Ancora Mo Yan: il paese dell’alcol
Rieccoci dopo quasi un mese ad occuparci nuovamente di Mo Yan, Nobel per la letteratura del 2012. Nato in Cina nel 1955, nella provincia dello Shandong, durante la rivoluzione culturale svolge alcuni lavori manuali e successivamente si arruola nell’Esercito di Liberazione Popolare per divenire, infine, insegnante nell’Accademia Culturale dell’esercito stesso.
Ne “Le canzoni dell’aglio”, apparso in Cina nel 1988, abbiamo conosciuto la dura vita dei contadini, questa volta invece lasciamo la cieca pianificazione agricola di Tiantang, per tuffarci nel “realismo allucinato” della via degli Asini: un vicolo buio da cui si sollevano una fredda nebbia e il miasma degli asini macellati. Apparentemente disabitato, in realtà ospita taverne in cui si serve carne del suddetto animale e nelle cui cucine lavorano operosi cuochi nani.
Un’indagine surreale su un crimine indicibile
L’ispettore quarantottenne della Procura Suprema Ding Gou’er sta indagando su un traffico di neonati: nei ristoranti di lusso sembrerebbe esserci una continua richiesta di carne di feto, uomini senza scrupoli e famiglie disperate sono disposti a sacrificare i propri figli per 2000 yuan. Ad accompagnare l’ispettore a uno dei banchetti incriminati, presso la miniera di carbone di Jiungo, è un’avvenente camionista. Lì lo attendono il direttore, un segretario di partito e Jin Gangazuan: l’ispettore spiega il motivo della sua visita e viene condotto attraverso cunicoli sotterranei in una stanza da pranzo sapientemente arredata e imbandita: la portata principale è il cosiddetto “bambino dono dell’unicorno”. Sul vassoio Ding Gou’er vede un bimbo seduto a gambe incrociate, unto, decorato con ghirlande e ravanelli intagliati a forma di fiore. Indignato, ma allo stesso traviato dall’effetto dell’alcol somministratogli, non comprende se si tratti di un cadavere o di ingredienti assemblati con maestria.
Un ricatto in cambio del silenzio
Una volta risvegliatosi e scoprendosi derubato di orologio, denaro e distintivo si mette sulle tracce della sua seducente accompagnatrice. Raggiunta la dimora di lei, si abbandonano a quanto fino a quel momento era stato rimandato, ma i due vengono sorpresi dagli scatti fotografici di Jin Gangazuan, che si scopre essere il marito della donna. Con le foto compromettenti l’uomo vuole ostacolare l’indagine dell’ispettore, minacciandolo di denunciare la sua condotta disdicevole ai dirigenti di partito. Appena Gangazuan si allontana Ding Gou’er vuole riprendere l’indagine, alla quale vuole partecipare a tutti i costi anche la donna, la quale confessa di essere stata costretta ad abortire più volte per sfamare l’appetito del marito, di alti dirigenti e clienti stranieri. Percorsa la via degli Asini, raggiugono la Taverna Yichi dove la donna chiede di essere annunciata dal personale come “la numero 9”; Ding Gou’er non avrebbe mai voluto ascoltare la spiegazione di questo nomignolo: è stata l’amante del nano Yu Yichi, proprietario del locale. L’ispettore, accecato dal dolore, non esita ad andarsene. Dopo aver incontrato un crudele veterano nonché guardiano del cimitero, lo raggiunge alla sua guardiola; lì dopo essersi ubriacato cade addormentato e, al risveglio, inghiotte un misto di peperoncino e aglio, impugna la sua pistola 69 e torna alla Taverna Yichi dove, offuscato dalla gelosia, punta la pistola contro la camionista e il proprietario della taverna, bramoso sulle ginocchia di lei e…
Lo sdoppiamento autore-personaggio: la dimensione meta-narrativa che arricchisce il romanzo
Come ne “Le canzoni dell’aglio” la narrazione intrecciava la storia d’amore tra Jinju e Gao Ma, l’incarcerazione di Gao Yang e le canzoni del vecchio cieco, così ne “Il paese dell’alcol” l’indagine dell’ispettore viene cadenzata dalla corrispondenza tra lo scrittore dilettante Li Yidou, dottorando all’Università della distillazione di Jiuguo e l’autore Mo Yan, nei panni del Maestro Mo Yan, che diventa al tempo stesso personaggio e autore. Le lettere contengono racconti che lo scrittore dilettante invia al Maestro, sperando che vengano pubblicati su Letteratura nazionale. La figura di Li Yidou, introduce la dimensione metanarrativa in cui il Maestro Mo Yan viene invitato a Jiuguo al Festival del Liquore di scimmia: durante il viaggio in treno per raggiungere la cittadina, Mo Yan-autore descrive Mo Yan-personaggio. Lo sdoppiamento dell’autore in attore, che ricorda il cammino dantesco, poiché Dante è sia narratore del cammino sia protagonista, trova un ulteriore completamento nel commento che Mo Yan invia al giovane Li Yidou dopo aver letto un suo racconto:
“Quanto alla tua opera “L’eroe Yichi”, non oso davvero farti i complimenti. Tu lo definisci un racconto realista, ma a me sembra piuttosto un’accozzaglia di frattaglie come quelle d’asino che servono alla Taverna Yichi. Ci sono dentro lettere indirizzate a me, brani tratti dalle Cronache degli strani fatti di Jiuguo, divagazioni dello stesso Yu Yichi. (…) Qualche anno fa mi criticavano perché non avevo il senso della misura, ma tu sei ben più smisurato di me(…)”
Più che una critica nei confronti del giovane, sembrerebbe essere un’ammissione, una difesa al proprio stile e una conferma dello straniamento che il lettore prova in un’opera così tortuosa. Complessità del contenuto, dei molteplici piani di scrittura e sensuali tabù confluiscono in uno stile realistico, essenziale e corposo al tempo stesso.