Terre promesse | Milena Agus
Il romanzo ‘Terre promesse’ di Milena Agus dipana la storia di una famiglia sarda attraverso le vicende di tre generazioni: itinerari verso il ‘Continente’, ritorni e anche solo viaggi interiori sulle tracce di terre promesse, approdi di felicità per le inquietudini dei personaggi.
L’autrice, nata a Genova da genitori sardi e attualmente insegnante di lettere in un liceo di Cagliari, è nota al grande pubblico per ‘Mal di pietre’, romanzo del 2006 edito, al pari di ‘Terre promesse’, da Nottetempo.
In ‘Mal di pietre’ la giovane protagonista patisce la realtà della provincia sarda in cui è nata, sogna ‘altro’, rifiuta le convenzioni e reclama l’amore. Il romanzo è stato oggetto di trasposizione cinematografica nel 2016: nel film, diretto da Nicole Garcia, una struggente Marion Cotillard dà volto e anima alla tormentata esistenza della protagonista, la cui vicenda è calata nella realtà rurale del sud della Francia.
In ‘Terre promesse’ Milena Agus ci offre nuovamente, con sguardo per nulla indulgente, dolori e atmosfere della terra d’origine, resi ancora più vividi dal contrasto con il vivere e le mentalità del ‘Continente’: terra promessa che svela però presto, come ogni realtà vissuta e non solo vagheggiata, il suo volto meno desiderabile.
L’autrice dipinge, con l’efficacia consentita da uno stile essenziale ed incisivo, microcosmi di dolore in cerca di riscatto.
Ben caratterizzati i numerosi personaggi che popolano il romanzo, legati tanto dalla comune ricerca di una terra promessa quanto dalla disillusione a cui sono destinati.
In primo piano le figure di Ester, Raffaele e della loro figlia Felicita, i cui percorsi interiori prendono vita con grande forza, coinvolgendo ed emozionando il lettore.
Ester è, da subito, in fuga: dalla durezza della madre, dal male di vivere del fratello, dalla realtà asfittica in cui è costretta, dai tanti malanni che raccontano il suo malessere. Sulla nave diretta al ‘Continente’ desidera solo andarsene.
“Dimenticare tutto, i vivi, i morti, il paese, la casa. Il peggio della sua vita era passato”
Con la nascita di Felicita, bambina colma di vita e di entusiasmo, la vita di Ester sembra essere “diventata più felice e a volte sentiva di essere arrivata dove aveva sempre desiderato arrivare. A volte.”
Raffaele ha invece imparato, vuoi per naturale attitudine, vuoi per necessità, a non gettare lo sguardo indietro e a carpire il buono che gli si offre: gode degli scorci di mare e del vento dell’amata Genova, trae gioia dalla figlia Felicita, accetta di tornare in Sardegna per il bene di Ester… perché lei, logorata dall’infelicità e tormentata da insonnia ed eritemi, non cessa di inseguire la sua terra promessa.
Felicita cresce stretta fra il dolore della madre e l’aridità della nonna ma confortata dalla presenza buona e fiduciosa del padre: desiderosa di vita e di amore, sogna e appoggia il suo sguardo puro e benevolo su una realtà che benevola spesso non è. Ama da sempre un uomo che non riesce ad amarla: “si è sforzato, si è sforzato ma proprio non ci è riuscito”, racconterà lei stessa.
Cresce con slancio e tenerezza Gregorio, il suo bambino che non sa giocare con gli altri né allacciarsi le scarpe ma vibra di felicità quando suona il suo pianoforte.
Lei, con il suo bagaglio di dolore e le terre promesse mancate, non capitola né perde la sua luce: perché ha capito che “possiamo fermarci dove siamo arrivate e concludere qui il nostro viaggio sfinente”. Riuscendo così magari ad afferrare anche il dono, del tutto insperato, di un amore nuovo.