Ragazze della guerra
Nel 2006 la giornalista russa Anna Politkovskaja venne assassinata dopo anni di dura denuncia della politica russa in Cecenia. Nel luglio 2009 la stessa tragica fine è toccata in sorte a Natalija Estemirova, anche lei giornalista e attivista per i diritti umani, una delle “ragazze della guerra” che Susanne Scholl aveva incontrato,e poi deciso di raccontare, durante un viaggio-inchiesta nella repubblica caucasica.Insegnante di storia, la Estemirova non accettava che questa continuasse ad essere falsificata come negli anni del regime Sovietico, così, come molte altre donne cecene, ha fatto della denuncia degli orrori e delle atrocità commesse nel suo paese un lavoro.
Scorrendo le pagine di queste vite, scopriamo che si assomigliano molto, avendo come denominatore comune l’appartenenza a un’etnia che sembra votata alla tragedia da sempre. Così ci lascia senza parole la testimonianza di Sovdat che confessa alla Scholl di “aver trovato pace soltanto da quando ha perso l’udito” e non può più sentire il sibilo dei proiettili perché, nonostante la guerra in Cecenia sia ufficialmente finita, tra le montagne del Caucaso, dove Sovdat vive in un piccolo villaggio, si continua ancora a sparare. E non solo lì.Anche per questo, come scrive la Scholl nell’ultimo capitolo, “il viaggio non è ancora finito”.C’è ancora molto da raccontare su questo conflitto senza fine, e su quelle donne della Cecenia che non si rassegnano alla violenza di cui sono le prime vittime, nella società così come all’interno delle famiglie. Così raccontano…raccontano… e le loro parole hanno il peso che esse stesse portano da sempre e che hanno ereditato dalle madri e dalla storia.
Susanne Scholl (1941) ha lavorato come giornalista per il quotidiano francese “Le Monde”. E’ corrispondente da Mosca per la TV austriaca. Nel 2006, per i suoi reportage sulla Cecenia, è stata arrestata dalle autorità russe.
Sabrina Mattioli