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Piccoli esperimenti di felicità di Hendrik Groen.

Piccoli esperimenti di felicitàEdito da Longanesi, Piccoli esperimenti di felicità mi ha incuriosito sin da subito. Nel corso degli anni mi sono imbattuta spesso nella lettura di diari: adolescenti innamorate o depresse, ragazzine provenienti dal futuro, vampiri o streghe, ma mai di persone anziane. Quindi ho colto la palla al balzo ed eccomi a raccontarvi del libro d’esordio di Hendrik Groen, che a quanto pare è diventato il caso editoriale internazionale. Non so esattamente cosa mi aspettassi da questo romanzo, ma ne esco soddisfatta a metà.

Sicuramente per certi tratti è molto commovente: vedere con occhi nuovi la vita che sta finendo, affrontare ogni giorno senza la certezza di poter scorgere la luce del sole del mattino seguente. Anche le piccole cose un domani saranno impossibili da affrontare, come salire le scale, fare lunghe passeggiate o temere una scivolata sul ghiaccio. Per altri versi però l’ho trovato un po’ inverosimile. Un uomo di ottantatré anni che scrive tutti i giorni il suo diario?! Forse la mia è solo invidia: per molti anni ho provato a tenere un diario, ma fallivo nel mio intento dopo solo pochi giorni.

Groen usa un linguaggio semplice, come quello che potrebbe usare il nostro nonnino.

Stanco di essere visto come quello che nella casa di riposo dove si ritrova è sempre posato e gentile, decide di dire la verità, tutta la verità, senza omissioni di sorta, sulla vita nell’ospizio e sui suoi inquilini. Certo ci vuole inventiva per non lasciarsi sopraffare dalla noia e dalla monotonia e quindi tra avvelenamento di pesci e gite pomeridiane nel club vecchi-ma-mica-morti, si cerca di far passare le giornate come meglio si può.

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Quello che sicuramente manca in questo romanzo è la suspense o l’attesa di un avvenimento sconvolgente. Non mancano i momenti di tristezza (dovuti all’età media molto alta degli inquilini), ma anche in questo caso l’ilarità non viene meno. In alcuni tratti però la lettura non è scorrevole ma risulta rallentata.

È proprio l’ironia il filo conduttore dell’intera opera, solo così possono essere trattati svariati argomenti (e non siamo esclusi neanche noi italiani) senza scatenare polemiche. Anche il delicato tema dell’eutanasia viene affrontato, senza fare politico o religioso, ma semplicemente ragionando sul perchè sarebbe giusto o meno. Il proposito di Hendrik era di tenere questo diario per un intero anno e finisce per essere un diario introspettivo sul senso della vita, sulle occasioni perse e poi trovate, sulla solitudine, quella vera che solo a ottant’anni si può respirare senza avere l’attesa di una visita domenicale e delle seconde possibilità che non dobbiamo mai smettere di aspettare, perché arrivano quando meno ce lo aspettiamo. Anche a ottantatré anni.

“Se la morte si fa attendere troppo a lungo, finisci per diventare un poppante anziano che balbetta, porta il pannolino e ha il naso che gli cola. Il percorso da zero a diciotto anni è meraviglioso, stimolante, emozionante: stai impostando la tua vita. Intorno ai quaranta sei forte, sano e potente. Un momento di gloria. Ma purtroppo spesso lo si percepisce soltanto quando ormai è iniziata da un po’ la china discendente, quando la prospettiva si restringe, in modo lento e silenzioso, e la vita si svuota”.

Autore: Samanta Di Giorgio

Originaria di un paesino della Basilicata. Ho scoperto il piacere della lettura tardi e, combattuta tra cartaceo e digitale, amo i romanzi rosa da batticuore, i thriller che mozzano il fiato, gli horror che tolgono il sonno, i fantasy e le graphic novel che mi risvegliano la creatività, e i classici, che reputo indispensabili.

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