L’Italia chiamò uranio impoverito: i soldati denunciano.
Editore: Edizioni Verdenero
Autori: Leonardo Brogioni, Angelo Miotto, Matteo Scanni
Se non c’e’ dubbio che la storia – a livello internazionale – dell’uranio impoverito inizi nel marzo del 1978 quando il Pentagono ne annuncio’ l’avvio della produzione non c’e’ neppure alcun dubbio sul fatto che il suo uso militare coincise con l’inizio della guerra del Golfo nel 1990-uso determinato dalla efficacia di penetrazione che l’Ui possiede quando viene inserito nelle bombe-e della campagna militare della Nato in Bosnia nel 1994 e del 1996 in Kosovo.
Nonostante le autorita’ militari americane possedessero dati allarmanti sugli effetti cancerogeni di una prolungata e non protetta esposizione all’Ui,i militari americani non vennero informati. Solo grazie al network informale statunitense DU Citizens’ Network nel 1993 e ai contributi investigativi di Dan Fahey nel marzo del 1997 e dell’International Action Center nel maggio del 1997, l’opinione pubblica internazionale incominciera’ a comprendere le implicazioni mortali sulla salute umana dell’UI. Seguiranno le indagini della sottocommissione Onu per la Prevenzione della Discriminazione e le denuncia pubbliche di Rokke-ex direttore dell’Us Army Depleted Uranium Project- a seguito delle quali l’Unep pubblichera’ un rapporto sui potenziali effetti sulla salute umana derivanti dall’uso dell’Ui nell’ottobre del 1999.
Nonostante esistessero oramai dati scientifici allarmanti,le autorita’ militari e politiche italiane-Guerrini e Camporini in particolare- usarono l’arma della omerta’ e della disinformazione .Solo a partire dal marzo del 2000 nel nostro paese l’autorita’ politica-ed in particolare il ministro dell’ambiente Calzolaio-rendera’ noti i dati scientifici acquisiti sugli effetti cancerogeni dell’uranio.Nonostante le indagini della Commissione d’inchiesta scientifica voluta dal Ministro della Difesa Mattarella nel dicembre del 2000-commissione che proseguira’ i propri lavori fino al 2001 senza recare contributi di particolare rilievo- e nonostante la Commissione parlamentare del 2006 con la quale si incominciera’ a sottolineare il ruolo delle nanoparticelle quali agenti di trasmissione cancerogena,a livello Nato ancora nel 2001 veniva negata l’incidenza delle malattie tumorali tra i soldati che avevano operato nei Balcani.
Solo a partire dalle risultanze della seconda Commissione parlamentare nel 2008 “verra’riconosciuto ai militari ammalati e alle loro famiglie il diritto di accedere a indennizzi e ad avviare l’iter burocratico per il riconoscimento della causa di servizi ” (p.152) Ebbene alla luce di una imponente documentazione scientifica,gli autori-giornalisti professionisti-fanno proprie non solo le denuncie di Falco Acame-responsabile Anavafaf- dell’avvocato romano Tartaglia -difensore dei gran parte delle vittime militari italiane- e dell’Osservatorio militare diretto da Leggiero ma soprattutto si fanno portavoci sia delle risultanze scientifiche -di fondamentale interesse-del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena diretto dalla dott.ssa Gatti che delle testimonianze strazianti delle vittime sopravvissute (ed in particolare quelle di di Domenico Leggiero,Luca Sepe,Emerico Laccetti e Angelo Ciaccio).
Un altro indiscutibile merito dello scritto consiste nel denunciare l’uso ampio e sistematico di sostanze altamente tossiche all’interno dei Poligoni- ed in particolare quello del Centro interforze Nato sito a Capo Teulada e quello di Quirra -nei quali viene usato “i due terzi del materiale esplodente utilizzato in Europa in fase addestrativa” (p.122) da parte delle forze armate italiane e straniere e soprattutto da parte delle multinazionali delle armi,la tossicita’ del quale non e’ possibile da accertare perche’ il suo uso e’ coperto sia dal segreto militare che da quello industriale.
In conclusione, il comportamento della Difesa e’stato criminale perche’ non solo le vittime sono state abbandonate a loro stesse ma sono state emarginate,minacciate e invitate a non parlarne in pubblico. Ebbene proprio alla luce di queste risultanze e di questi comportamenti,come negare la fondatezza delle osservazioni di Accame secondo il quale non solo” i memorandum della Nato sulla pericolosita’ dell’uranio erano noti ai paesi aderenti al Patto Atlantico addirittura prima della guerra del Golfo ma proprio per questo i vertici militari “hanno sottovalutato e occultato informazioni di vitale importanza lasciando sotto equipaggiati i contingenti di pace italiani in missione all’estero “(p.137)?Ancora una volta il modus operandi del potere-in questo caso politico e militare insieme-ha operato nel piu’ assoluto disprezzo per la vita e la dignita’ umana ed e’ stato solo grazie alla societa’ civile che gli arcana imperii ,determinati dalla ragion di stato, sono emersi.
Gagliano Giuseppe