Confessioni di una vittima dello shopping di Radhika Jha
Confessioni di una vittima dello shopping è la storia di una dipendenza. Kayo, la donna giapponese che decide di raccontarci la sua storia, ne è la vittima. Kayo inizia a raccontarci di lei partendo dal momento forse più felice della sua vita: l’adolescenza. In questo periodo frequentava ancora il liceo, come tutte le sue coetanee, e aveva una migliore amica di nome Tomoko. È proprio quest’ultima che un giorno le ha presentato Ryu, il ragazzo di cui Kayo si è innamorata. Prima ancora di finire il liceo Ryu ha chiesto a Kayo di diventare sua moglie; nel giro di qualche anno si sono ritrovati sposati con figli. Una volta calatasi appieno nel suo ruolo di moglie e madre, Kayo comincia a capire che quella routine che ha sempre sognato si sta trasformando in una gabbia dorata che rischia di intrappolarla. Cerca dentro di sé la forza per uscirne, ma non la trova, anzi, una serie di vicissitudini la riportano sempre al punto di partenza. Finché il destino non decide di scombinare le carte in tavola, e di farle rincontrare casualmente la sua migliore amica del liceo, Tomoko. Dopo quest’incontro, Kayo non sarà più la stessa.
Un finale dolceamaro
A un certo punto della narrazione si immagina che l’happy ending sia possibile. Kayo fa di tutto per uscire dall’incresciosa situazione nella quale si è cacciata, credendo e facendoci credere che tramite i suoi escamotage riuscirà a ritornare alla tranquilla esistenza che conduceva prima di incontrare Tomoko. Ma non è così. Il finale del romanzo ci restituisce una protagonista che si sente finalmente realizzata, ma gli avvenimenti non prendono la piega che ci saremmo aspettati. Si tratta di una conclusione dolceamara, che restituisce dignità alla protagonista e alla storia in sé.
Kayo come Becky?
A primo impatto, leggendo delle vicende di Kayo, si sarebbe portati a pensare che questa donna giapponese abbia voluto un po’ ricalcare le orme della sua coetanea americana Becky Bloomwood, personaggio creato dalla penna di Sophie Kinsella che raccontava dei suoi acquisti smodati nell’esilarante saga I love shopping. Ma già dalle prime pagine delle Confessioni ci si rende conto che non è così: se le vicissitudini delle due donne potrebbero sembrare simili, ciò che fa la differenza è la modalità narrativa tramite la quale il lettore ne è messo a conoscenza. Nessuna ironia, nessuna voglia di sdrammatizzare, né colpi di scena che risolvono la situazione, per la storia di Kayo; anzi, una narrazione molto cruda, aspra, un linguaggio che riesce a rendere perfettamente le sensazioni di angoscia provate dalla protagonista, pur senza perdere mai quell’eleganza tipica della scrittura giapponese.
L’ambientazione giapponese
E proprio il Giappone costituisce lo sfondo perfetto alla narrazione di Kayo. Leggendo le Confessioni di una vittima dello shopping impareremo anche qualcosa su questo paese così lontano fisicamente ma anche per usi e costumi. E non potremo che restarne affascinati, lasciandoci ammaliare, ad esempio, dalle descrizioni della fioritura dei ciliegi o dalle leggende createsi intorno ai simboli, quale il fiore di loto; o, semplicemente, apprezzando la dolcezza silenziosa della neve che cade su Tokyo, ideale ultima scena del romanzo, in seguito alla quale cala definitivamente il sipario sulla storia della protagonista.