Intervista a Gianluca Antoni
In quale città si svolge la storia? Come mai così pochi indizi sul luogo che fa da sfondo alla narrazione e che offre, senza dubbio, una particolare atmosfera al romanzo?
Cassonetti è ambientato a Padova. Pochi indizi perchè volevo rendere una sospensione spaziale, esattamente come quella temporale. Un romanzo al di fuori dal tempo e dallo spazio, per quanto possibile.
E’ estremamente interessante il mettere i personaggi di fronte loro stessi, dando loro la possibilità di vedersi dal “di fuori”: da dove nasce quest’idea? Quale funzione svolge?
Nasce dall’idea di dimensioni spazio temporali parallele e di karma. Tutte le nostre azioni producono un effetto che poi vanno a incidere sulla nostra stessa vita, non si sa bene quando. Ogni decisione ci porta verso una direzione, produce un cambiamento, ma alla fine non sappiamo bene quanto sia libero arbitrio o destino. Forse un po’ l’uno, forse un po’ altro.
Per certi aspetti il romanzo ricorda i film di Kieslowski, soprattutto nell’attenzione che rivolge al fato e all’importanza che questo ha sugli eventi. Può spiegare qual è la sua idea riguardo al destino?
Utilizzando una metafora il finale è opera del destino, i percorsi che portano al finale è sotto il libero arbitrio.
L’ironia è una costante nei dialoghi e rende il romanzo particolarmente divertente. Il carattere leggero, ironico e autoironico è abbastanza tipico dei personaggi in età adolescenziale: avrebbe utilizzato questa chiave anche si fosse trattato di personaggi con età differente?
I dialoghi sono uno specchio dell’età dei personaggi. Se si fosse trattato di personaggi di età differente avrei cambiato il registro. Ma l’ironia e l’autoironia appartengono a tutte le età, è un modo evoluto per sublimare aspetti spiacevoli e dolorosi della vita. Apprezzo i romanzi ironici, che riescono a rendere leggeri anche temi “pesanti”.
Fra quanto tempo pubblicherà un nuovo romanzo? Passeranno (si spera di no) di nuovo dieci anni?
Si spera proprio di no, per favore!