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Non uccidete Bin Laden.

Autore: Filippo Pavan Bernacchi
Casa editrice: Mursia Editore
Anno pubblicazione: 2008
Prezzo: 19,00

Non uccidete Bin Laden, è un thriller militare a metà tra Tom Clancy e Andy McNab, ma stavolta a scriverlo è un autore di casa nostra. Di più, “Non uccidete Bin Laden” ha come protagonista l’Esercito Italiano, i suoi uomini e quelli dei servizi segreti, caratteristica che ne fa un prodotto quanto meno raro nel panorama narrativo. Se vi appassionano lo spionaggio, la storia, le operazioni belliche, Pavan Bernacchi vi accompagnerà all’interno di alcuni segreti inconfessabili del’attualità. Il racconto lievita pagina dopo pagina, e acquisisce sostanza non solo narrativa, con dettagli che solo un “insider” può descrivere con tanta credibilità. La stessa impressione si ha per gli aspetti legati all’intelligence, ma in questo caso la familiarità dell’autore con certi ambienti la possiamo solo ipotizzare. Il libro è curato da Maurizio Pagliano, già editor italiano, tra gli altri, di Tom Clancy. “Afghanistan 2003: il sergente John Wilson, tiratore scelto dei Berretti Verdi, corpo d’élite dell’esercito degli Stati Uniti, sta per eliminare il terrorista più ricercato del pianeta: Osama bin Laden. All’ultimo istante giunge il contrordine. Chi ha interesse a mantenere vivo e libero lo sceicco del terrore? La risposta è: una potente organizzazione i cui componenti hanno in pugno la produzione mondiale degli armamenti. Un servizio segreto indipendente, guidato da un ex agente dell’FBI e da un ex ufficiale dell’Esercito Italiano, si mette sulle tracce di Bin Laden, dando inizio a una caccia spietata nella quale vengono coinvolti anche i soldati italiani in missione all’estero.” Scontri a fuoco, azioni aeree, agenti paracadutati in zone inaccessibili, inseguimenti, blitz, files criptati, agguati, rapimenti, evasioni, torture, disinformazione, brutali omicidi: gli ingredienti per una grande avventura ci sono tutti e Pavan Bernacchi sa combinarli in modo superbo. La trama è geniale ma non contorta, e soltanto alla fine si rivela nella sua interezza. Un capitolo dopo l’altro il lettore viene messo nelle condizioni di capire chi è veramente Osama bin Laden, come è nata Al Qaeda, come è strutturata, chi la sovvenziona, quali sono le sue strategie, come viene combattuta. Particolare attenzione è rivolta alla cultura islamica, al ruolo che la donna ha al suo interno, alle differenze con il mondo cristiano. Si affronta anche il problema delle mine, disseminate a milioni durante i conflitti precedenti; ordigni che continuano a provocare gravissime invalidità tra la popolazione, colpendo soprattutto i bambini. Viene evidenziato l’aspetto umanitario dell’intervento militare italiano in Afghanistan che ha, fra gli obiettivi primari, quello di aiutare la popolazione a traghettare verso libere elezioni. E ancora, si penetra il nuovo assetto del nostro esercito, formato ora di soli professionisti. Il tutto attraverso l’esperienza diretta dell’autore e la consulenza di veterani di svariati teatri operativi, tra i quali spicca il generale degli Alpini Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano in Afghanistan (2002). In conclusione, se è vero che ci sono autori dalla prosa più tornita, nel campo dei thriller di ambiente spionistico-militare un libro come questo ha pochi rivali per tenuta narrativa.

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Filippo Pavan Bernacchi è nato a Vicenza nel 1966. Ex ufficiale degli Alpini, paracadutista e subacqueo, durante il passaggio di grado da tenente a capitano ha partecipato a missioni di vario tipo. Tornato alla vita civile, nel 2007 è stato eletto Presidente Nazionale dei Concessionari FIAT. Ha al suo attivo due romanzi ambientati tra le forze armate: La Penna dell’Aquila (1998) e Operazione Erode (2003), e due antologie; la prima come coautore: In punta di Vibram (2004), la seconda come curatore: DNA Alpino (2006).

Autore: admin

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4 Commenti

  1. E’ uno dei libri più belli che ho letto i vita mia. Anzi, il secondo dopo Il Dio del fiume di Wilburn Smith. Adesso mi procuro gli altri libri che ha scritto in precedenza questo Pavan Bernacchi. Trovo geniale che abbia raccontato due storie in parallelo che poi si intrecciano. Da una parte una spy story tipo 007 (con punte di Rambo), dall’altra in nostri militari impegnati in operazioni all’estero. In mezzo Bin Laden e il terrorismo di matrice islamica. Il tutto in un romanzo pieno di adrenalina che non ti consente di annoiarti o di interromperlo.

  2. Rivelare in un romanzo delle verità scomode, dei segreti di stato, non è pratica di tutti i giorni. Questo autore ha fatto un gran lavoro. La storia trasuda adrenalina, di quella vera, e il contesto non è solo reale ma “vero”. Ottimo il trattamento riservato alla religione islamica che, in fondo, è una religione come le altre. Grande il ruolo ritagliato al nostro esercito. Un autore italiano che, in futuro, ci darà grandissime soddisfazioni. Ne sono certo.

  3. Mi ha lasciato senza fiato. Mai avrei pensato che un autore italiano toccasse vette così elevate in una spy story d’avventura militare. Da non perdere.

  4. Un romanzo che ti prende, ti prende, ti prende. Non vedevo l’ora di tornare a casa la sera per riprendere la lettura. Un autore italiano che si è rivelato na vera sorpresa. Io ho acquistato il libro scettico, ma in internet ho trovato buone recensioni, anzi, ottime. Domenica è uscita un’altra bella recensione su Giornale. La confermo al 100%. Chi volesse penetrare i segreti del nostro esercito, delle missioni militari all’estero, del terrorismo di matrice islamica. Il tutto con il cuore in gola tra azioni di spionaggio e azioni vere… deve solo leggere questeo libro. Grande.

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