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Non ti addormentare di S.J.Watson

untitledHo voluto leggere questo romanzo dopo aver molto apprezzato l’ultimo Io non ti conosco, appena pubblicato da Piemme e recensito il mese scorso. L’autore mi aveva incuriosito poichè ho molto apprezzato il suo thriller e avevo sentito parlare del precedente.

La trama

Non ti addormentare ci porta anch’esso a Londra e parla di una donna, Christine Lucas, che ogni mattina si sveglia e deve ricostruire se stessa e la sua vita poichè ha perso la memoria a seguito di un incidente. La situazione quotidiana è angosciante, io stessa non riuscirei ad immaginare come ci si possa sentire ogni giorno ad aprire gli occhi e non sapere chi si è, a non riconoscersi allo specchio, ne’ tantomeno identificare la persona che dorme accanto. Christine affronta ogni giorno questa scoperta, narrata molto bene, e grazie a suo marito Ben, quotidianamente riprende a vivere. Ogni volta che si addormenta rimuove tutti i ricordi, i più recenti ma anche i più distanti che pian piano Ben le racconta. La pazienza infinita di suo marito l’aiuta a svolgere le piccole incombenze affidatole ma non riesce ad oltrepassare un muro nella sua mente che le permetta di andare più indietro nel passato per far riaffiorare i ricordi. “Quando mi addormenterò, la mia mente cancellerà tutto quello che so oggi. Domani mi sveglierò come mi sono svegliata questa mattina. Pensando di essere ancora bambina. Pensando di avere ancora un’intera vita di scelte davanti a me. E poi scoprirò di nuovo che mi sono sbagliata. Le mie scelte sono già state fatte. Metà della mia vita è passata”. Un giorno Christine riceve una telefonata da parte di un medico psichiatra che le chiede di incontrarla per cominciare una terapia. Egli è convinto che non essendoci danni neurologici biologici, con il giusto aiuto, la ricerca e l’impegno costante, Christine possa recuperare parte dei suoi ricordi. Il dottor Nash la invita a tenere un diario che, consultandolo quotidianamente, le faccia mantenere il filo dei ricordi, delle riscoperte e delle emozioni. In tal modo, ogni giorno, Christine consulta quanto lei ha scritto nei giorni precedenti. Grazie a questa terapia la protagonista inizia ad avere dei flash di memoria, piccole scene d’infanzia, sparuti visi conosciuti a cui però non riesce a dare nomi e collocazioni. La possibilità di annotare sul diario le permette ogni giorno di riprendere parzialmente l’impegno mnemonico e di ritornare sui ricordi apparsi per cercare di ampliarli. Il dottor Nash la chiama quotidianamente per ricordarle l’esistenza del diario a cui lei si attacca morbosamente rileggendo le giornate precedenti e aggiungendovi le nuove, non solo dei ricordi ma anche e soprattutto delle emozioni provate, delle paure e delle inquietudini che cominciano a sorgere. Perchè pur cominciando a riconoscere suo marito Christine non prova nessuno slancio emotivo verso di lui? Cosa è successo nei vent’anni di amnesia in cui vive? Perchè Ben le nasconde delle foto sul loro passato? Solo per non farle riaffiorare brutti ricordi? Solo per farla vivere tranquilla in un limbo emotivo e edulcorato?

Non penso che mi sveglierò mai ricordando tutto come una persona normale, rammentando cosa ho fatto il giorno prima, quali sono i miei programmi per quelli a venire, quale tortuoso percorso mi ha portata al punto in cui sono, a quello che sono…..Ho ripensato a ciò che avevo visto in ospedale. Follia e sofferenza. Menti in frantumi….Forse farei meglio a imparare a convivere con la mia condizione”.

Tante domande affastellano la mente di Christine, poche le risposte. Tanti interrogativi cominciano ad emergere man mano che qualche ricordo riaffiora, evasive le risposte del marito, nessuna amica cui rivolgersi, tanti dubbi, molta solitudine.

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La critica

Il romanzo che non definirei un thriller psicologico è di sicuro impatto emotivo. La storia è originale e trae ispirazione dalle vite di diversi pazienti amnesici le cui storie sono raccontate dai familiari in altre pubblicazioni. Di certo la lettura di questo romanzo induce ad una profonda riflessione sull’importanza della nostra mente, su quanto ciò che siamo è frutto di informazioni che la nostra mente racchiude e conserva negli anni. Ciò che noi siamo, la capacità di vivere la nostra vita e soprattutto ricordare ciò che sappiamo e ciò che è già accaduto è qualcosa di tanto scontato e comune ma come tutte le cose naturali, rischiamo di sottovalutarle. Noi siamo tutto un bagaglio di conoscenze, di fatti, storie, volti, persone e vite intrecciate tra loro. Tutto ciò è scontato, ma se domani accadesse l’irreparabile? Se domani non avessimo più un ricordo? Nel caso di Christine c’è Ben, il marito, che ogni mattina le ricorda chi è lei, chi è lui, dove si trovano, che sono sposati. Ma non è la sua memoria a ricordare, è quella del marito. E i ricordi non sono i suoi bensì quelli indotti. Quindi potrebbero essere alterati, mancanti, edulcorati e manomessi. La scrittura è alle volte piatta e ripetitiva. Alle volte manca proprio la suspence e quel non so che da attirare a proseguire con avidità la lettura. Anche il finale si preannuncia già molte pagine prima. Devo riconoscere che pur essendo una bella storia manca del ritmo e della definizione più approfondita dei personaggi. Il legame alla quotidianità, ormai nuovo approccio di tanti scrittori, lo limita molto negli approfondimenti. E’ una narrazione a tratti noiosa e banale. Ripetitiva certo, per far ritornare la memoria alla protagonista però il lettore per fortuna è ancora sano! Riconosco che la copertina è ammiccante e cattura l’attenzione anche se simile a quel del secondo romanzo di cui però ho elogiato molte più qualità. Alle volte i romanzi di esordio degli scrittori sono sensazionali calando in quelli successivi, invece per Watson posso confermare il contrario. Dall’esordio un po’ acerbo è passato con Io non ti conosco ad una maturità di contenuti e di stile degni di un valido scrittore.  

Autore: Annalisa Andriani

Suono da più di vent’anni nell’Orchestra Sinfonica di Bari e insegno Violino dal 1994 con il Metodo Suzuki per bambini dai 3 anni in poi. Lettrice appassionata sono contenta di aver passato ai miei figli l’amore per i libri.

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