Il complesso di Mandela | Lewis Nkosi
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato quello dell’autore sudafricano contemporaneo: Il complesso di Mandela.
Nelle assolate pendici dei monti Ukhahlan, presso il villaggio di Natal in Sudafrica, i giovane zulu Dumisa Gumede è uno dei più brillanti studenti della scuola missionaria di Mondi, al punto da conoscere a memoria i versi di Keats, anche grazie ai coinvolgenti insegnamenti di padre Edmund Ross.
Negli anni ’50 la piccola realtà di Natal era intrisa di usanze diverse: da una parte la morigeratezza di impostazione cattolica, dovuta alla presenza di missionari come Padre Ross e ferventi presenze religiose come la madre di Dumisa, dall’altra il folklore zulu, caratterizzato da esuberanti ritualità.
Una domenica mattina, dopo il catechismo, il giovane zulu apprende dal cugino più grande, i segreti dell’autoerotismo che avvicinano il ragazzo verso uno stadio di maturazione e desiderio, che lo lasciano combattuto tra gli insegnamenti di Padre Ross e la visione zulu della vita.
Ciò che per la religione risultava proibito, infatti, era virilmente concesso secondo l’ottica zulu.
Da quel momento Dumisa attenderà febbrilmente la cerimonia dell’ukuthomba: rituale che sottolinea l’ingresso nell’età adulta, per il raggiungimento della maturità sessuale.
In base a usanze non scritte, al suo risveglio il neo-adulto deve nascondere il bestiame ai propri familiari e lasciare che siano loro stessi a ritrovarlo.
A dimostrazione del carattere virile e sui generis, Dumisa sceglie di nascondere i capi nella fattoria di un bianco, ben consapevole che nessuno avrebbe mai cercato il bestiame in un posto così proibito…Tant’è che mai i suoi genitori avrebbero ritrovato gli animali, se infine non si fosse arreso egli stesso e avesse confessato la bravata. Se da un lato, tale prodezza, attira il livore della propria famiglia, dall’altro la stessa lo trasforma in una sorta di piccolo eroe locale, tanto da essere portato al villaggio in spalla come fosse Mandela.
Dumisa ha solo quattordici anni quando per la prima volta vede sulle colonne del giornale locale i-Qiniso le foto del famoso avvocato Nelson Mandela che combatteva per i diritti dei neri: la Primula Nera stava a poco a poco intaccando la spensieratezza del ragazzo. La sconfinata ammirazione per Nelson Mandela lo porterà, in seguito, a fondare il Mandela Football Club e a seguire i discorsi in difesa dei neri, fino a Pietermaritzburg.
La passione per le donne e quella per Mandela sembrano andare al passo di Durban, sempre più sempre più ammirato dalle ragazze, tanto da ereditare il soprannome Toro di Mondi: non c’è donna che possa sfuggire al suo fascino! Ma ogni regola, si sa, ha la sua eccezione e, in questo caso, l’eccezione si chiama Nobuhle, l’unica donna che Durban non riesca a conquistare.
Non solo Edipo ha i suoi complessi…
Nonostante gli implacabili assalti, Nobuhle continua a rifiutare per molte stagioni il ragazzo, fino a che, docilmente finirà per cedere al suo corteggiamento. Purtroppo, però, i tempi non sembrano più essere quelli giusti…è il periodo in cui ai cittadini “non bianchi” viene imposto di munirsi di dompass, passaporti interni, per identificare in maniera vergognosa chi bianco non è.
Mandela viene arrestato e, come contraccolpo, Dumisa non riusce più a sedurre, né tantomeno a possedere la donna dei suoi desideri Nobuhle, portando il giovane zulu in uno stato di depressione, che lo accompagnerà fino all’età di quarantesei anni, con la liberazione di Nelson Mandela.
Quando la storia è raccontata con ironia
Il complesso di Mandela è un’accorata e sincera testimonianza del durissimo regime di apartheid.
Sebbene nella Repubblica sudafricana i bianchi fossero in minoranza (cinque milioni di bianchi contro venti milioni di neri), forti del predominio boero prima e di quello britannico dopo, riuscirono a rivendicare violentemente un’identità nazionale.
Sfruttamento di giacimenti d’oro e di diamanti e governi conservatori favorirono uno spregiudicato predominio dei bianchi sui neri, i quali vennero allontanati dalla politica. Solo nel 1989, sotto la pressione di un’enorme mobilitazione internazionale e in seguito all’apertura graduale alle riforme del presidente Frederick De Klerk, Nelson Mandela venne liberato.
Nel romanzo coesistono più piani narrativi: la storia tra Dumisa e Nobuhle, si intreccia con lo scontro generazionale tra il veemente discepolo sostenitore di Mandela e il misurato padre, che teme per le sorti del figlio. A far da contraltare anche lo scontro culturale secondo cui la madre di Dumisa è una fervente cattolica, mentre Padre Ross pur nella critica, rispetta le tradizioni zulu.
Inoltre il piano dello sfondo storico, intessuto di dialoghi impulsivi, appena accennato nella realtà zulu da cui proviene Dumisa, il vorace tombeur de femmes privato al momento meno opportuno della sua virilità.