“La bambina numero otto” di Kim van Alkemade
Reduce dal successo editoriale degli USA (100.000 copie vendute in poche settimane) Kim van Alkemade approda nelle librerie italiane con “La bambina numero otto”, per DeAgostini – Bookme, mutuando il titolo originale “Orphan #8”, che in maniera più incisiva richiama le vicende realmente accadute a cui il romanzo si ispira e che ancora indignano e urlano giustizia.
Bambini o topi?
“La bambina numero otto” è una storia toccante che combina il dramma di un passato solo sopito con la voglia di vivere la propria vita con coraggio e dignità.
In una New York anni Cinquanta, Rachel, infermiera silenziosa e apparentemente tranquilla, vede la propria quotidianità stravolgersi quando l’anziana dottoressa Mildred Solomon viene ricoverata nella clinica in cui lavora: improvvisi, riprendono vita i fantasmi di un’infanzia triste e solitaria, con cui Rachel deve ricominciare a fare i conti.
A questo punto, il piano temporale della storia si sdoppia per accompagnare il lettore fino al 1919 e raccontare la tragedia familiare di una vivace bambina di quattro anni, che dopo la morte della madre, viene separata dal fratello e affidata a brefotrofio ebraico, dove ha inizio sin da subito un estenuante calvario. Una malattia costringe la bambina in isolamento forzato, che la obbliga a vivere nel suo letto senza poter fare null’altro se non guardare il soffitto e leggere infinite volte lo stesso libro, ammorbata da uno stato di solitudine greve, ai limiti della follia, che solo apparentemente sembra attenuarsi con l’ arrivo di Mildred Solomon, una dottoressa particolare, alla quale Rachel si lega moltissimo, idealizzandola come fosse la sua mamma. E per rendere un genitore orgoglioso, un bambino è pronto tutto, anche arrendersi a qualsiasi richiesta pur di ricevere amore, dedizione e coccole! Così la piccola Rachel lascia che la dottoressa la esponga costantemente ai raggi X, sfruttandola come cavia per degli sfibranti e atroci esperimenti. La concentrazione massiccia di raggi X a cui è costretta le causano danni forse irreversibili, tra cui un rallentamento della crescita e l’alopecia…facile immaginare come una bambina calva possa diventare oggetto di scherno dagli altri compagni.
Il riscatto della bambina
Adesso, però, Rachel non è più la bambina numero otto, ma è diventata una donna, in grado di tirare fuori le unghie per vivere fin in fondo la propria vita, concedendosi la libertà di vivere la propria omosessualità, con grande dignità.
A posizioni invertite, il destino la vede vestire i panni dell’infermiera della propria aguzzina. Rachel è una vera e propria un’eroina con tanto di armatura e spada sguainata per combattere la solitudine, i molteplici abbandoni e le violenze; combattuta tra l’esigenza di vendetta e riscatto ed una pietas che trascende le sofferenze.
Il prezzo della scienza
Probabilmente oggi non saremmo arrivati a questo livello di cure se i medici non avessero sperimentato nuove terapie, mettendo a punto nuove tecnologie! Si ma a che prezzo? Il prezzo di tutto questo ci viene raccontato da Kim van Alkemade attraverso la vita di Rachel: la bambina numero otto, strumentalizzata, torturata e “usata” come un topo da laboratorio, sotto il nome della “scoperta scientifica”. È davvero questo il triste prezzo della scienza, che non esita nemmeno sopra agli innocenti pur di raggiungere i propri obiettivi? Tutto questo mi sconvolge infinitamente! “La bambina numero otto” non è un romanzo facile da leggere, affronta temi pesanti e controversi: dalla sperimentazione scientifica fino al desiderio di poter vivere la propria sessualità senza temere il giudizio altrui.
È un libro intenso e sconvolgente allo stesso tempo; non posso che consigliarlo vivamente perché, in primis, è una vera e propria lezione di vita: nonostante le atroci sofferenze, la protagonista riesce sempre a trovare la forza di rialzarsi e riscattarsi. Dovremmo tutti riflettere su questo!