Amleto | Paolo Gueli
La trama
Amleto di Paolo Gueli è la cronaca, redatta in forma simile al diario, degli ultimi giorni di Aldo Manlio Leto, un quarantenne affetto da autismo. L’opera tratta svariate tematiche, tra cui la politica e la cultura odierne, la negazione di ogni forma di divinità e di religione, l’amore.
Amleto racconta, oltre ad alcuni aspetti rivelatori della malattia del protagonista, nonché il caos della sua mente, gli eventi e i personaggi che lo coinvolgono, e che lo condurranno infine alla rinuncia e all’esilio.
L’autismo – in questo romanzo trattato più che altro come metafora – la solitudine, la religione e le superstizioni, come pure la letteratura corrente, i temi e le nozioni di alcune scienze moderne, l’emarginazione di gente considerata ‘diversa’, sono tutti argomenti presenti in Amleto, capaci di offrire al lettore spunti interessanti su cui riflettere e confrontarsi.
Ne scaturisce un viaggio letterario, per molti versi assai intimo, alla scoperta del nostro essere più profondo. Viene a galla quella parte che si interroga sulla nostra coscienza, sul dolore, sul nostro bisogno di conoscere la “verità” su ciò che incide con insistenza sulla nostra vita, senza ipocrisie, compromessi o falsità, anche a rischio di alienare le persone a noi più care.
Sono stato un bambino strano. Non guardavo mai nessuno, nessuno ascoltavo, a nessuno parlavo. Bollato come uno di quelli, allora; nonostante il progresso delle scienze mentali, la tv, le osservazioni, vorrei supporre, di un ispettore scolastico. Poi disabile, dagli esperti. Tabù e parere con forza di sentenza, che cambiava le cose com’erano e lasciava come sarebbero state: bambini trattati allo stesso modo e da una stessa matrice, con degnazione. I meno fortunati, i più, con l’abbandono.
[sdm_download id=”290264″ fancy=”0″ color=”green” button_text=”Scarica il racconto”]
L’autore
Paolo Gueli è nato in Sicilia. Ha trascorso molti anni della sua vita in Sudafrica; lì ha svolto vari mestieri e ha scritto per i giornali e per il teatro – di denuncia contro gli abusi dell’Apartheid. Alcuni suoi drammi sono stati rappresentati a Città del Capo tra l’85 e l’87. Dal 2003 vive in Italia.
Come nasce in Gueli l’amore per la scrittura? Ce lo rivela lui stesso: “Nasce molti anni fa, quando ho cominciato a scrivere per il teatro di protesta e denuncia. Un dovere che poi è diventato passione e vocazione”.
Progetti futuri? “Nessuno in particolare, a parte la pubblicazione dei miei scritti e le traversie tutte personali di un uomo ormai maturo e fuori dai giochi”.
Lo stile
Amleto (Fondazione Mario Luzi ed.) è stato scritto “perché sono un po’ autistico anch’io, anche se è un autismo più astratto che patologico. Malato dei propri pensieri, per dire, e stanco e scettico di quelli, se non tutti, degli altri. Più la voglia (poco autistica) di farlo sapere agli altri” ci racconta l’autore, che ha dedicato questa sua opera a quei bambini autistici che un giorno forse saranno scienziati, scrittori, musicisti.
Ha tratto ispirazione dalla realtà il Gueli, lasciandosi trasportare anche dalla consapevolezza che alcuni geni, grandi o meno, sono stati e sono autistici, e ognuno a suo modo ha fatto qualcosa di bello, intenso e ammirevole. L’autismo raccontato in Amleto è stato conosciuto in passato come male del secolo e melanconia, mentre nel testo in esame si cerca di dargli un valore ben diverso, all’interno del contesto sociale, culturale e di crescita individuale, e non solo.
Amleto è la lettura ideale per coloro che amano la letteratura, quella non “light”, ed amano riflettere ed essere stimolati a riflettere su questioni di fondo che concernono e determinano il nostro essere e le nostre vite.
Su quel ‘qualcuno’ che leggerà il suo romanzo, l’autore dice: “Questo qualcuno, per quanto mi riguarda, è una persona rara da trovare in giro. Che legga le prime pagine, e poi vedrà. Le cose buone non hanno bisogno di spiegazioni. Toccare (leggere) per credere. Chi in genere è costretto a spiegare la propria opera, ha già fallito in partenza. A un vasto pubblico non saprei che dire o cosa iniziare a dire; solo per un pubblico selettivo mi verrebbe di iniziare con: Non aspettatevi rivelazioni né riguardo al libro né riguardo alla vita o alla cultura, o che cavolo. Non ne ho e non ne ho da dare. Non ho pianificato Amleto a tavolino, ho scritto ciò che il mio bisogno, la mia voglia di esprimermi mi ha imposto di raccontare…”
Spazio promozionale. Vuoi una presentazione professionale? Clicca qui