Augustus | John Williams
Se le lezioni di storia, nelle scuole, fossero raccontate così come fa John Williams in uno dei suoi più celebri romanzi, Augustus, molto probabilmente avremmo studenti più attenti e concentrati, anziché impegnati a nascondere gli sbadigli al professore col terrore di essere ripresi.
La prima pubblicazione del romanzo è datata 1972 e ora Fazi Editore lo ripropone con una nuova traduzione, firmata da Stefano Tummolini.
Come anticipa lo stesso autore, a parte la cronologia presa direttamente dalla storia ufficiale, molti degli eventi raccontati sono frutto della sua immaginazione. Precisazione che è sempre dovuta in questo tipo di libri, in cui la storicità degli eventi potrebbe indurre a ritenerli realmente accaduti.
Un romanzo storico eccellente sotto ogni punto di vista, un racconto frenetico e dettagliato nel contempo, in cui nulla è lasciato al caso.
Il romanzo di John Williams ha come fulcro uno degli uomini più importanti della storia romana, Augusto (63 a.C – 14 d.C.) protagonista principale del passaggio dalla Repubblica all’Impero.
Il I° secolo a.C. è segnato prima dalla dittatura di Giulio Cesare – zio e padre adottivo di Augusto- e dalle Idi di Marzo sporcate dall’assassinio di Cesare per mano di Bruto e Cassio, dalle guerre civili e infine dai continui complotti da chi non si rassegna a voler restaurare la Repubblica o a usurpare il potere del primo Imperatore di Roma.
Non c’è altro da dire sulla trama.
Come spesso accade per i romanzi storici, gli eventi narrati sono astratti dalla storia ufficiale per essere romanzati dall’autore, che li segna con la propria impronta e il proprio stile, imprimendo alla storia un marchio del tutto personale.
Pur partendo con l’idea che il protagonista sia Augusto, di fronte a un romanzo del genere, il lettore capirà ben presto che, in realtà, il protagonista principale non sarà nessuno dei personaggi citati nel corso dell’intero romanzo.
John Williams, con una minuziosità di dettagli davvero sconvolgente, in questo suo racconto fatto di frammenti, lettere e atti scritti di proprio pugno dai vari personaggi, ci descrive un mondo, quello di Roma, dove chi è immischiato nel gioco politico non ha libero arbitrio quasi su nulla: corruzione, matrimoni combinati, guerre, atti politici e amministrativi, complotti, sono tutti dettati dalla volontà di mantenere l’equilibrio politico e sociale dell’Impero a qualunque costo, oppure a contrastare chi vuole solo arricchirsi.
Con l’espressione “a qualunque costo” si intende l’esigenza di mettere in primo piano tale dovere, tanto che la vita e i sentimenti di ogni singolo personaggio perdono qualunque peso. Sembrerebbero quasi dei particolari insignificanti se paragonati a quello che Augusto pone come una sorta “Bene Supremo” a cui lui sente di essere destinato: lasciare al suo successore una Roma prospera e in pace.
Il vero protagonista, in questo romanzo, è il Potere politico che ogni personaggio ha: conquistato, ereditato per diritto di nascita o per altri motivi, ha pochissima importanza. Chi ha anche un minimo di questo Potere, si troverà a far fronte a dei doveri che richiederanno il sacrificio di se stessi e anche dei propri cari.
Dietro questi giochi di potere c’è una Roma il più delle volte passiva, fatta di cittadini comuni e soldati, che attende con ansia il compiersi del proprio proprio destino: splendere di prosperità e ricchezza oppure soccombere mangiata dal proprio interno o sotto le spade di qualche nemico.
Ogni personaggio ha una propria profondità psicologica, delle caratteristiche umane che lo strappano via da quell’aura di misticismo e perfezione con cui i normali libri di storia, di solito, tendono a impregnare ogni figura storica.
Ci troviamo di fronte a degli uomini che, pur avendo tra le mani la possibilità di determinare il destino di un intero popolo e della propria famiglia, appariranno vittime dei loro stessi obiettivi: un Cicerone che fedele alla Repubblica proverà in maniera ossessiva il modo per restaurarla, un Marco Antonio preda del proprio ego e dei propri sentimenti, Augusto che nonostante la sua riluttanza compirà atti che lo metteranno a dura prova; donne come Livia (Moglie di Augusto) e Giulia (figlia di Augusto) che approfitteranno più volte della loro influenza sull’Imperatore. Personaggi che al di là della loro importanza politica, restano pur sempre degli esseri umani con i propri pregi e i propri difetti, ed è proprio la loro umanità a segnare in maniera pesante sia loro che le sorti di tutto l’Impero.
Durante la lettura, dalla prima fino all’ultima pagina, ogni lettore avrà un solo e unico quesito a cui vorrà trovar una risposta: sono gli uomini che compiono il proprio destino con il Potere acquisito, o è il Potere stesso che determina il destino degli uomini?
Quesito questo che potrebbe portare i lettori ai giorni nostri, e domandarsi se questo tipo di dinamiche, pur frutto della fantasia di John Williams, non siano poi tanto lontane dalla realtà.
Augustus di John Williams, è uno di quei libri che qualunque amante della letteratura deve avere tra le mani; uno dei migliori romanzi storici scritti finora, fatto davvero a regola d’arte e curato in ogni singola sfaccettatura.
Non a caso l’autore, grazie a questo libro, ha vinto nel 1973 il National Book Award, guadagnandosi un posto d’onore nella letteratura contemporanea.