Il Signore dei lupi | Alexandre Dumas
Tra i personaggi che la Letteratura ha introdotto all’interno della nostra cultura, creando intorno a sé una nicchia di fan e appassionati, sicuramente creature come il Vampiro e il Licantropo sono tra quelle che più continuano a lasciare un segno nell’immaginario collettivo.
Creature di natura demoniaca ma pur sempre uomini.
Il Vampiro e il Licantropo, nonostante il loro lato oscuro, restano pure sempre uomini, anche se si tratta di uomini che hanno perso la fiducia in sentimenti e valori positivi come l’amore, la fratellanza, la giustizia e che decidono di vendicarsi del loro stesso destino facendosi soggiogare da un potere oscuro, seppur a un carissimo prezzo da pagare.
Così come Bram Stoker – John Polidori prima di lui – ha avuto il merito di rendere il Vampiro un vero proprio mito all’interno della nostra cultura, lo stesso discorso non si può fare per il Licantropo che, nella maggior parte dei casi, è solo una figura gregaria al Vampiro, sia esso alleato o antagonista.
La pubblicazione, molto tarda, del “Il Signore dei lupi” di Alexandre Dumas (non quello del Conte di Montecristo, ma suo figlio omonimo ), forse rappresenta il motivo principale per cui il Licantropo, nonostante abbia una genesi e un mito a sé, non abbia comunque avuto lo stesso successo del Vampiro.
Stiamo parlando di un romanzo che risale alla metà dell’800, quindi più vecchio del Dracula di Bram Stoker.
La storia viene introdotta da Dumas stesso che, all’età di 17 anni viene invitato a partecipare a una battuta di caccia ai lupi da un suo servitore, tal Mocquet. Durante la battuta, Dumas spara con il proprio fucile a un lupo nero che però fugge all’interno della foresta, riservando una bizzarra sorpresa: nonostante sia stato colpito, il lupo non ha subito alcun tipo di ferita; anzi, la pallottola utilizzata risulta addirittura ammaccata.
Mocquet, dunque, sospetta che il giovane Dumas abbia sparato al Signore dei Lupi, a un Licantropo, di nome Thibault. Dumas, affascinato ma al contempo terrorizzato, chiede al suo servitore di raccontargli la storia di questo Licantropo. Qui inizia il romanzo vero e proprio.
Thibault è un povero zoccolaio che abita in una bicocca a ridosso di una foresta, che funge da confine a diversi villaggi diroccati nel cuore della Francia. Un giorno si ritrova, suo malgrado, ad aver a che fare con il Barone Jean De Vez, famoso Signorotto di provincia e abile cacciatore che, durante una battuta di caccia a un daino, schernisce lo zoccolaio e lo punisce perché egli, trascinato dall’invidia verso quelli più fortunati di lui, tenta di soffiargli il daino cacciandolo senza averne né il titolo né l’autorizzazione.
Da questo incontro con il Barone, che diventerà di fatto il suo più acerrimo nemico un po’ come lo fu Abraham Van Helsing per Dracula, inizia una parabola discendente verso le Tenebre di Thibault che, sedotto e ingannato da un lupo nero demoniaco, stringe un patto con gli Inferi: ad ogni desiderio espresso, dovrà cedere una parte del suo corpo iniziando dai capelli, con un prezzo sempre maggiore da pagare, desiderio dopo desiderio.
Egli, quindi, scopre di avere tra le mani il potere di determinare la vita o la morte di chi lo circonda, oltre che la possibilità di avere al proprio servizio tutti i lupi della foresta che utilizzerà per i propri scopi.
In questo racconto Thibault rappresenta l’uomo che, letteralmente, non accetterà mai se stesso. La sua vita, seppur umile e dignitosa, è caratterizzata dall’invidia e dal rancore che egli prova per chi, sin dalla nascita, ha avuto la fortuna di vivere in un castello o in un ricco casolare, ritrovandosi a disporre di soldi, donne, potere e anche del buon cibo. Forte del suo potere demoniaco, cercherà di impossessarsi di quello che, a suo dire, gli spetta di diritto, senza però prendere coscienza di quanto male lasci alle sue spalle e nonostante i cambiamenti fisici del suo corpo.
Trascinato dal suo stesso odio e da quello dei suoi compaesani, si ritroverà solo e braccato da tutti i villaggi della zona, lasciandolo in una posizione che gli crea solo una iniziale soddisfazione, fino a quando anche il suo più grande amore, Angeletta, gli volterà le spalle perché spaventata.
Ma il prezzo da pagare sarà sempre più alto…perché è proprio vero che “chi semina vento raccoglie tempesta”.
Con uno stile molto semplice e con pochi giri di parole, “Il Signore dei lupi” arricchisce le informazioni sulle origini del Licantropo.
Con il suo Thibault, Alexandre Dumas pare voler avvertire il lettore, ammonendolo di non lasciarsi soggiogare dai propri sentimenti negativi, anche quando il mondo intorno sembra odiarlo.
Thibault è un uomo che fa della sua superbia e della sua arroganza un motivo valido per raggirare gli ostacoli e vendicarsi di chiunque l’abbia danneggiato; il suo atteggiamento, però, lo condurrà a provare odio persino per se stesso, facendogli perdere il contatto con la realtà e con tutto ciò che davvero conta, senza più possibilità di ritorno.
“Il Signore dei Lupi” uscito dalla penna di Alexandre Dumas, probabilmente non regge il confronto con l’eccellente lavoro di caratterizzazione realizzato da Bram Stoker con il suo Dracula, ma merita sicuramente un posto d’onore nella Letteratura horror.