Gli innocenti | Paola Calvetti
Nel romanzo Gli innocenti di Paola Calvetti l’amore profondo dei musicisti Jacopo e Dasha muove i primi passi fra le note di Brahms. La sorte li ha infatti portati a Parigi per eseguire nella stessa orchestra il Doppio concerto per violino e violoncello: lui ne è il primo violino, lei una giovane violoncellista. Il “Doppio concerto” non dà solo avvio al romanzo ma ne scandisce originalmente la narrazione attraverso i suoi tre movimenti – Allegro, Andante, Vivace non troppo – per poi segnare anche la conclusione dell’opera.
A voci alternate, sono gli stessi Jacopo e Dasha a ripercorrere, in parallelo, il loro amore appassionato e i vissuti delle loro infanzie nelle quali la musica è irrotta, salvifica, a colmare vuoti e mitigare dolori. Jacopo ha vissuto i primi anni di vita all’Istituto degli Innocenti di Firenze per poi essere adottato da una famiglia amorevole: l’inquietudine della ricerca delle sue radici è stata però sempre il suo bagaglio ingombrante.
Dasha, nata in un piccolo paese dell’Albania, ha conosciuto da subito il calore della famiglia, ma presto se ne è dovuta allontanare per poter frequentare il Conservatorio di Tirana. Più avanti, la caduta del regime l’ha costretta a un’improvvisa fuga in Italia, segnando una dolorosa e sempre più profonda frattura con il suo amato “mondo”. Ma i piccoli Jacopo e Dasha, superate la noia e frustrazione del primo misurarsi con quegli strumenti, messi loro fra le braccia e in principio ostili, vedono spalancarsi, grazie alla musica, mondi inattesi di pienezza ed emozioni.
Dasha, sensibile e solitaria, impara, grazie al suo violoncello, a far vuoto dentro di sé, abbandonandosi a uno stato di grazia che le solleva il cuore:
“per me non ci furono più giorni vuoti”
Jacopo, inquieto e assetato di amore, si aggrappa al violino, ne fa il suo “scudo” verso il mondo e l’eterna ansia pare finalmente concedergli tregua…
“come un naufrago che ha trovato una boa galleggiante fra le onde”
Le note di Brahms suggellano il loro incontro. Per Dasha “cominciò con la gentilezza di uno sguardo di Jacopo”. Mentre per lui, quarantacinquenne, segnò l’inizio della perfezione nella sua esistenza. L’autrice Paola Calvetti dà voce efficace al pulsare del sentimento amoroso: dal dialogo serrato del primo concerto insieme, un codice esclusivo fatto di note e sguardi, agli sviluppi degli anni successivi, condivisi fra concerti, viaggi e domeniche pigre. Jacopo vive l’illusione di ripartire da zero e di aver smantellato il paesaggio interiore dell’infanzia; da Dasha apprende la tolleranza e la capacità di catturare la bellezza anche in mezzo al dolore.
Ma la passione amorosa, che tutto pare illuminare e ingentilire, non può travolgere e spazzare via i tormenti di una vita. Di fronte all’inatteso e repentino allontanamento di Dasha, Jacopo si trova infine costretto a riaffrontare gli antichi fantasmi.
Il romanzo è nel complesso gradevole e a tratti, specialmente nell’incerto epilogo, può appassionare. La struttura narrativa a due voci è originale e ben si presta a coinvolgere il lettore nel dialogo fra due anime delicate, in fuga dal dolore e salvate dal sortilegio della musica.