I gendarmi della memoria. Storie proibite della guerra civile
Autore: Giampaolo Pansa
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Anno pubblicazione: 2007
Prezzo: 13,30
Genere: Storia d’Italia
Chi sono i “gendarmi della memoria” evocati nel titolo del nuovo saggio di Giampaolo Pansa? Sono tutti coloro – dalla sinistra radicale a molti intellettuali che vi si richiamano ideologicamente – che tengono sotto chiave la memoria della guerra civile, per impedire che chiunque dissenta dalla loro versione ci metta le mani, la “revisioni”, racconti verità scomode che possano intaccarne l’immagine oleografica da loro custodita e tramandata nel tempo. Questo libro ripercorre l’esperienza vissuta da Pansa nell’ultimo anno, dopo l’uscita del suo “La Grande Bugia”. Un lavoro scomodo, documentato e duro, che rimetteva in discussione il mito resistenziale e il ruolo giocato dai comunisti nel costruirlo, criticando al contempo quanti non accettavano nessuna forma di ripensamento o di autocritica. La reazione contro Pansa è stata durissima, costellata da gravi episodi di intolleranza. Ma l’autore non si è fatto certo intimidire e nelle sue nuove pagine dimostra la validità delle tesi che ha sostenuto, rivelando parecchie delle storie “proibite” dai gendarmi: da quelle di comandanti partigiani comunisti eliminati dal Partito perché dissenzienti rispetto alle sue direttive, al ruolo ambiguo, se non torbido, che esso svolse in una zona cruciale come l’Emilia nel periodo successivo alla Liberazione. Insieme a queste, Pansa racconta molte altre vicende della resa dei conti sui fascisti sconfitti, grazie alle testimonianze di persone che, dopo 60 anni di silenzio, oggi parlano. Una ricostruzione che si riallaccia alla cronaca più attuale, alle contraddizioni di una sinistra incapace di fare davvero i conti col passato senza dividersi al proprio interno e dunque, purtroppo, destinata a mancare i suoi obiettivi. Un libro secco, ma anche ironico e beffardo: soprattutto, un J’accuse contro la prepotenza, la presunzione, l’arroganza di chi dovrebbe al contrario dar prova di tolleranza, apertura al dialogo, al confronto e (magari) umiltà.