“Muori con me” una coppia da CSI al debutto: il commissario Stadler e la psicoterapeuta Montario
Somigliano, semmai, più a Nero Wolfe e Archie Goodwin che a Starsky e Hutch, ma ecco una nuova coppia (etero) di investigatori, Stadler-Montario, in Muori con me, primo romanzo della renana Karen Sander, traduttrice, insegnante universitaria e autrice debuttante di thriller, edito in Italia da Giunti, 398 pagine 12,90 euro. La seconda edizione è stata distribuita in fretta a due sole settimane dall’uscita.
Georg Stadler, commissario capo della Omicidi di Dusseldorf, sulla cinquantina, fisico sportivo, un certo fascino. Elisabeth (Liz) Montario, docente di psicologia, dottorato in omicidi seriali, un genio nel suo campo. In questo primo contatto è lui a cercare lei, che resta sorpresa, dal momento che non gode di tanta considerazione da parte della Polizia, a parte gli sguardi ammirati: trent’anni o su di lì, occhi verdi, capelli rossi lunghi e ricci.
Fatte le presentazioni, è obbligatorio un passo indietro, sulla scena del delitto iniziale. Deve avere uno stomaco di ferro per entrare in quella stanza: è così che mettono Georg sull’avviso all’ingresso nell’appartamento in un quartiere esclusivo. Dentro è proprio uno scempio, aggiungono, come dovrebbe fargli sospettare il tanfo ripugnante che già si avverte. Il cadavere è in salotto: donna, avvocato, sposata, senza figli. Un fetore da togliere il fiato. Le pareti bianche schizzate di rosso cupo. Anche il soffitto è screziato di macchie e così la libreria. Giace supina, a gambe divaricate. Indossa una vestaglia aperta e una sola pantofola. È morta dissanguata, la carotide recisa, trentadue pugnalate tra petto e spalle. L’addome aperto da un unico taglio verticale, gli organi interni scoperti, le viscere fuoruscite, come rovistate e rovesciate a coprire il ventre. Sembra tornato Jack lo Squartatore, ma forse è anche peggio.
Leonore Talmeier, però, è nata uomo. Si è sottoposta a un’operazione chirurgica otto anni prima. Nessuno lo sapeva, perfino il marito, ma l’assassino ha lasciato una bambolina di stoffa dove avrebbe dovuto esserci l’utero, se fosse stata una donna vera.
Perché il commissario ha bisogno di una psicologa esperta in profiling? Per una rivelazione che costituisce un primo colpo di scena. C’è stato un delitto analogo, sei mesi prima, nei pressi della stazione centrale: un travestito, nudo, tra i cespugli, gola tagliata e numerose coltellate al petto, pancia aperta e organi genitali asportati. Prima un viado, poi un transessuale, uccisi allo stesso modo: qualcuno ce l’ha con le finte donne, l’ipotesi però è del solo commissario Stadler, i colleghi non la pensano così. Per questo necessita di una collaborazione esterna alla Sezione Omicidi.
Si dovrebbe riferire dei profili che la prof.ssa Montario elabora brillantemente, ma sarebbe lungo. Si può accennare alle svariate tracce che la scrittrice dissemina in una trama intensa, che riesce a dominare e rendere apprezzabilmente scorrevole. Karen Sander schiva anche la trappola del narcisismo del narratore, quello che conta è che la storia proceda, non l’esibizione di uno stile particolare di scrittura. Ne guadagnano il racconto e i lettori, già stregati dalle descrizioni delle scene del crimine, risolte in maniera efficacemente cinematografica e con una scioltezza che rende accettabili anche i particolari degni di un tavolo da dissezione.
Mentre si assiste, di passaggio, al rapimento e prigionia di un’altra ex uomo e all’investimento omicida di un ciclista – uno studente che collabora con Liz – ricorrono flashback che portano a un evento del 1996, con la messa a fuoco ogni volta nuovi particolari. Nel riformatorio minorile di Siegburg è morto carbonizzato un detenuto diciassettenne, condannato per aver violentato e strangolato tre ragazzine tra i dodici e quattordici anni. Sicché, mentre si cerca lo squartatore di oggi, compare intanto uno strangolatore di ieri.
Tutte queste indicazioni dovranno portare da qualche parte e attraggono irresistibilmente chi legge: il thriller di Karen ha fatto letteralmente boom in Germania, grazie al passaparola. Gli elementi di interesse si aggiungono gli uni agli altri. È chiaro che tra il maturo ma affascinante commissario, sempre attratto dal gentil sesso, e la solo apparentemente posata psicoterapeuta si stabilisce un rapporto che va oltre le loro stesse intenzioni. Dove porterà è tutto da vedere, visto che non è per niente scontato e lineare.
Un altro motivo di curiosità sono i messaggi anonimi che Liz trova nella buca della posta. I contenuti sono perfino più inquietanti del fatto che chi li ha imbucati ha raggiunto direttamente casa Montario. È una constatazione altrettanto sconvolgente della scoperta di un’altra trans massacrata, con un bambolotto al seno, come se allattasse. Vicino c’è una scritta, che nessuno può sospettare abbia a che fare con Elisabeth Montario, tranne lei, invece.
Gennaio 30, 2016
thriller coinvolgente letto tutto d’un fiato bellissimo sto già leggendo il secondo “Ascolta o muori” degno del primo seguirò sempre questa autrice