La ragazza senza passato di Simon Wood
Cosa passa nella mente di un serial killer? Quali cause sono tali da spingerlo a punire una persona?
Cosa si cela nei silenzi di una donna scampata a una fine crudele, vittima di brutali torture e che ha assistito, impotente, alla morte della sua migliore amica?
Sono queste alcune domande a cui si cerca di rispondere in “La ragazza senza passato” di Simon Wood per Newton Compton Editori.
Il viaggio di piacere e il dolore del ricordo
Un titolo un po’ fuorviante in quanto la nostra protagonista, Zoe Sutton, ricorda fin troppo bene quello che le è successo, seppur non nei minimi dettagli in quanto era sotto l’effetto di una droga da stupro. Zoe porterà per sempre addosso quella cicatrice che l’ha segnata per la vita e non potrà mai dimenticare il viaggio a Las Vegas con la sua amica Holli.
Un viaggio che doveva essere di puro piacere, nel vero senso della parola: staccare la spina, vivere dei giorni spensierati, lasciandosi andare, senza pensieri, con l’unico scopo di divertirsi e, perché no, far divertire.
Invece Zoe si è ritrovata a vivere un incubo: legata, nuda, in un capanno, sporca di fango, costretta ad ascoltare, provenienti dal capanno vicino, le grida della sua amica, mentre veniva violentemente torturata e sfregiata. Lei, Zoe, è riuscita a sopravvivere a quella notte, ma non è più la stessa.
“Senso di colpa del sopravvissuto“: così lo chiamano gli strizzacervelli.
Questa sindrome porta Zoe a vivere una vita di stenti e privazioni, sempre in bilico, sul filo del pericolo, cercando in tutti modi di potersi ritrovare nella stessa situazione del passato e riuscire a scontare la propria pena, colpevole di essere scappata ed avere così salvato la propria vita.
Fino a quando, mentre era in un locale, alla tv un’edizione speciale del telegiornale passa un servizio: una giovane donna è stata trovata morta, appesa per i polsi, in un cantiere, nuda. Zoe non ha dubbi: il Marchiatore è arrivato in città.
“Ha voltato le spalle alla vita, all’amore, agli amici, alla carriera, ai sogni… a tutto”.
L’assassino è quello che immaginate!
Se sperate di giocare ai detective, facendo supposizioni su chi potrebbe essere il “marchiatore” vi deludo subito.
Il suo nome è Marshall Beck e lavora in un canile dedito al recupero di cani da combattimento. La cattiveria non è stata mia, ma quella di Simon Wood che ne svela l’identità già alle prime pagine.
Pensavo (e speravo) di trovarmi in una situazione tipo Saw (film del 2004 di James Wan) o Seven (film del 1995 di Davin Fincher), perché la linea guida è quella: il killer punisce persone dal comportamento considerato non convenzionale al senso civile.
Non dico che il libro non si faccia leggere o che si arene in alcuni punti, ma, sinceramente, mi aspettavo qualcosa di più.
Per dirla breve, non è quel genere di libro che ti toglie il sonno la notte. Si arriva subito alla conclusione: da libro da genio del crimine quale sembra essere nelle battute iniziali, segna invece la sua fine da solo. Debole e deludente il finale.
Sicuramente c’è del marcio dietro il comportamento di Marshall; spiegazione che non manca di avvenire, ma già intuibile quando ci spiega come mai preferisca la compagnia di cani così aggressivi a quella degli altri uomini.
Se siete neofiti del genere thriller, questo libro è sicuramente un buon punto di partenza.