Il grande male di George Simenon
La signora Pointreau e le sue due figlie in un piccolo villaggio; la signora Pointreau e il male, la cattiveria e la rabbia di cui è, al tempo stesso, vittima ed artefice: questo si trova ne Il grande male, scritto nel 1933 ma ripubblicato da Adelphi nel 2015. L’autore è lo stesso del commisario Maigret: lo scrittore belga George Simenon.
Il merito di Simenon è quello di inglobare in avvenimenti quotidiani, fatti improvvisi e misteriosi che trasformano il semplice e lo scontato in filosofia e magia. Anche questo è, come tanti dei suoi, precedenti e successivi, un romanzo poliziesco intriso di un giallo profondo.
La signora Pointreau uccide il genero paralizzato da una crisi di epilessia per appropriarsi delle sue proprietà e assicurare alle proprie ragazze un futuro brillante e facoltoso. Un atto di generosità? No, la signora Pointreau è dispotica e bisbetica, con tutti e tutte, comprese le figlie e la domestica. Il suo obiettivo è controllare e dominare.
In modo tale si delinea la figura di una donna dal forte potere decisionale, in cui il senso di solidarietà e di colpa sono completamente assenti.
Madre e figlie sono le più odiate del paese. L’antipatia verso i personaggi è bilanciata dall’apprezzamento per figure femminili non timorose di parlare, decidere e agire. Gli uomini sono vittime o elementi subordinati. Perciò un senso di orgoglio e un briciolo di originalità (dati i tempi in cui è stato scritto il romanzo) raggiungono le lettrici di questo romanzo.
Tre donne, tre donne sole e tre donne contro tutti. D’un tratto giustizia e ingiustizia, benevolenza e malevolenza non hanno più confini netti e la confusione è solo l’abbaglio nero della malvagità, da un lato, della compostezza, dall’altro.
“Al vespro non c’erano più di dieci donne, ognuna seduta davanti al proprio inginocchiatoio. La signora Pontreau non si inginocchiava mai, rimaneva ritta in piedi come gli uomini, che assistevano alla messa in fondo alla chiesa e uscivano durante l’omelia. Finita la messa, il paese era più vuoto, perché i giovani erano andati a La Rochelle o a L’Houmeau, dove c’era la festa del paese. Le case disegnavano delle ombre sul suolo chiaro. Sulla strada del mare le ombre di tre donne precedevano quelle delle case”