L'Amore è una cosa meravigliosa | Suyin Han L'Amore è una cosa meravigliosa | Suyin Han

L’Amore è una cosa meravigliosa | Suyin Han

Schhh, silenzio, chiudete gli occhi, respirate, e ditemi quale musica vi torna alla mente e nel cuore se vi dicoL’Amore è una cosa meravigliosa”?

Si, proprio quella: un rapido crescendo dell’introduzione con la scalata dei violini che porta all’apertura del tema e ci fa andare indietro nel tempo a cercare note custodite nel nostro cuore. Un vecchio disco che suona una colonna sonora tra le più famose al mondo, scritta da Alfred Newman, suonata da Eddie Calvert e la sua tromba d’oro prima, e cantata da tantissimi poi, da Frank Sinatra a Nat King Cole, passando per tutti quelli che dagli anni ’50 ad oggi, cantanti e direttori d’orchestra,  hanno omaggiato “Love is a many splendored thing”. 

Una colonna sonora, un film che nel 1955 ha riempito di lacrime le sale cinematografiche vincendo tre premi Oscar, due dei quali alla Miglior Colonna Sonora e alla Miglior Canzone, cinque nomination, un Golden Globe nel ’56 come “Miglior film di amicizia internazionale”, e una medaglia d’oro al Photoplay Award.

Pochi sanno però che a guidare questo successo ci fosse un libro, una storia vera, quella di un’autrice euroasiatica che attraverso il suo romanzo d’amore ha narrato la sua vita, raccontando al mondo quanto sia bello “essere amati, ma ancor di più amare”.

Han Suyin era infatti un medico anglo-cinese che compì i propri studi di medicina in Inghilterra per esercitare poi in Cina, vivendo sempre in bilico tra oriente ed occidente, una doppia personalità che le causò non poche difficoltà nella necessità di accettare e farsi accettare dal mondo intorno a sé, e da se stessa in primis.

Sullo sfondo la rivoluzione cinese, un senso di appartenenza alla propria patria, con i suoi riti e le sue tradizioni, sconvolte dai nuovi spiriti reazionari del dopoguerra, alla ricerca di una nuova identità, combattuta tra la Cina rossa e la nuova rieducazione, mentre fuori l’occidente capitalista si veste da salvatore del mondo, e offre riparo e critiche, salvezza e illusione di un mondo migliore.

E al centro la fiorente Hong Kong, porta del nuovo commercio tra est e ovest, l’isola felice, “la roccia lambita dal mare”, luogo dove le mille contraddizioni dell’amore e dell’odio, della ricchezza e della povertà, coesistono, offrendo la scenografia perfetta ad una delle più belle storie d’amore mai vissute. Scenografia in cui si muovono, descritte in maniera minuziosa e attenta in parallelo ai due protagonisti, mille figure, di ogni classe e status sociale, un’intensa tranche de vie con cui la Suyin ci catapulta nella terra di mezzo dei due mondi in cui la storia si svolge.

Suyin è a Hong Kong come medico, in attesa di tornare in Cina con sua figlia Mei, personaggio quasi inesistente, ma la cui presenza è tarata dalla Han in maniera perfetta, a sottolineare con gli occhi di una bambina le evidenze più essenziali dell’amore.

Mark Elliot è un reporter inglese in giro per il mondo, che approda come tanti in quegli anni ad Hong Kong, sponda tra oriente ed occidente, porto sicuro da cui raccontare i moti rivoluzionari dell’ex impero cinese prima, e di quelli coreani poi.

Suyin è vedova, Mark  è sposato, si incontrano per caso: un uomo di passaggio, come lo descriverà lei, in una terra in cui tutti erano di passaggio; un destino già scritto, a cui nulla valse cercare di opporsi, perché quando l’amore arriva, non c’è ragione che possa tenere.

Anche quando sei nella Cina degli ’50, quando lui è uno straniero, per di più sposato, quando tu sei una vedova euroasiatica e la tua parte cinese imporrebbe il  voto di castità, quando gli occhi di tutti sono puntati su di voi, quando offrite i fianchi alle critiche e alle maldicenze diventando “slealmente leali”, quando sei combattuta tra le tue origini e quello che sei, tra le cose in cui credevi, e delle quali ora non sei più sicuro, perché l’unica cosa che sai è che ogni istante della giornata, ogni sguardo al cielo, ogni foglia di un albero, ogni respiro del mondo è rivolto a lei..allora non puoi far altro che amare, e amare, amare.

