Due fratelli
Il rio Negro lambisce la città di Manaus, antica capitale della gomma circondata dall’immensa foresta pluviale. Prima di riversarsi nel rio delle Amazzoni, le sue acque color del tè incontrano quelle chiare e dense del Solimões e i due fiumi scorrono nello stesso letto, senza mescolarsi. Come i fiumi della loro terra, i fratelli Omar e Yaqub conducono due esistenze che fluiscono parallele, divise da un odio implacabile. La loro storia di rivalità e risentimento ha le sue radici nella comunità libanese di Manaus, dove all’inizio del Novecento si trasferiscono Zana e Halim, lei cristiana maronita e lui musulmano. Li lega un amore appassionato, furioso, una magia che si incrina proprio alla nascita di Omar e Yaqub. Gemelli identici eppure separati dal destino: Omar, il Piccolo perché nato qualche minuto dopo, è segnato agli occhi della madre da una fragilità che fa di lui il prediletto, oggetto di una dedizione ossessiva e perciò condannato a un’eterna dipendenza; Yaqub, costretto a un inspiegabile esilio in Libano, torna a casa dopo cinque anni forte di un riserbo impenetrabile, altero, deciso a farsi strada da solo verso il successo e verso São Paulo. Ciò che li unisce sono le donne amate: una ragazza conosciuta a una festa, una vicina, la madre, la sorella Rânia. Amori macchiati dall’eccesso, che scavano fra i membri della famiglia un baratro di interdizioni, conflitti taciuti, incomprensioni ed esplosioni di rabbia, trascinando la casa in un inesorabile declino, che si estende come per contagio allo spazio di una città in rovina e di un paese in cui i valori tradizionali si dissolvono. A ricomporre i frammenti di storie ascoltate e osservate per anni è il figlio di Domingas, la domestica india che è l’anima semplice del focolare. Il ragazzo, muto testimone di passioni smisurate, spesso persecutorie, intraprende un viaggio nel passato alla ricerca dell’identità di suo padre, un viaggio che è ansia di verità, invenzione della memoria. Voce di spicco della letteratura sudamericana, Milton Hatoum narra un dramma familiare intenso, dagli snodi imprevedibili, che intreccia suggestioni bibliche e sentimenti universali, e al tempo stesso restituisce gli odori e i colori e i contrasti dell’Amazzonia, in un equilibrio perfetto tra parola e silenzio, tra corpo e spirito.