Haruki Murakami | Underground
Un talentuoso scrittore di romanzi come Haruki Murakami che si cimenta in una vera e propria inchiesta giornalistica, può solo stupire: insieme alla raccolta di informazioni riesce a trasmettere anche i sentimenti e le sensazioni dei suoi protagonisti.
Questo è Undeground, un libro che ci fa vedere un Murakami diverso, che non si limita a raccontare storie, ma mira a indagare per proprio conto su un evento che ha segnato in maniera indelebile il suo paese di origine, il Giappone, cercando di andare oltre al semplice racconto dei fatti tipico dei libri scritti da giornalisti, abituati a un linguaggio professionale tipico della loro ruolo.
Murakami, essendo uno scrittore, dimostra sin da subito una forte sensibilità verso il proprio lavoro: non avendo alcun limite deontologico e professionale imposto dalla professione giornalistica, riesce a dare a tutto il libro una profondità unica, coinvolgente e a tratti drammatica.
Gli eventi
L’evento messo sotto la lente di ingrandimento da Murakami è l’attentato avvenuto nella Metropolitana di Tokyo il 20 Marzo del 1995, ad opera di 5 terroristi che hanno bucato delle sacche contenente gas nervino di tipo Sarin in forma liquida all’interno di alcune carrozze, provocando 12 morti e circa 6.000 intossicati, alcuni anche gravi, che ancora soffrono dei postumi all’esposizione di questo agente tossico.
Le indagini portarono quasi subito a un riscontro: l’attentato di matrice religiosa vedeva come mandante Chizuo Matsumoto, conosciuto come Asahara Shoko, guru e capo della setta religiosa di Aum Shirinkyo, promotrice di una forma di Buddismo estremo, con pratiche esoteriche basate su prove che prevedono anche la violenza fisica [nel libro viene spesso citato il Tantra Vajrayāna, ma lascio agli esperti del settore le loro considerazioni a riguardo ndr] in previsione della fine del mondo secondo le profezie di Nostradamus. Secondo Asahara, questo tipo di Buddismo è quello più indicato per raggiungere la “salvezza” in tempi brevi.
I complici di tale attentato furono condannati all’ergastolo, mentre gli esecutori, compreso Asahara, furono condannati a morte.
L’inchiesta
Il libro è diviso in due parti che corrispondono alle due fasi della stesura del racconto-inchiesta: la prima ambientata nel 1996, che vede Murakami intervistare le vittime dell’attentato; la seconda, ambientata nel 1997, dove invece i protagonisti sono i membri del culto Aum, sia chi ne fa ancora parte e sia chi, vedendo il lato violento ed estremo del culto, ha deciso di dissociarsi.
Murakami, come lui stesso dice a più riprese, nelle sue interviste si avvale di un semplice registratore vocale, fa pochissime domande, e in Underground non fa altro che trascrivere ciò che i suoi intervistati hanno dichiarato. La caratteristica peculiare di queste interviste è che l’autore non dà alcun tipo di parametro, anzi, dà piena libertà ai suoi interlocutori, fornendo loro anche l’opportunità di utilizzare nomi falsi per ovvi motivi di privacy. Dopo l’attentato potevano, infatti, essere soggetti a ritorsioni e critiche da parte della setta, dai loro datori di lavoro o dai giornalisti che non hanno avuto lo stesso privilegio di Murakami.
Il pensiero di Murakami
Il motivo per cui Murakami intraprende questo tipo di avventura letteraria sta tutto sulla superficialità con cui i mezzi di informazione, a suo dire, hanno trattato la vicenda.
Egli, infatti, definisce il metodo giornalistico utilizzato dai media “il carrozzone del bene e del male”, con la tendenza a porre i protagonisti della vicenda su due piedistalli ben definiti: da un lato le vittime, gli innocenti che hanno subito e sofferto, dall’altro i colpevoli, carnefici che meritano di essere condannati al massimo della pena. Una visione questa che, secondo Murakami, si limita solo cavalcare l’onda dell’indignazione e dello sconcerto, per poi accantonare tutto a conclusione del processo giudiziario.
Murakami, invece, vuole andare oltre a questa visione asettica e senza sfumature, decidendo di indagare in profondità nella mente dei protagonisti, sia vittime che carnefici, con lo scopo di capire come il suo popolo, il Giappone, abbia reagito a tale evento e cosa pensino i suoi abitanti.
Per voce dei protagonisti, viene fuori un Giappone che all’epoca dei fatti viveva in una forte crisi di identità, con una visione del futuro abbastanza pessimistica; molti si sentono abbandonati a se stessi, complice anche il fatto che la Nazione stava entrando in un periodo di crisi economica.
Per tale ragione, i suoi abitanti, cercavano un mezzo in cui ritrovare la propria dimensione psicologica e spirituale, una nuova speranza per il futuro, ed è qui che movimenti politici e religiosi trovano terreno fertile su cui piantare i propri semi nella mente delle persone. La setta Aum, in quel periodo, veniva vista come un movimento religioso fanatico, quindi qualunque abitante nel Giappone, appena si imbatteva in un membro, aveva sentimenti di repulsione; alcuni di loro invece si sono lasciati affascinare dalla loro dottrina, trovando anche molte risposte ai loro disagi personali.
Il lavoro di Murakami, in questa sua voglia di scoprire ogni singolo dettaglio della vicenda dal lato dei protagonisti, è semplicemente straordinario, eccellente, un metodo che dovrebbe essere da esempio a chiunque si definisca giornalista, nonostante tale professione imponga l’imparzialità.
Murakami non risulterà imparziale, più volte esprimerà il proprio pensiero e la propria opinione, ma il suo obiettivo non è quello di dare il proprio giudizio, ma di porgere al lettore, sul piatto della bilancia, il racconto e il pensiero di vittime e colpevoli, in modo che egli possa trarre le proprie conclusioni.
Interessante, infine, notare come questo libro, la cui prima stesura risale al finire degli Anni 90, possa trovare molti spunti di riflessione e confronto anche in tempi recenti, alla luce degli ultimi avvenimenti sulla lotta al terrorismo che ormai campeggia quotidianamente su tutti i mezzi di informazione.
Nell’era in cui le notizie, grazie a internet, corrono molto veloci e sono facilmente accessibili, così come sono accessibili le notizie false che hanno come unico scopo attirare like sui social o ad alimentare rabbia e frustrazione all’interno dell’opinione pubblica lasciando poco spazio al confronto, Underground di Murakami Haruki rappresenta una perla preziosa immersa in un mare di sabbia.