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Milk and Honey | Rupi Kaur

Milk and Honey Rupi Kaur“Milk and Honey” è il manifesto poetico della giovanissima Rupi Kaur, autrice di origini punjabi e residente in Canada.
Pubblicato il suo libro nel 2014, forse Rupi Kaur non avrebbe mai immaginato di leggerne il titolo tra i bestsellers suggeriti dal New York Times.

Il suo è un particolarissimo esordio poetico legato ad un palcoscenico piuttosto insolito, o forse non così inusuale come ci si ostina a credere: i social network. Perché è lì che Rupi regala al mondo le sue parole, è lì che si rivolge indistintamente a tutti raccontando una storia che parla di sé tanto quanto di milioni di altre donne.
Una voce femminile dolce e dolorosa che ha molto da denunciare, da ammonire e da riscattare in un mondo dai tratti a volte marcatamente maschili. E il luogo più adatto per farlo è proprio quello in cui tutti possono leggere.

“LE NOSTRE SCHIENE
RACCONTANO STORIE
CHE NESSUN
DORSO DI LIBRO
REGGE”

Frasi spezzate, a volte una parola sola circondata da così tanto spazio che sembra quasi temere di essere letta. La cifra stilistica di Rupi è semplice, netta, sospesa nell’evidenza di ciò che sta affermando; in questo senso la lingua inglese certamente aiuta il suo obiettivo. Perché per parlare di sofferenza, violenze e stupri bisogna far indietreggiare ogni forma di razionalità, e spingere in prima linea la voce dilaniata dei sentimenti. A volte può venire a mancare ma trova sempre la forza per continuare a parlare.

La crociata di Rupi, combattuta con la poesia, è una delle più difficili di sempre. È quella contro il silenzio.

“AVEVI TANTA PAURA DELLA MIA VOCE CHE HO DECISO DI AVERNE PAURA ANCH’IO”

La raccolta si compone di quattro sezioni arricchite da immagini che ne amplificano i motivi: “Il ferire”, “L’amare”, “Lo spezzare”, “Il guarire”. Quattro fasi corrispondenti a una crescita personale che l’autrice destruttura in ogni sua sfumatura e dispone in maniera ascendente, alla ricerca di quel miele ricostituente capace di portare una tanto desiderata dolcezza. E ognuna di queste quattro gallerie, in modi differenti, accomuna la maggior parte delle donne; del resto l’immedesimazione, carta vincente, è da sempre prerogativa della poesia.

“NULLA È PIÙ SICURO
DEL SUONO DI TE
CHE MI LEGGI QUALCOSA”

Una particolare attenzione è dedicata al tema della misoginia, a volte confusa dalla critica con un eccentrico femminismo.

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Rupi spesso descrive con pennellate nette una cultura che insegna a prevaricare l’universo femminile.

Padri che ottengono educazione e rispetto impartendo lezioni con un tono alto della voce, uomini cresciuti in un’ottica di saccente superiorità che tradisce un’ignoranza di fondo; in aggiunta, poi, il peso di appartenere a una minoranza etnica che, proprio come nel caso dell’autrice, non fa altro che ribadire quella condizione di minorità in cui già si versa per il solo fatto di essere nate donne.

Rupi spezza il cappio della misoginia, mette nero su bianco le paure che la attanagliano, i fantasmi che l’hanno accompagnata e che non smetteranno di seguirla. Ora, però, è a loro che urla le sue parole di rivincita. Li guarda con una nuova luce negli occhi. Quella di chi ha capito che non si deve trovare una soluzione all’essere donna. Di chi ha compreso che la parola può molto dove la paura consuma. Di chi crede che non ci sia arma più potente della solidarietà tra donne, da intendersi non come scudo comune di difesa ma come abbraccio vitale per avanzare unite con fierezza.

E fare come il miele, conservarsi a lungo nella sua dolcezza, non morire mai, consapevole del tesoro che custodisce nel suo piccolo barattolino.

Una mappa poetica da portare sempre con sé, disegnata da una ragazza coraggiosa che prova a ridefinire i confini abusati delle donne.

Autore: Manila Tortorella

Laureata in Lettere moderne e in Scienze Filosofiche a Padova. Ho da sempre avuto un debole per l'universo delle parole: scriverle, leggerle, ascoltarle. Il linguaggio è il nostro vestito quotidiano, imparare a coglierne le sfumature non è però così scontato.

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