L’allegria degli angoli di Marco Presta e la rivalsa di un vivere semplice
Non c’è dubbio. È inutile negarlo: c’è crisi! Crisi di ogni genere: di valori, di identità, economica, politica e soprattutto di lavoro. Ogni occupazione sembra obsoleta superata oppure qualcuno è arrivato prima di te ed allora tu che fai. Temporeggi, camminando ai margini del marciapiede della vita imprecando per i primi cinque minuti, e poi? Cerchi di arrangiarti, di trovare qualche sbocco o appiglio che sia collegato ai tuoi studi alle tue aspirazioni o aspettative di un tempo. Meglio ancora ti metti di impegno e tenti di far fruttare i denari spesi dai tuoi genitori che con tanti sacrifici hanno investito su di te affinché “potessi avere quel futuro migliore!”. E sono stati bravi “loro”: hanno scelto la scuola, la professione, il vestito buono. Ti hanno curato la varicella e la rosolia, hanno sbattuto l’ovetto per quello zabaione che ti ha sostenuto all’esame di stato. Hanno fatto tutto a modino, insomma, ma non sono riusciti a evitarti (come potevano) questa crisi. Ora hai il titolo di studio, il vestito e l’età per vivere quel “futuro migliore”, ma il lavoro non c’è. Tu ti proponi ad uffici e aziende, ma ne vieni sempre respinto, allontanandoti, così, da quei punti focali “necessari” nella vita di un uomo: un successo professionale, un benessere meritato, un amore perfetto. L’unica cosa certa è quella sensazione che percepisci netta alle tue spalle: il condensarsi di pareti trasparenti che ti circondano imprigionandoti in un angolo di solitudine che rende invisibili alla società. E lo sei a tal punto, invisibile, che mentre sconsolato fumi alla finestra della vita, decidi di mettere “il tuo futuro nelle mani di Dio!”, augurandoti che non lo lasci cadere.
L’allegria degli angoli – La trama
L’odore bruciaticcio di quella sigaretta e l’esistenza sfilacciata di quell’uomo stuzzicano un Marco Presta perplesso da una Roma caotica in prospettive e delusa in aspettative. L’allegria degli angoli, il suo recente romanzo, è il risultato di questo incontro. Lorenzo è un geometra, trentaduenne precario di professione che vive e sopravvive con semplici lavori di edilizia domestica procurategli dall’intraprendente e ottimista madre Michelina. Lasciato da Franca (la compagna che forse non ha mai amato) impigrito e rassegnato, viene piano piano conquistato da una disperazione che ha i tratti dell’angoscia. Gli sono di supporto e consolazione gli amici: Fabio, “valium” notturno telefonico senza controindicazioni; Giorgio, il migliore “amico” disoccupato ma sposato; Massimo, commerciante di articoli da bagno sostenitore dell’amore mordi e fuggi; e Giuliano, imprenditore tra il “furbo” e il “creativo”. Ma l’abbattimento completo verso una vita senza prospettive sembra inevitabile, fino a quando Giuliano non propone a Lorenzo un posto “fisso” con retribuzione “garantita”. Tra dubbi e riflessioni derivanti dalla nomea che circonda l’amico, il giovane geometra decide di accettare diventando “statua vivente” con le fattezze di “Faraone dorato e scintillante”. Il suo “posto di lavoro” sarà un piedistallo all’angolo di una delle piazze più frequentate di Roma che ha il “Gran Caffè” come punto di riferimento per turisti e cittadini. Irriconoscibile, timido e temerario da quell’“Angolo” e sul quel piedistallo Lorenzo scopre un punto di osservazione inaspettato, diverso e nuovo sul mondo, che gli permetterà di trovare il bandolo di quell’equilibrio interiore smarrito. E, passando da “soccorritore” per caso di un turista, ad ancóra di salvezza dell’amico alla deriva, a mediatore e spettatore di metamorfosi inattese che solo l’amore può realizzare, piano piano risalirà la china della sua esistenza. Il suo essere “Faraone scintillante” tra azioni e balletti non passa inosservato. Claudia, proprietaria del “Gran Caffè” ne è affascinata ed incuriosita tanto da invitarlo (senza nemmeno conoscerne il volto) a gustare un giorno una birra al tavolo del suo locale. Per Lorenzo il gesto della donna ha il sapore del nuovo inizio, della ripartenza e della rivalutazione del suo vivere da “Angolista” (di nome e di fatto). Tutto ciò si rivelerà cruciale quando, a un passo dal poter esercitare anche solo sommariamente la professione di “geometra”, il protagonista esiterà nel dubbio. E passeggiando senza meta nelle vie del centro con il vestito buono, ripenserà alle parole del padre, all’essere “faraone”, all’invito di Claudia e a quella birra fresca che lo aspetta sul bancone del “Gran Caffè” , forse per brindare a un nuovo amore e a una nuova vita.
3La critica
Marco Presta, con il suo dialogare tra l’ironico e il sarcastico, si ripropone cresciuto ed acuto nell’osservare lo spirito contemporaneo fatto di incertezze e di sogni infranti. La storia, che appare amara a una lettura veloce e disattenta, diviene spunto per un’analisi intensa e perspicace atta a ritrovare se stessi. Il raccontare perde presto il senso di sconfitta, lasciando spazio a un narrare armonico e a un linguaggio, che solo a tratti, ricorda il radiofonico didascalico dei ruggiti di “coniglio”. Parole comuni, punteggiatura frequente, sintassi rapida si condensano in capitoli brevi, autoconclusivi e all’apparenza disuniti. Sono, invece, pungoli definiti per una riflessione sullo scorrere sinusoidale del quotidiano tra scelte difficili, decisioni inaspettate, sconfitte impreviste, successi non attesi, affetti nuovi e conclusi. I lutti, gli amori, le perdite, le nuove sfide sono un’auto indagine per individuare e percorrere tracciati di vita impensati e imprevisti che diventano possibilità di rivalsa dell’uomo semplice (non sempliciotto) e onesto. Per Presta l’ “Angolo” non è esclusivamente un oscuro momento pronto a soffocarci, ha, invece, il sapore della pausa. Un pit stop necessario lungo il gran premio del vivere. “Essere all’angolo” diviene una fermata più o meno obbligata, capace di rinvigorire e far uscire un coraggio momentaneamente smarrito. E con le mani in tasca e un po’ più di convinzione nel cuore, riprenderemo il circuito a noi assegnato che non sarà mai facile, ma tra le ombre di angoli imprevisti ora potremmo riconoscere le tracce di un sorriso fatto di fiducia e speranza in una vita semplice.