Momo
L’avete già letto. Ne sono quasi certa che lo avete già letto. Eppure io ho dovuto rileggerlo. Dovreste rileggerlo, perchè è una favola lunga e stupenda, affascinante al punto che molta magia si perde nella foga che assale, nella gioia che insegue la rabbia e la tensione.
Vivo. Terribilmente vivo. E attuale.
Una bambiana straordinariamente normale gioca e sogna giochi.
C’è tempo.
Ma c’è chi, non sapendo sognare, non sapendo sorridere, non sapendo godere, ruba. E gli uomini, stupidi e avari, lasciano che si rubi loro l’unica cosa di cui sono così ricchi da non accorgersene. Li aiutano, questi uomini di fuliggine bugiarda, a portarglielo via, il tempo. Ma l’inganno non è abbastanza. Non abbastanza.
Momo non ha fretta, perchè lei naviga su navi che solcano mari tanto lontani da non esserci nemmeno, perchè lei non le capisce le bambole, perchè non mente, lei.
Ha il potere, di ogni bimbo.
Senza eguali è il modo in cui scrive, la forza con cui trasmette, la passione con cui incanta Ende, disperato favolista che sembra scoprire con il lettore – non più veloce, coi suoi ritmi – come andrà a finire. Se ne innamora lui per primo della sua bambina coraggiosa.
Non è da tutti dover salvare il mondo. Non da tutti.
Rannuvolate in vaporose fumate si sostituiscono cubi di grigio cemento ai parchi, s’innalzano inferriate davanti agli occhi dei bambini, si materializzano catene attorno ai loro polsi piccoli, gli uomini si imprigionano in gabbie di fretta che stringe, che stringono. Il bambino è un candelotto di dinamite senza miccia. E c’è un vecchio.
E’ il libro rivolto agli stupidi che pretendono di suddividere il tempo. E’ il libro è consigliato a chi ha troppi sogni di cui prova paura. Per chi non si è ancora consegnato, arreso, alla catena di montaggio di questo regime di fretta. E’ per chi si alza tardi ma non ci pensa, per chi corre e non arriva mai puntuale. Per chi, terrorizzato, si ricopre di impegni pur di non doversi fermare un attimo ed essere costretto a prenderne atto: non ha fatto nulla. Per chi ha ancora voglia di ascoltare una favola, e per chi ha nascosto la sua da qualche parte: la tiri fuori! Per chi ancora si ferma a salutare e a fissare in estasi una nuvola. Per chi cerca gli occhi dei bambini perchè ha perso i suoi, per chi ancora non se ne rende conto. Per chi, insomma, l’ha capita.
C’è tempo.