Andrea Santangelo | L’Italia va alla guerra
Il saggio dell’Archeologo Andrea Santangelo, “L’Italia va alla guerra” offre un resoconto molto dettagliato e puntuale sui trascorsi bellici del territorio italiano, per accompagnare il lettore in un percorso conoscitivo dell’Italia.
Santangelo dimostrerà che, pur essendo una Nazione che sulla “Carta” ripudia la guerra, in realtà ha una lunghissima tradizione bellica, dalla preistoria fino ad arrivare alle due Guerre Mondiali.
Il paradosso su cui si poggia l’intera opera è proprio la convinzione che il nostro sia un Paese pacifico; al contrario, le numerose testimonianze storiche, architettoniche e archeologiche, dimostrano l’esatto opposto.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi l’Europa, e quindi anche l’Italia, vive all’interno dei propri confini il proprio sessantennio di pace: nessun conflitto, nessuna guerra, nessuna tensione tra Stati (se si vogliono escludere le questioni puramente politiche o i recenti atti terroristici).
Insomma, un lungo periodo di tranquillità.
Tale intervallo di pace, ha avuto come effetto quello di mettere a dura prova la memoria storica dei cittadini, portandoli a sottovalutare o, nella peggiore delle ipotesi, a mistificare tutto ciò che ruota intorno alla parola “Guerra”.
Per tale ragione, ora come ora, è importante che tutti i cittadini possano usufruire al meglio della memoria storica di ogni nazione, caratterizzata da monumenti, opere architettoniche, documenti storici e archeologici, in grado di raccontare, consentendo all’uomo di non dimenticare.
Con questa premessa, il lavoro di Andrea Santangelo assume una connotazione in parte “didattica” e fortemente sociale.
Inoltre, lo si può classificare come “accademico”, in virtù dell’utilizzo di termini tecnici della sua professione; nonostante ciò il linguaggio da lui utilizzato risulta semplice e lineare.
Da archeologo, l’autore elenca una serie di eventi storici, siti archeologici e architettonici, dove ognuno di noi può scoprire e vedere con i propri occhi come l’Italia nasconda dentro di sé una tradizione bellica che abbraccia quasi tutta la Storia.
Il saggio, diviso in tre parti (Pietra, Ferro, Fuoco), con l’analisi storica e archeologica di ogni monumento e sito riesce a soddisfare ogni tipo di curiosità legata agli armamenti, alle tattiche, alle ragioni che spingono due popoli o intere nazioni verso un conflitto.
A questo si aggiunge un nuovo punto di vista sulle tradizioni locali e e sugli usi e costumi di una società, che spesso devono proprio ai conflitti la loro origine.
Si parla di curiosità perché questo saggio è, sì indirizzato a tutti, , ma per com’è strutturato e per l’argomento trattato, egli può essere apprezzato pienamente solo da chi è veramente appassionato della materia, in modo particolare di battaglie storiche e di archeologia.
È bene precisare, tuttavia, che tale considerazione non intende togliere nulla alla qualità e all’immensa mole di lavoro che Andrea Santangelo ha svolto per dare alla luce L’Italia va alla guerra, come ci testimonia la vasta bibliografia, in grado di abbracciare più periodi storici.
Questo testo, pur cercando, riuscendoci, di essere semplice nell’esposizione dei vari argomenti, anche grazie alla divisione in tre parti, che può rimandare allo stile romanzesco, rimane pur sempre un’opera molto specifica che a tratti appare riconducibile alle riviste o agli atti dei convegni su argomenti storici.
Chi sta elaborando, o ha elaborato, una tesi di laurea, conosce benissimo il carattere quasi ‘istituzionario’ di tale genere di prodotto letterario.
L’ultima parte del libro cambia registro. Pur realizzando una sorta di punto della situazione, sia dell’Italia che degli altri Paesi, sul nuovo modo di fare la guerra, caratterizzato più da operazioni lampo e da attacchi informatici (hacker, virus, propaganda sui social, e simili), si pone come una finestra sul mondo, che invita a riflettere su un concetto semplice ma allo stesso tempo inquietante: la guerra è sempre esistita e continuerà ad esistere; pur cambiando la sua forma e il suo modo di essere praticata, resterà sempre parte di quell’istinto primordiale con cui l’uomo è nato e si è evoluto.
Per l’autore, infatti, è sbagliato circoscrivere la guerra a una semplice battaglia, al numero delle vittime o alle sue conseguenze, dal momento che Guerra e Storia sono due treni che viaggiano su binari paralleli, quasi a voler viaggiare di pari passo.
Il progresso tecnologico e sociale appare così riconducibile alla volontà del genere umano di essere più competitivo e letale sul campo di battaglia.
Un concetto azzardato, forse, ma ben sorretto dalle svariate argomentazioni fornite da Santangelo, capaci di incuriosire anche coloro che, pur non avendo una formazione umanistica, fanno della curiosità e della voglia di sapere e conoscere il loro pane quotidiano.