“Serenata napulitana al Cabaret Voltaire” di Carmine Lubrano
Il libro che state sfogliando non è un testo letterario. […]
Volete leggere questo libro? Leggetelo, portatevelo appresso, addosso, glossatelo, scrivetelo, ma prima o poi, chiudetelo e, per favore, andate in strada o meglio ancora, andate in piazza, trovate altre persone e parlate. […]
Infatti un testo così denso, così strambo, con espressioni costruite in maniera così diversa da quelle che usiamo tutti i giorni per comunicare… per andare a comprare il pane o ordinare al cane di stare a cuccia… un testo come questo di Lubrano dimostra come un libro di poesie non sia altro se non una raccolta di cose, di informazioni, di materiali ovvero di roba fatta di materia. Sono tabelle che raccolgono e ordinano i resti catturati dalle reti dei pescatori, i detriti, i frammenti che formano i canti di un popolo che rotolando avanza, che ruota attorno a se stesso e alle abitudini che si è costruito. […]
I frammenti ricordati vengono riletti, deformati dall’azione creatrice (anche giocosa) dei sensi e della mente per generare nuove realtà e non per museificare, fossilizzandoli, brandelli di vita passata ed esauritasi. La memoria, come la parola, come ogni persona potrebbe fare, non si chiude in un rapporto biunivoco con se stessa, non significa solo se stessa (come i cartelli stradali): ha in sé tutta la sua storia passata, tutti gli usi che se ne sono fatti e quelli che si sarebbero potuti fare, è una parola che senza sosta si fa formare e deformare dal mondo, è la parola quadridimensionale del vuoto, del nostro disagio, la parola chirurgica della messa in crisi, della consapevolezza e dell’azione che ne consegue.
Questa poesia è dunque una base su cui lavorare e che chiede di essere spazzata via per non rischiare di divenire un fardello dogmatico o di intrattenimento per l’azione. […]
La poesia è scarna informazione […]
La poesia (la parola) è segno […].
La poesia di C.L. ci insegna a non aver paura della parola, ci insegna un metodo per usarla […].
La poesia di C.L. nasce dalla Terra […].
La poesia di C.L. è una poesia sessuata e consapevole della sua discontinuità […].
La poesia di C.L. è sesso civico […].
La poesia di C.L. è qui Carmen simplex (sempre Libero): è una parola che ci mostra la quotidianità della nostra Esistenza Commerciale (P.B.) asessuata, il modello di vita globalizzato e totalizzante che si è infiltrato in ogni strato di ogni cultura […].
La poesia polimastica di C.L. è un canto corale, nato dalla Terra che l’autore conosce e dalla sua gente […].
La nuova poesia di Lubrano è una proposta innovativa […].