“La bastarda di Istanbul” di Elif Shafak
Ambientato nella magica perla della Turchia, come la maggior parte dei romanzi della scrittrice Elif Shafak, La bastarda di Istanbul, pubblicato da Rizzoli in versione italiana nel 2008, racconta una storia di peccati e sofferenze, ma anche di amicizia e valori che superano i confini geografici e le imposizioni storiche di un popolo fratturato.
Il racconto illustra pregi e difetti del vivere in una città ancora a metà strada tra Oriente e Occidente, dove per sopravvivere è necessario obbedire alle regole della propria famiglia, oppure cercarsene di nuove ma mai con la presunzione che questo non causi conseguenze nefaste.
In generale, i tacchi alti, il trucco pesante e il fare ribelle rendono senz’altro una donna appariscente e caparbia; a Istanbul è molto più di così. Se porti le gonne corte, non hai pudore della tua bellezza, se commetti l’errore di rimanere incinta, a Istanbul, sei una persona sbagliata, il disonore della tua famiglia.
Nella famiglia di Asya non sono ammessi errori, ma esistono solo regole da seguire, cose giuste da fare, tradizioni da rispettare. Nella famiglia di Asya, poi, non ci sono uomini: né mariti, né padri, né fratelli: solo donne, generazioni e generazioni di donne tutte diverse, tutte nella stessa casa, tutte addosso a lei. Ma soprattutto, nella famiglia di Asya, non ci sono domande da fare, né proposte da avanzare.
In un’atmosfera così, la voglia di evadere si fa avanti, le perversioni vengono fuori e nelle vie di Istanbul, il Cafè Kundera, si fa teatro del riscatto morale di una diciannovenne turbata.
Dall’altro capo del mondo, in una moderna America, la figlia di separati Armanoush è costretta a vivere tra una madre apprensiva e un padre docile, alle cui spalle una famiglia armena, immigrata negli Stati Uniti e portatrice d’odio verso la natia Turchia. Unica valvola di sfogo: il consueto incontro on line con gli amici del Cafè Costantinopolis: comitiva di immigrati armeni uniti non solo dal rancore verso la Turchia, ma anche da una vaga e nostalgica curiosità di essa. Questa situazione condurrà Armanoush verso un viaggio alla scoperta delle origini della sua famiglia: Istanbul.
L’incontro in terra turca delle due ragazze, così diverse eppure così affini sarà occasione di uno scambio culturale e ideologico, ma soprattutto della nascita di una grande amicizia. Il duplice specchio della storia di un paese, da parte di chi l’ha vissuto e di chi, invece, l’ha solo sentito raccontare, ci invita a esplorare un mondo eterogeneo di colori e profumi sconosciuti in cui la tradizione si fonde col dolore e la ribellione nasconde la vergogna.
Il linguaggio di Elif Shafak è schietto e sincero, la descrizione degli ambienti e dei personaggi è precisa e colma di particolari, talvolta diventa cruda e aspra, altamente efficace; leggendo alcune pagine si riescono a immaginare gli odori e le sensazioni provate dai protagonisti.
Il libro è adatto a chi apprezza le storie reali, che vanno oltre il convenzionale e a chi ama guardare il mondo da angolature diverse. Come valore aggiunto, La bastarda di Istanbul, oltre al piacere della lettura, offre al lettore l’occasione di approfondire la storia del popolo turco e delle sue sofferenze.