Io uccido, capolavoro noir di Giorgio Faletti
“L’uomo è uno e nessuno“, ecco l’incipit dell’ormai noto romanzo d’esordio di Giorgio Faletti, “Io Uccido”, un incipit che proietta immediatamente il lettore nell’ombrosa psiche di un personaggio senza nome, cupo e gravido di follia.
Al contrario del serial killer, però, lo scrittore di “Io uccido”, straordinario capolavoro noir, è tutt’altro che nessuno. Del resto, non si scrive per caso un best seller da cinque milioni di copie vendute nel mondo!
E questo stratosferico successo Faletti lo merita tutto. Con il suo primo romanzo, colui che deve la popolarità a un personaggio di cabaret, il non proprio illuminato Vito Catozzo, sorprende sin dalle prime pagine, per la sua prosa, per l’uso sapiente di ogni singola parola e metafora, e per la capacità di tenere sempre alto l’interesse del lettore, nonostante sia spesso calato in situazione in parte prevedibile.
Gli eventi scorrono via veloci, susseguendosi l’un l’altro a un ritmo forsennato e generando quella naturale pulsione che porta chi da quella narrazione viene catturato a non volersi fermare.
A leggere ancora.
Almeno un’altra pagina.
Non importa che di tanto in tanto si abbia l’impressione di essersi imbattuti in un thriller intriso di luoghi comuni e di “americanate” di vario tipo.
Perché il piacere della lettura e la voglia di sapere o di avere conferma se le proprie intuizioni sono vere, costringono a fare ciò per cui i libri sono stati pensati.
A leggere.
Famelici.
Perché la tensione non si alleggerisce mai e il colpo di scena è sempre dietro l’angolo.
Perché “Io uccido” è un romanzo che emoziona.
Una delle prime sensazioni che si percepiscono man mano che la narrazione procede è che questo libro sia stato creato proprio per il pubblico americano e questo a forse ne rappresenta uno dei pochi limiti.
Infatti, protagonista della storia è un agente dell’ FBI, Frank Ottobre, che in fuga dall’atroce dolore per la colpevole perdita della moglie, si imbatte nella classica fanciulla bella e infelice destinata a fargli riscoprire l’amore.
Con lui c’è l’amico Thomas Hulot, distrutto per la morte violenta di un figlio e il giovane un po’ tonto che si caccia nei pasticci, e infine lui, il killer senza volto e senza nome, Mr. Nessuno, che agisce con incredibile astuzia e precisione, ricordando in alcuni momenti il pluriomicida che il cannibale Hannibal Lecter contribuirà ad arrestare ne “Il silenzio degli innocenti”.
Lo psicopatico falettiano strappa infatti la faccia alle sue vittime, per ricostruire il volto dell’unica persona che ama.
Buona parte della storia si svolge negli studi di Radio Montecarlo, cosa questa che costituisce una delle chicche più gustose del romanzo e una geniale intuizione di Faletti per arricchire la trama di quel tocco di realtà, che ne rafforza la credibilità.
Ecco allora entrare in scena lo speaker Jean-Loup Verdier, lo speaker radiofonico che per primo farà la conoscenza del serial killer, ricevendone una telefonata nel programma notturno che dà voce agli ascoltatori di radio Montecarlo.
“Anche in questo siamo uguali”, dice il folle assassino a Jean-Loup. “L’unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco. Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia.
Io no.
Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai.“
“E allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?”
“Io uccido…“
Tutto questo viene, dunque, ben amalgamato in un leggero eccesso di verbosità con un’aggiunta di situazioni cinematografiche da catalogo, come quella che proprio nel finale vuol il cattivo arrestare la propria fuga per salvare Pierrot, lo sfortunato ragazzo un po’ tardo e archivio musicale vivete della radio.
Ed è in questa fase del romanzo che Faletti, probabilmente, ha tirato troppo la corda.
Poiché è nel finale che si scivola nello stereotipo di genere, che vuole il cattivo risorgere anche quando in realtà sembra inesorabilmente spacciato.
Certo, come l’intero romanzo, anche il finale scorre come un fiume in piena e si fa leggere con passione, anche per merito di un senso del ritmo davvero pregevole… pregevole come l’intreccio della duplice trama e le motivazioni complesse alla base della furia omicida di «Nessuno».
Faletti ha confezionato così il classico thriller di scuola americana, con una storia dal respiro internazionale e sicuramente pronta per quel film che il talentuoso attore avrebbe meritato di vedere realizzato.
E allora nonostante siano passati molti anni dall’uscita, ritengo che parlare di un simile lavoro sia sempre attuale.
Perché Giorgio Faletti con il suo primo libro, oltre a sradicare dalla faccia degli scettici i loro sorrisetti irridenti, ci ha regalato quello che in gergo viene chiamato un long seller, il sogno di ogni editore, ovvero un titolo che continua a vendere nel tempo.
Insomma, che vi piacciono i gialli oppure no, “Io uccido” è un libro che non può mancare in nessuna libreria, perché è sopra tutti i generi, come tutte le opere che rendono eterne chi le ha create.