Farfalle di Zara | Domenico Del Monaco
Trama
“Farfalle di Zara” è il secondo romanzo di Domenico Del Monaco che ci riporta al cospetto del grande Libro della Storia italiana.
Tra le pagine dolorose che raramente si ha il piacere di rievocare, ma che si ha il dovere di ricordare, certamente quelle del dramma istriano-dalmata meritano uno spazio speciale.
In seguito all’annessione delle terre di Zara, Istria e Venezia Giulia alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, molta della popolazione italiana residente fu costretta ad abbandonare le proprie città d’origine. Con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 la cessione allo Stato straniero era ormai ufficializzata.
Il romanzo di Domenico Del Monaco cerca di raccontare i sentimenti di quelle famiglie che, con amarezza, dovettero accettare la propria condizione di esuli, per riprogettare il proprio futuro, lontano da quei luoghi che per generazioni avevano considerato “casa”.
Attraverso gli occhi velati dalla delusione di Marco e Lucia, “Farfalle di Zara” riesce a farci percepire la sofferenza dell’espatrio. Perché Marco e Lucia sono fratelli, ma soprattutto sono due bambini, primi a sentire il dolore dello sradicamento.
La loro testimonianza rimbalza dalle note felici dell’infanzia trascorsa a Zara, subito prima della seconda guerra mondiale, al campionario doloroso delle violenze patite durante il conflitto.
Ormai Lucia è adulta e, dopo la morte di Marco, avvenuta all’età di settantanni, decide di rispolverare quelle sofferenze sepolte tra le pagine ingiallite del diario che da bambina era solita scrivere. Ed ecco prendere vita i fantocci delle angosce passate, delle aspirazioni e dei sogni custoditi, dei progetti di vita sfumati ma anche di quei ricordi felici che come tulipani rossi spuntano a sorpresa nel campo degli orrori della guerra.
Così l’abbandono di Pola e il viaggio infelice alla volta del nuovo punto di partenza: Udine. E ancora una volta la potenza salvifica dell’amore, unico vero antidoto alla terribile sensazione di smarrimento indotta dall’odio. Il profondo legame tra i due fratelli e tra Marco, divenuto padre, e la figlia Marta sarà l’ancora di salvataggio nel mare burrascoso di un’infausta memoria.
Tra lacrime nostalgiche e il grande segreto di Marco, la più bella delle speranze: dopo la morte tornare a volare liberi come le farfalle nel cielo azzurro di Zara.
L’autore
Di Domenico Del Monaco abbiamo parlato in occasione del suo precedente romanzo “Sotto il sole di gennaio” e della sua passione per la lettura, la scrittura e la storia.
Dopo il suo primo romanzo ha assecondato la sua grande passione per la storia: “Farfalle di Zara” nasce proprio dal tentativo di rispolverare una triste pagina italiana troppo spesso dimenticata, restituendo restituendo all’immagine degli esuli la verità di una storia negata
Dalla testimonianza di un amico, esule fiumano, scaturisce la storia appassionante di Marco e Lucia, delle loro vite profondamente intrecciate nel tempo, sopravvissute all’odio di un conflitto impietoso.
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Lo stile
Un romanzo storico richiede pazienza e poliedricità: sulla solida impalcatura di fatti realmente accaduti si staglia, solitamente, il potere creativo di una trama immaginaria (o quasi) che ne enfatizza la portata e arricchisce l’umanità dei personaggi.
Domenico Del Monaco adotta proprio questa tecnica: il racconto rivissuto attraverso gli occhi di Lucia e Marco si lascia cullare da una scrittura composta, disciplinata e mai sopra le righe. Parole semplici ed evocative, lontane da stravaganze retoriche che offuscherebbero il peso di una storia che è la vera protagonista del libro.
Del resto la vicenda è filtrata dallo sguardo curioso di due bambini: è interessante notare quale connotazione assuma ad occhi così ingenui l’eterno conflitto amore/odio, con le inevitabili conseguenze legate alla guerra, alla violenza e al disorientamento dell’espatrio.
In un contesto del genere è difficile lottare per le proprie aspirazioni, proteggerle dalle mine di un razzismo imperante: sulla scia di Umberto Saba, come accennato sul frontespizio, l’accento si pone proprio sul nostalgico rimpianto di quei sogni, uniche armi ammissibili per dirimere le controversie tra i popoli.
Si fa forte l’eco di quel partecipato “I have a dream” pronunciato da Martin Luther King non molti anni dopo: Lucia e Marco, lontani dalla loro terra natia, hanno sfidato ogni barriera geografica e culturale vivendo nel sogno di poter tornare a volare, un giorno, nel blu terso dei loro cieli.
Una testimonianza che si completa con una trama misteriosa che alla dolcezza del diario d’infanzia di Lucia accosta un segreto legato alla paternità di Marco e a sua figlia Marta.
Un romanzo storico che non si ferma all’epoca che racconta, la seconda guerra mondiale, bensì si estende nel tempo con quel sorriso di riscatto che solo chi sa di aver comunque vinto possiede.
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