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Intervista a Stephano Giacobini

Giacobini, ci racconti come è arrivato ad elaborare questo romanzo.

E’ stato sufficiente guardarsi intorno e vedere come va il mondo: tutte le risorse in mano a pochi, sempre più ricchi, a fronte di una povertà dilagante. Davanti a questa profonda diseguaglianza non ci sarebbe da stupirsi se qualcuno diventasse così ricco da potersi comprare non solo la vita (che vale sempre meno), ma addirittura la morte di un proprio simile.

Tra le righe del suo libro non c’è molto spazio per la speranza: ha così poca fiducia nell’uomo?

Non è questione di fiducia o sfiducia nell’essere umano in sè, ma finché gli uomini saranno assoggettati alla schiavitù del denaro (che da mezzo diventa fine) non ci sarà libertà, nè di pensiero nè di azione.

Una storia ovviamente di fantasia, ma quanto ha influito la sua attività di avvocato penalista nel delineare i personaggi?

Ha influito nel senso di affrancarmi dalla paura del male. La vera radice del male affonda nella società, non in chi lo compie.

Quali sono state le sue fonti di ispirazione?

Principalmente il Discorso sull’Origine della Diseguaglianza di J.J. Rousseau e Arancia Meccanica di A. Burgess.

Questo romanzo si presterebbe molto bene ad esser tradotto in un film, seppur per stomaci forti: ci ha mai pensato? Ha un budget
illimitato, non badi a spese: dai chi lo farebbe girare, ma soprattutto a chi farebbe interpretare i ruoli di Calver e del Capitano? La colonna sonora, invece?

Mi piacerebbe che una rappresentazione cinematografica di questo libro venisse fatta da chi sappia far prevalere i contenuti sociali sugli aspetti meramente scenici e spettacolari. Credo che in questo senso un produttore e un regista giovani, che abbiano voglia di “dire” qualcosa piuttosto che “far vedere” qualcosa attraverso la pellicola sarebbero più indicati. A livello di fantasia penso che il ruolo di Calver si sarebbe attagliato perfettamente al Marlon Brando di Apocalypse Now, mentre per il Capitano direi Keanu Reeves o Fabrizio Bentivoglio


Ritiene di aver detto tutto con questo romanzo oppure ha in serbo un prosieguo?

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Se pensassi di aver detto tutto con questo romanzo potrei pensare anche di aver finito di vivere. Ne sto ultimando un secondo, dai toni meno violenti e dai contenuti leggermente diversi, ambientato nella mia città, Torino

Autore: Monica Pintozzi

Come controller, ho appreso che i numeri contano solo se li sai analizzare, come lettrice che le parole contano solo se le sai utilizzare. Maniaca del dettaglio, pretendo che il libro rispetti lettore e sintassi; ignoro volentieri testi pieni di parole e concessioni dal sapor di refuso. Il libro è regalo per me non per l’autore.

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