A colloquio con Kristine Ulberga…
E dopo un’accurata “cornice del racconto” è ora d’iniziare a conoscere alcune delle voci più rappresentative, che si stanno avvicendando nel corso di questa Residency.
La prima a presentarsi è Kristine Ulberga, giovane e talentuosa scrittrice lèttone; e lo fa nel modo più informale ed al contempo autentico possibile: armeggiando tra i fornelli!
Una piacevole chiacchierata
Mentre si affettano verdure e si mescolano zuppe, il racconto stesso si riveste di tutti quegli aromi, vapori e profumi tipici della sua cucina, restituendone un affresco più vivido.
Alla prima domanda su come abbia cominciato a scrivere, lei sorride teneramente, assaggiando una pietanza in cottura. “Ho iniziato quasi per caso – afferma, frugando con lo sguardo nei ricordi del passato – per spronare il figlio del mio compagno di allora; lui odiava la scuola e si rifiutava categoricamente di leggere. Allora abbiamo fatto una sorta di scommessa: se io avessi scritto un libro per lui, si sarebbe cimentato”.
E così, un po’ per gioco, un po’ per affetto si è messa all’opera, scrivendo un libro per ragazzi, in cui quel giovane potesse riconoscersi; ed a quanto pare la cosa ha avuto un potere terapeutico per entrambi: lui si è dato una mossa, mentre Kristine ha partecipato ad un contest per autori emergenti arrivando al secondo posto ed ottenendo la sua prima pubblicazione.
Da lì, il passo per il secondo e il terzo libro è stato breve; con esso l’inserimento dei testi all’interno dei programmi scolastici ed addirittura l’acquisto dei diritti per un film.
Se le si chiede come trovare una buona idea per un nuovo libro, la nostra Cristine non ha dubbi: “Ogni aspetto della società può colpire, basta mettersi in ascolto, affinare l’orecchio e non lasciarsi scappare alcun suggerimento”.
Venendo poi all’esperienza di writer-in-residence l’autrice, ormai di casa qui a Ventspils, rivela di esser stata due volte a Visby – Gotland (Svezia) e una a Looren, in Svizzera, dove ha avuto la sua prima esperienza come traduttrice.
Anche se confessa: “Preferisco di gran lunga la scrittura alla traduzione; uno scrittore può scegliere ciò di cui vuole parlare, il traduttore, per quanto possa fare attività di scouting letterario, è vincolato ad un testo già scritto”.
Passando al mestiere dello scrittore non ha dubbi su fatto che al giorno d’oggi sia difficilissimo riuscire a vivere solo di scrittura, a meno che non si uniscano diverse attività editoriali (giornalismo, uffici-stampa, editing, eventi, pubblicità, etc.).
La costanza sembra essere la sua parola chiave: “Non è semplice gestire famiglia e scrittura; il rischio di trascurare l’una o l’altra è dietro l’angolo e se non s’impara a gestirsi i tempi si finisce coll’abbandonare”.
E così entra nel vivo della sua routine letteraria, fatta da sveglia di buon mattino, caffè davanti al pc a rispondere alle prime mail, 3 o 4 ore di lavoro, poi si esce per delle commissioni, si pranza, si riprende il lavoro per altrettante ore, si cena e poi ci si dedica alla famiglia.
Se è stata una giornata proficua si arriva a sera con 4 o 5 pagine in più e l’appagante consapevolezza che il lavoro stia procedendo nel migliore dei modi!
Confrontandoci, invece, con la dimensione pubblica dello scrittore Kristine rivela di esser entrata a far parte – su invito – della Latvian Writers Union, anche se più per visibilità che per reale convinzione.
L’opinione pubblica, poi, è alquanto critica nei confronti del ruolo dello scrittore: il Paese offre borse di studio ed incentivi sui versanti della ricerca e produzione letteraria, quale volàno per la crescita culturale del paese e la sua diffusione all’estero, “…eppure alla gente sembra solo che vengano sperperati inutilmente soldi pubblici per mantenere persone che in realtà non fanno un vero e proprio lavoro”.
Affrontando la questione corsi di Creative Writing la sua posizione è chiara e netta: “Possono aiutare chi ha già talento a sistematizzare la propria cassetta degli attrezzi, ma non risolvono se non c’è quel quid di fondo; del resto un buon quadro lo si ottiene solo quando la giusta sfumatura di colore si trova nella corretta posizione, proprio come accade nella scrittura”.
Pronti a metterci a tavola Kristine ci lascia con un consiglio per gli aspiranti scrittori: “Alzatevi presto, andate a comprare una buona bottiglia di vino, osservate il mondo che vi circonda, ponetevi delle domande, cercate di rispondervi e mettetevi a scrivere…”.