“Stiamo cominciando a costruire la strada che finirà per unirci. “Lo vuole davvero?. Sento un attimo di esitazione dall’altro capo del filo. “Si, lo voglio davvero” risponde, “perché la tua assenza è ancor più potente della tua presenza”.

E il romanzo allora inizia a raccontare questa storia meravigliosa, per niente smielata però, per niente scontata: racconta delle resistenze stesse dei due amanti, di sensi di colpa infiniti, perché connesse ad una amoralità che una relazione vissuta nelle loro condizioni offre, racconta di dialoghi fitti ed intensi, sulla politica, la storia, l’economia, di scambi di opinioni, di confronti, di scoperta di sè, di consapevolezza, di arricchimento…e non è forse questo l’amore?   

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Oltre le poesie cantate alla luna, oltre i versi recitati dal cuore, oltre le mani che si intrecciano e gli sguardi che si sfiorano, l’amore è tale se ci si arricchisce vicendevolmente, se si cresce, se ci si nutre di felicità, e a quel punto il legame va oltre ogni riconoscimento esterno e canonicità.

Suyin e Mark lo sanno, e combattono per il loro amore, per viverlo.  Lui le propone di sposarlo, lei torna in Cina per chiedere il permesso alla sua famiglia, sognano di farlo, anche quando il mondo sembra esser contro di loro, perché Mark non ottiene il divorzio, perché la nuova Cina imporrebbe a Suyin di rinnegare se stessa e rinnegare il suo amore per essere riaccettata in patria.  

Ai moti rivoluzionari cinesi inoltre si aggiungono quelli coreani, e le cene a casa degli amici diventano sempre meno frequenti, l’ospitalità si fa ostile e la vita anche: la politica passa, ma la miseria, la fame e il dolore durano in eterno. Ed è prima Suyin ad affacciarsi in Cina, per occuparsi della rivoluzionaria sorella, e  per vedere con i propri occhi cosa sta accadendo alla sua patria; poi è la volta di  Mark a dover partire, per continuare a fare il suo lavoro, così come Suyin  vuol fare ciò per cui ha studiato, a costo di dover tornare ad esercitare in Cina da sola.

Due persone quindi che esistono in maniera indipendente e consapevole, che sentono di dover portare a termine ciascuno la propria missione, due voci narranti di un universo intriso di difficoltà, gettato nello sconforto della guerra, nell’incertezza del futuro, di un mondo in cui la povertà e la ricchezza coesistono sfiorandosi, urtandosi ma evitandosi. Eppure “per chi è stregato dall’amore non c’è niente di più prezioso del piacere della persona amataed è per questo che il cuore va altrove, oltre il mare che li separa, oltre la povertà che prende il sopravvento, ed è una ricerca continua l’uno dell’altra, a rubare  tempo al tempo, tra Hong Kong, Macao, la Cina e la Corea, tra aeroporti e stanze d’albergo, traghetti e colline, dove un uomo con lo zaino in spalla e il ciuffo al vento aspetta una donna di razza mista, bella, con neri e lunghissimi capelli.

Mark lascia l’isola alla volta della Corea, e l’autrice passa a lui la penna, lasciando che i suoi giorni vengano raccontati dal reporter innamorato, cui fa scrivere le pagine di un diario che ci parla dei suoi ultimi giorni, nell’incredulità di un’ennesima guerra che a nulla porterà se non alla sua morte.

E ritroviamo una Suyin sospesa, in attesa di una notizia che mai avrebbe voluto apprendere:

“ieri è morto un amico della mamma, che voleva sposare la mia mamma, e anche lei voleva sposare lui, peccato”

Tocca alla piccola Mei, figlia di Suyin , raccontare l’accaduto, la notizia appresa dai giornali, una mattina in cui ormai i bollettini di morte dalla Corea sono all’ordine del giorno.

Suyin a questo punto però resta, rinuncia a tornare in Cina, rinuncia alla sua professione,  pur di fare a Mark l’ultimo regalo richiesto: scrivere un libro su di lui, sulla loro storia. Cosa che non potrebbe fare nella nuova Cina se non sottomettendosi al nuovo regime, e rinnegando il proprio amore “scomodo”.

Scrive così quel libro, che è arrivato sino a noi, e che nessun altro, oltre lei che l’ha vissuto, come accade nella quotidianità dei diari di ogni donna che sia mai stata innamorata, avrebbe potuto raccontare meglio, dicendoci che l’Amore è una cosa meravigliosa!

 

 

Autore: Roberta Liberto

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