La lucina di Antonio Moresco
E’ questo l’inizio del piccolo romanzo di Antonio Moresco dal titolo La lucina (coll. Libellule, Mondadori, 2013, pp. 167); un incipit potente per un libro passato forse un po’ troppo inosservato al pubblico dei lettori italiani, ma che certamente merita un posto di primo piano insieme a tutte le altre opere degne di nota.
La Trama
Sconosciute sono le ragioni che spingono quest’uomo a ritirarsi in un piccolo borgo abbandonato da tempo, sperso tra chissà quali delle montagne di cui è pieno il mondo.
E ad essere sconosciuto è soprattutto lui, quest’uomo, senza un nome al quale potersi appigliare, che si presenta ai nostri occhi solamente nel suo immediato presente, senza un passato o una storia da raccontare.
Quella che è certa è la condizione di pura solitudine nella quale si trova, con intorno uno sconfinato mondo animale e vegetale che sembra aver preso il totale sopravvento su tutto ciò che sta attorno e del quale, incessantemente, prova a far parte.
Una natura esplosiva che lui osserva, sente, tocca e nella quale si immerge con il corpo e con la mente e dalla quale, poi, ritorna, a quel minimo di civiltà che gli permette di vivere; ma ogni volta diverso, ogni volta cambiato, come se lasciasse pezzi di sé sparsi qua e là.
In tutto questo groviglio naturale ogni notte, alla stessa ora, nello stesso punto, dove non dovrebbe esserci niente, vede accendersi una lucina.
Da qui inizia un’ossessiva ricerca alla scoperta dell’origine di quella piccola fonte di luce che squarcia l’oscurità di ogni notte passata sotto l’immensa volta celeste. Così, passo dopo passo, si avvicinerà sempre di più alle misteriose verità che si celano dietro quel piccolo spiraglio di umanità in mezzo al niente, accompagnando anche noi verso l’inaspettato finale.
La Critica
Antonio Moresco già nella Lettera all’editore ci spiega la storia della nascita de La Lucina che l’autore stesso presenta come “una piccola luna che si è staccata dalla massa ancora in fusione del mio nuovo romanzo”. Ed è proprio così che deve essere considerato questo libro: come un’entità che ritorna inevitabilmente a se stessa, come una parte staccata dal tutto, da interpretare nella sua eccezionale unicità.
Ad un primo sguardo, infatti, non ci si aspetterebbe mai di ritrovarsi tra le mani un testo così profondo che ci mette di fronte ai problemi che da sempre attanagliano la vita dell’uomo come il rapporto con se stessi, con la natura, con l’esistenza di una forma di vita aliena e la possibilità di un’altra vita oltre la morte. Una riflessione quasi filosofica sul senso della vita e dell’universo che non ha la pretesa di insegnarci niente, ma semplicemente vuole mostrarci le cose da un punto di vista diverso rispetto a quello con cui, di solito, osserviamo il mondo.
Per questo La lucina sfuma i suoi contorni di romanzo in quelli di un’intensa meditazione e contemplazione che sembra fatta da un bambino; ossia con la toccante semplicità di chi osserva senza mai dare nulla per scontato.