Soliloquio di un folle | Egidio Capodiferro
Il Signor Ermenegildo Sette, ricoverato in una clinica di cura per malattie mentali, trascorre buona parte delle sue giornate parlando a se stesso. Limitato solo dai sonniferi propinatigli dall’infermiera, la voce di Ermenegildo risuona nella stanza isolata, raccontando eventi accaduti molto tempo prima, nella sua vita di persona normale in pieno possesso delle facoltà mentali. Ecco allora quel luogo vuoto popolarsi di persone e personaggi della sua memoria: le fidanzate, da Clementina a Sofia la straniera, passando per Vanessa, e Lavanda (chiamata Petite); la vicina di casa Elena, la zia Serafina, lo zio Mario. In un resoconto esilarante e arguto, Ermenegildo rivive gli incontri speciali e bizzarri del suo passato con Stambecca, Teiera, il vecchio fumatore incallito Caminetto, figure in bilico sul precipizio dell’incredibile eppure così realistiche da sembrare far parte della cerchia di conoscenze di ognuno di noi. Nel suo monologo Ermenegildo racconterà al lettore il tragico incidente del cugino Dario, grazie al quale conoscerà l’infermiera Fernanda, chiamata affettuosamente Vampira, destinata a diventare sua moglie.
Soliloquio di un folle è un romanzo in cui amore, lavoro e follia si intrecciano in una riuscitissima commedia umana narrata in prima persona.
“Non so se vi sia differenza tra fascino e bellezza, se il primo includa la seconda, o se questa porti con sé il fascino. Fatto sta che la bellezza crea meraviglia, il fascino genera magia. Io mi nutro di magia, è il sangue che mi scorre nelle vene.”
L’autore
Egidio Capodiferro vive in Basilicata dove lavora come insegnante.
Poeta e drammaturgo, scrive da quando aveva vent’anni ed è approdato al romanzo dopo la pubblicazione di una silloge di poesie e prose poetiche intitolata Acquarelli, dei testi teatrali Fedra – Ocna, e della raccolta di racconti Il figlio della fortuna pubblicata per Italic Pequod. Dalla passione per i testi teatrali nasce Soliloquio di un pazzo, scritto alternando lunghe pause a frenetiche sessioni di scrittura a mano, in cui Ermenegildo Sette, alter ego dell’autore, maneggia e modifica eventi e personaggi reali, donando loro una nuova poetica.
Al momento Capodiferro ha all’attivo molti progetti, tra cui una riduzione teatrale in versi sulla storia biblica di Giuseppe e un romanzo di formazione, ma non rinuncia alla poesia.
Lo stile
Soliloquio di un folle è un romanzo in cui tocchi umoristici e tragici si avvicendano, ricalcando il genere teatrale del monologo. La vicenda infatti, ci viene presentata filtrata dalla bocca del protagonista, Ermenegildo Sette, in preda alla logorrea in una vuota e solitaria stanza di ospedale.
La prosa di Capodiferro si rivela scorrevole ed equilibrata nell’alternare parti descrittive a dialoghi, in un flusso di coscienza che scorre senza l’interruzione di capitoli, permettendo al protagonista di esprimersi senza freni.
Soliloquio di un folle è un romanzo dal protagonista ambiguo nella sua follia: sarà il lettore ad interrogarsi sulla sua effettiva mancanza di senno, mentre la narrazione di Ermenegildo prosegue senza permettere di cogliere cenni di malattia o insensatezza. Con il gusto per la profondità psicologica di Dostoevskij e l’amore per la prosa stupefacente di Melville, Egidio Capodiferro esordisce come romanziere cogliendo a piene mani dalla tradizione letteraria dei folli e dei sognatori, presentando al pubblico un libro che miscela arguzia, ironia e umorismo, pur non disdegnando incursioni nella cruda realtà, fatta di sconfitte e delusioni.
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