un programma. Edward mani di forbice insieme ad un mistico derviscio e Marlon Brando con una collana di fiori, accanto a George Harrison e una donna scolpita negli arbusti. Un insieme di riferimenti che si ritroveranno nel libro ma anche citazioni di artisti del passato.
La Dandini racconta origine e filosofia dei giardini, partendo dal Paradiso Perduto fino gli orti in cui i nobili e i religiosi cercavano la pace, per arrivare alla denuncia degli orrori contro l’ambiente che si commettono di continuo. Prende esperienze professionali, da paesaggisti, e racconta anche le sue personali, più amatoriali.
Uno dei concetti chiave è che nel giardinaggio c’è sempre una possibilità in agguato di non raggiungere il risultato voluto, di fallire, ma anche che bisogna saper guardare oltre, immaginare un risultato diverso dall’originale, cercare il nuovo, sperimentare cose che sono differenti, fino ad arrivare a gioire e scoprire la bellezza in ogni pianta, anche la più comune. E ci sono anche esempi di giardinaggio ‘estremo’, provando a coltivare in appartamenti bui oppure su minuscoli cornicioni.
Serena Dandini praticamente ci conduce in una passeggiata piena di sentimento cercando quella bellezza naturale che, secondo lei, potrà salvarci. E quindi dedica questo libro “a chi voleva cambiare il mondo e invece dopo un po’ si è accorto che è stato il mondo a cambiargli i connotati”. L’autrice parla serenamente e onestamente a coloro che volevano e vorrebbero cambiare il mondo, mentre si sono trovate influenzate da tutto questo e da situazioni che non avrebbero voluto vivere.
Per capire al meglio alcuni aspetti del libro, bisognerebbe avere una infarinatura dei grandi paesaggisti e giardinieri del passato. Le citazioni sono numerose, passando da Gertrude Jekyll a Libereso Guglielmi ad esempio, a Vita Sackville-West. Ma ci sono anche degli artisti, Claude Monet e Cézanne, per esempio. Che, oltre a dipingere, erano anche grandi appassionati di pianti e fiori – che hanno poi rappresentato.
E c’è anche qualche scrittore. Uno di questi è Wolfgang Goethe, che appartiene ad una corrente ora chiamata ‘guerrilla gardeners’. Da quello che si sa, infatti, viaggiava con dei semi di violetta in tasca per spargerli al vento, “per contribuire all’estetica del mondo”.
Per poi finire tra i “cacciatori di piante”, coloro che hanno esplorato il mondo, anche in modo bizzarro, per terminare con il battezzo con il proprio nome di qualche specie esotica o inedita. Ma che la maggior parte delle volte sono state dimenticati.
E una parte del titolo è dedicata ad un altro artista, Fabrizio De André, in cui nel libro vi sono degli appunti suoi inediti che ha scritto appositamente per il suo giardino in Sardegna.
“Dai diamanti non nasce niente”, dunque, non è un manuale, ma come dice il titolo, un insieme divertente di storie che raccontano il viaggio in questo mondo. Insieme a suggerimenti che troverete utili, se siete appassionati di giardinaggio, o se lo vorrete diventare dopo aver letto questo libro. Infatti la Dandini ci suggerisce che non è mai troppo tardi per piantare qualcosa, anche nel perimetro del balconcino di casa, oppure nel nostro poco illuminato appartamento.
Giugno 24, 2011
assistevo in televisione alla presentazione di 2dai diamenti non nasce niente” questo libro da parte dell’autrice, il titolo e soprattutto il soggetto mi intrigavano molto. La dandini si è presentata come un’appassionata di giardinaggio e per me è stata una folgorazione: domani esco e lo compro! poi, improvvisamente, ecco che cita i Rododendri, dicendo che si tratta di piante che non ama, eppure cos’ semplici da mantenere. sono ancora più curiosa: i rododendri sono piante dalla fioritura a dir poco magnifica, purtroppo io riesco sempre a farle ammalare, sono acidofile e a Roma fa troppo caldo. ohibò’ questa donna è veramente esperta…. e poi ecco il colpo di scena: ritorna sui rododendri e comincia a dire che sono “piante da autostrada”, con “foglie velenose….” ma allora questa “sedicente” esperta confonde Rododendri con gli OLEANDRI (un errore che neanche un bambino) continuando un siparietto di 10 min (quindi anche preparato) con l’intervistatore!!!! Deludente … ho deciso di non acquistare il libro per non premiare un atteggiamento falso: perchè pretendere di essere un’appassionata quando sarebbe stato più onesto e corretto ammettere: non ci capisco niente, ho fatto qualche ricerca ed ora ho scritto questo libro? o almeno, quando si finge di essere chi non si è, sarebbe il caso di informarsi e prepararsi meglio?
Giugno 29, 2011
E’ insopportabile la mania di questi personaggi televisivi di dover scrivere a tutti costi dei libri.