“The Giver, il donatore” di Lois Lowry
“The Giver“, assolutamente degno di esser divenuto un best-seller mondiale, ha la capacità di rimanerti impresso nella memoria.
Per una chiave di lettura più critica della società
Quando lessi per la prima volta questo romanzo, ormai più di quattro anni fa, ne rimasi sconvolta per l’intensità. Lois Lowry riesce ad incatenare il lettore al racconto, sconvolgendolo man mano: lo costringe a confrontarsi con la sua natura più nascosta e, talvolta, la più oscura. A lettura terminata, ne rimasi colpita, come mai mi era successo con un libro.
Ho deciso di leggerlo una seconda volta e, devo ammette, questo il libro mi ha colpito più di quanto potessi sopportare; ho intuito di avere tra le mani qualcosa di unico, magari ricevuto per un puro caso del destino. Dopo la seconda lettura, ho guardato alla nostra società con occhi più critici e in modo molto più acuto. Forse, anche questo libro ha contribuito a farmi crescere con una prospettiva diversa rispetto al mondo.
Ancora oggi, mi capita di vedere delle similitudini tra alcuni personaggi del libro e la gente che incontro e non posso fare a meno di guardare a queste persone con occhi diversi.
Il mondo di Jonas
“The Giver” è il primo capitolo della saga distopica “Il mondo di Jonas”, iniziata da Lois Lowry nel 1993, proprio con questo libro e proseguita con “La rivincita – Gathering Blue” (2000), “Il messaggero” (2004) e “Il figlio” (2012).
Con il suo romanzo di fantascienza, la Lowry ci catapulta in un mondo pericolosamente parallelo, in una società agghiacciante e apparentemente perfetta ed equilibrata, dove non esistono le differenze individuali, al pari della percezione del dolore e delle sensazioni. In questa realtà che non conosce emozioni, passioni e, soprattutto, i colori e la musica, il giovane Jonas è scelto come Accoglitore delle Memorie: dovrà custodire nella propria mente le Memorie dell’Umanità, ovvero quel tumulto di sensazioni che nessun altro membro della comunità conosce e potrà mai conoscere. Jonas ne viene travolto a tal punto da rendersi conto della situazione pietosa in cui vive il proprio mondo, abitato da uomini, che tali non posso essere definiti.
Figura di spicco nel racconto è il Donatore, precedente Accoglitore, che dovrà consegnare a Jonas le Memorie e che diventerà suo mentore nell’allenamento psichico; il Donatore è l’unico a sapere cosa realmente cosa provi il ragazzo, perché, assieme a Jonas è l’unico a conoscere i turbamenti che può avere un’anima travolta dai sentimenti.
All’improvviso seppe con assoluta, gioiosa certezza che laggiù, là davanti, lo stavano aspettando; e aspettavano anche il bambino. Per la prima volta udì qualcosa che – lo seppe senza ombra di dubbio – era musica. Udì voci cantare. Dietro di lui, attraverso una distesa infinita di spazio e di tempo, dal luogo che aveva abbandonato, anche da lì, gli sembrò che giungesse musica. Ma forse era soltanto un’eco. “
Lo stile e l’impatto emotivo
La scelta di raccontare gli eventi in prima persona, dal punto di vista di Jonas, rende il romanzo ancora più struggente, imponendo al lettore un’empatia viscerale con lo strazio personale del protagonista, privato della propria individualità dalla stessa società in cui credeva.
Inizialmente non capii la dedica del libro “a tutti i bambini perché è a loro che affidiamo il nostro futuro”, così come non capii molto bene la prefazione. È stata solo la mia seconda lettura che mi ha permesso di capire e fare mia la dedica.
Seppure si tratti di un romanzo per ragazzi, ne consiglio la lettura anche agli adulti, perché credo che questo romanzo meriti di essere gustato da tutti e anche più volte.
Il successo di tale romanzo è stato tale che nel 2014 è stato adattato per il grande schermo con il titolo “The Giver – il mondo di Jonas”, con gli stravolgimenti che purtroppo solo le esigenze cinematografiche possono consentire.