Basil | Wilkie Collins
Pubblicato nel 1852 e riproposto da Fazi Editore ne “Le Strade” la sua storica collana di narrativa letteraria.
Un feroce inganno alle spalle di Basil
Nel giorno del suo ventiquattresimo compleanno, Basil decide di cominciare a scrivere un “diario” e di relegare in quelle pagine il racconto di un incubo, di un fatale errore di valutazione.
Secondogenito di un nobile dal ricco patrimonio e dall’antico lignaggio, il nostro protagonista, noto per indolenza e riservatezza, nutre una sola passione: quella per la Letteratura. Un giorno, durante una delle rare pause che è solito concedersi dalla stesura del suo primo romanzo storico, avviene l’incontro che cambierà la sua vita per sempre.
Su un omnibus, quell’eccentrico catalizzatore della più svariata natura umana, incrocia lo sguardo di Margaret. Un amore feroce lo pervade e lo imbriglia costringendolo a lei come se fosse vittima degli “incantesimi” di un’abile ammaliatrice.
Basil verrà sopraffatto dagli avvenimenti che seguiranno quell’infausto incontro.
La sua cieca ostilità lo porterà a non rendersi conto della fitta rete di inganno e vendetta che gli viene tessuta attorno. Verrà così disconosciuto dal padre che condannerà senza riserve il comportamento del figlio, reo di aver infangato il buon nome della famiglia. Solo l’amata sorella Clara e lo scapestrato fratello Ralph proveranno ad aiutarlo anche quando ormai sembra tutto perduto.
Le chiavi di lettura di un romanzo sorprendente
Wilkie Collins basa tutta la struttura del romanzo su un avvenimento realmente accaduto. Come da egli stesso dichiarato nell’introduzione, non mancano ovviamente tutti quegli elementi e quegli accessori necessari a piegare l’attenzione del lettore alla sua volontà.
In fondo il lavoro del romanziere è proprio quello di svelare la realtà umana attraverso la finzione narrativa.
La forza di questo romanzo non risiede solo nelle indiscusse capacità di Collins come scrittore, ma anche nei numerosi colpi di scena che lo caratterizzano e che costringono a proseguire nella lettura.
Si passa dal romanzo sentimentale a quello poliziesco attraverso gli elementi più caratteristici del genere giallo.
Ma al di là di tutti gli intrighi e delle celate verità che troveranno risoluzione e verranno svelate solo nella lunga lettera del misterioso Mr. Mannion nelle ultime pagine del libro, l’intero racconto pone nel rapporto padre-figlio la sua vera chiave di lettura.
Basil ingenuo gentiluomo che stipula un contratto insulso per assecondare gli impulsi di un amore infantile e il padre legato indissolubilmente al proprio orgoglio sociale.
La bieca perseveranza delle proprie convinzioni porterà all’inevitabile scontro e alla rottura definitiva.
Così conclude Basil: “…credo che a modo suo ci amasse tutti, ma noi, suoi discendenti, dovevamo dividere il suo cuore con i suoi antenati, eravamo beni di famiglia oltre che i suoi figli.”
“Basil” è un romanzo schietto, ricchissimo (forse troppo) delle più intime descrizioni di sentimenti ed emozioni che caratterizzano ogni personaggio. La lettura scorre veloce in mancanza di orpelli stilistici che in questo caso ne avrebbero solo reso più pesante la struttura.
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato e che a me personalmente ha ricordato le atmosfere di quello splendido Dostoevskij di “Delitto e Castigo”.
“Per quanto riguarda mio padre, il mio viaggio in campagna non migliorò la situazione. Sarei potuto ritornare a Londra il giorno dopo il mio arrivo senza che la sua opinione su di me mutasse, ma rimasi ugualmente, per amore di Clara.
Nonostante il piacere della compagnia di mia sorella, la mia visita fu dolorosa. L’egoistico desiderio di ritornare da Margaret, che non riuscivo a reprimere del tutto, la freddezza di mio padre, la pioggia e il buio invernale che ci confinavano quasi sempre in casa, tutto in qualche modo mi impediva di essere a mio agio in quella dimora. Oltre a questi motivi di disagio si aggiungeva la mortificazione di sentirmi, per la prima volta, un estraneo in casa mia”.