La ballata delle acciughe di Dario Vergassola
Che cosa hanno in comune le acciughe con gli ufo? E un bar di periferia con gli Stati Uniti? Oppure ancora, una Fender Stratocaster con un biliardino mai in bolla? Già, c’è da pensare, nulla o quasi, ma sarebbe un grave errore. La ballata delle acciughe, il primo romanzo di Dario Vergassola – attore comico, presentatore e cantautore e, dopo aver letto questo racconto, devo dire buon scrittore – è un insieme di situazioni divertenti e melanconiche che si snodano in un bar, quasi paragonabile a un reparto psichiatrico, della periferia di La Spezia – Rebocco, città dell’autore – popolato da personaggi veri come solo i frequentatori di locali diurni sanno essere. Gigipidia, reduce da un ictus, grazie al quale riesce a stabilire un contatto con un piatto di acciughe, e che molto sa; Albè e Lucio, cassaintegrati, impegnati da tempo con la stessa partita a biliardo che se finisse getterebbe sconforto e noia nella loro vita; Ansia o detto anche Malattie Imbarazzanti; i fratelli Chiappa, grossi come montagne ma dal cuore buono; Gulianone, un tempo rapito dagli ufo; ed infine le acciughe sott’olio parlanti e Gino, che per volere dell’amico defunto (giornalista di musica che viveva a Roma e unico del gruppo che aveva studiato, forse suicida) diventa protagonista di un incredibile viaggio in America. Tutti questi attori colorano le pagine di un libro così reale pur nell’assurdità delle vicende umane. Il racconto si snoda attraverso il viaggio di Gino, in parte su di una vespa rossa, anziché su di un chopper come sognava, grazie al quale gli amici prenderanno l’eredità lasciata, che potrebbe andare, se non vengono seguite le istruzioni lasciate dall’amico, al Parroco alcolizzato di Rebocco. Monitorato dal “Pavone” tramite una sorta di cartina “magica” , che come un occhio satellitare lo segue passo, dopo passo, e commentato dalle acciughe che si rendono partecipi anima e cuore di questa avventura fuori programma, Gino dimostra una grande fermezza nell’arrivare fino alla meta, nonostante gli episodi sfortunati che gli accadono strada facendo. Un viaggio che, a dire il vero, inizia già con il trasferimento da La Spezia a l’aeroporto, paragonato, con una scrittura divertente e fluente, a quelle vacanze che si facevano in colonia da piccoli, partendo di notte come deportati sui pulmini, che si arrampicavano a fatica sulle colline. Un itinerario che, d’obbligo come richiesto dal defunto amico, terminerà a Woodstock, e sarà filmato con una telecamera perché tutti, al rientro, possano vedere cosa c’è. Ma ciò che troverà sarà un campo di nulla e niente più, dove del grande festival della musica non resta nemmeno il fantasma. Ma si sa, non è la meta che ci insegna qualcosa, ma il viaggio stesso e Gino, percorrendo km e km, si renderà conto che le cose che ama veramente sono quelle che pensava di non sopportare più. Ho letto La ballata delle acciughe di Vergassola con piacere. Il suo racconto ironico e divertente permette di trovare una parte di noi, delle nostre avventure vissute nel bar del paese, quello con le sedie di legno, tavoli che ballano e le bottiglie di spuma, con i vecchietti saggi ed i pazzi ancora di più. Non perdetevelo. Vi farà sorridere!