Spaghetti all’assassina di Gabriella Genisi | Sonzogno
Lavoro a Bari da circa vent’anni e forse ho mangiato una sola volta gli spaghetti all’assassina tanto decantati nel romanzo, senza sapere che avessero questo nome. Lo spaghetto che dà il titolo al romanzo è bello piccante e va cotto quasi come un risotto in una padella nera di ferro, di quelle che si vendono nella città vecchia, non nelle moderne antiaderenti perché lo spaghetto si deve proprio attaccare e abbrustolire. Con questo esordio culinario entriamo prepotentemente in una Bari ricca di colori, suggestioni e tradizioni.
La trama
Il romanzo è un giallo. Il commissario Lolita Lobosco si trova a risolvere un caso di omicidio. Infatti il più noto cuoco della città, Colino (Nicola) Stramaglia viene assassinato e incaprettato (cioè legato con mani e piedi dietro la schiena). Egli è anche l’inventore degli Spaghetti all’Assassina. Quale mistero avvolge questa morte orrenda dalle dinamiche mafiose? Lui, considerato un uomo buono e dedito al lavoro, come mai ha subito questa fine? Chi dei suoi dipendenti avrà avuto un movente? Oppure i familiari? Concorrenti ristoratori? Il caso sembra risolversi facilmente ma qualcosa turba ancora il commissario che non pago approfondisce oltremodo le indagini. Il commissario Lolita riesce ad insinuarsi in un sottobosco notturno di una Bari completamente diversa da quella che appare agli occhi di tutti. La storia è ambientata in un maggio di inizio estate in cui il profumo del mare, la salsedine e il sole avvolgono la città. Scorci architettonici vengono trasfigurati dalla luce abbagliante del meriggio. Ma quando scende la notte, Bari si trasforma. La vita notturna è ben diversa dalle aspettative. Incontri, locali, amicizie, bische e collusioni si dipanano nei vicoli cittadini. Bisogna sempre guardare oltre le apparenze. Lolita non è una figura anonima e insulsa. Bella, avvenente e sempre con i tacchi pur lamentandone i dolori lancinati ai piedi, la sinuosa e ammaliante Lobosco riesce comunque a non farsi incantare da nessun testimone interrogato, che con atteggiamento maschilista e un po’ piacione vorrebbe corromperla seducendola. Nel ristorante dell’omicidio lavora un cuoco algerino che con un savoir faire galante e incantevole riesce a far vacillare la forte Lolita. Lei, che ha appena lasciato il compagno dopo aver sopportato tanti tradimenti, vorrebbe cedere alle lusinghe dello straniero ma per fortuna il senso del dovere e la velocità con cui la notizia del loro incontro si diffonde in commissariato (siamo al Sud e si sa tutto di tutti rapidamente!) la fanno rinsavire.
La critica
Il romanzo è veloce ed una piacevole scoperta. Il lato poliziesco si fonde molto bene con la vita privata del commissario. Di lei conosciamo le abitudini e i gusti, la sua passione per la cucina per cui la lettura scorre piacevolmente. Alle volte sembra di ricordare un po’ Montalbano con la sua semplicità e passione per la cucina, e infatti il commissario lo cita pure facendo riferimenti ripetuti. L’attualità delle citazioni e dell’ambientazione lo rendono un romanzo molto contemporaneo e espressione del suo tempo. Il linguaggio è ricco di riferimenti dialettali e di espressioni tipiche baresi rendendo la lettura sempre leggera e accompagnata dal sorriso. In un primo momento potrebbe dare l’impressione di una lettura “provinciale” e localistica, invece a mio avviso, la svecchia e la rende incisiva nella sua ambientazione. Non si può interrogare un cuoco e aspettarsi un italiano perfetto! Le inflessioni e le espressioni dialettali italianizzate rendono il romanzo più veritiero, intriso di attualità. Anche l’altalenare della vicenda criminale alla vita privata di Lolita Lobosco, rendono il personaggio più umano e normale. Trasformando un ruolo importante in un semplice lavoro con problemi e quisquilie. Le sue giornate sono così piene di problemi lavorativi ma anche di sms della sua amica disperata Marietta, di serate passate in solitudine e ripensamenti d’amore per “Giovannimio”, di discussioni con l’acida sorella Carmela e deduzioni illuminanti sull’indagine. Perché in fondo le donne sanno davvero vestire tanti ruoli!!! È un romanzo che mi ha convinta, una bella lettura curiosa in cui l’ingrediente suspense è ben dosato. Bari, il mare, i profumi e le abitudini dei cittadini sono protagonisti silenzioni della vicenda. Forse l’unica pecca è l’elenco delle ricette di Lolita posto a fine libro. Più che altro noto che sta diventando una prassi in romanzi che parlano di Sud lasciandomi alquanto perplessa!