Il campione è tornato, il ring della vita firmato Moehringer
Una vecchia inchiesta giornalistica su un falso pugile si trasforma in libro. Edito da Piemme e pubblicato ad agosto 2015, Il campione è tornato non è solo una storia di boxe. C’è la raffigurazione di una persona prima ancora che di personaggio: passione, dedizione, sacrificio e inevitabilmente sconfitta. Storie di percorsi e di generazioni, storie di padri e figli più o meno vicini e presenti.
Dato che richiamava lo spettro di mio padre e il suo modo altrettanto enigmatico di sottrarsi alla responsabilità, forse Campione aveva rinvigorito la mia precoce capacità di autoinganno. Inoltre quell’uomo beneficiava o soffriva della triade di abitudini che rappresentavano il lascito di mio padre: un’ossessione per le questioni identitarie, una tendenza a sopravvalutare gli uomini e un’incapacità a lasciarsi alle spalle il passato.
La trama
La vicenda ha avvio nel 1996, quando l’autore J.R. Moehringer riceve una segnalazione su un ex pugile famoso che trascorre la notte sulle panchine di un parco a Santa Ana, nella contea di Orange, nell’area metropolitana che comprende Los Angeles e Long Beach. Sembra trattarsi di Bob Satterfield, che risulta essersi trasformato da pugile a barbone. Il vecchio, che si fa chiamare Campione, risponde alle domande raccontando episodi della sua vita al giornalista, che mosso dalla compassione gli offre qualche dollaro ogni volta che va a trovarlo. Le descrizioni sono precise ed accurate e i particolari coincidono alla perfezione. Tante potenzialità ma un enorme difetto, l’incapacità di saper incassare, cosa non di poco conto in uno sport come la boxe. Campione è davvero molto bene informato sulla vita di Bob Satterfield, al punto che al giornalista sorgono dei dubbi sulla sua identità, soprattutto quando apprende che il vero Satterfield dovrebbe essere morto di cancro parecchi anni prima. Moehringer verrà a capo della verità, ma sembrerà tutto quanto irrilevante. La struttura di partenza, le ricerche, la storia ricostruita, i dialoghi concitati: le situazioni che si vengono a creare portano i due ad instaurare un rapporto d’amicizia consolidato che va ben oltre al punto da cui il giornalista aveva mosso i primi passi.
La critica
La storia de Il campione è tornato è strutturata in 13 brevi capitoli, come il round di un incontro di pugilato. L’autore si dimostra tenace nel cercare notizie almeno quanto Satterfield lo è stato, a suo tempo, sul ring; cerca informazioni fra chiese, obitori, ospedali, bassifondi, palestre e archivi. La continua “caccia all’uomo” altro non è che la metafora della vita: siamo tutti un potenziale mistero, siamo tutti alla ricerca di qualcosa e soprattutto lo siamo costantemente. Che si tratti di un padre o del proprio passato, che sia la ricerca di un riscatto o la necessità di un cambiamento. Per farlo siamo disposti a tutto, spesso anche ingannare noi stessi. Non un libro sulla boxe dunque, ma un libro sulle persone e sulla vita.
L’autore
J.R. Moehringer è nato a New York nel 1964 ed è stato corrispondente del Los Angeles Times. Conosciuto per avere vinto nel 2000 il premio Pulitzer col racconto “Oltre il fiume”, è più noto per avere collaborato alla stesura dell’autobiografia del tennista Andre Agassi “Open”, libro che ha riscosso un enorme successo di lettori e di critica. Moehringer è considerato uno dei migliori autori di “non fiction novel”, ovvero tutte quelle storie documentate e reali, tratte da racconti di vita vissuta.