Il quadro mai dipinto di Massimo Bisotti
La storia
Patrick è un insegnante e un pittore ossessionato dalla perfezione. Si sente pronto a lasciare Roma, la sua città, per ripartire da zero a Venezia. Dopo essersi congedato dai suoi allievi, torna a casa per guardare un’ultima volta il quadro che ritrae la donna che lui ha amato. In aereo cade e batte la testa e all’arrivo è in preda all’amnesia e non riesce più a ricordare il motivo del suo viaggio. In tasca ha un biglietto con un indirizzo e il nome di un residence. Vi si reca e lì viene accolto da una famiglia composta da persone accoglienti, sagge e generose, con le quali egli instaura subito un rapporto molto intimo e profondo. Ad una festa incontra Raquel e riconosce in lei la donna fuggita dal quadro, il suo grande amore. Dopo il suo romanzo d’esordio, La luna blu, Massimo Bisotti torna con Il quadro mai dipinto con la sua prosa fatta di sentimenti ed emozioni. Un libro sugli amori che “fanno giri immensi e poi ritornano”, sui ricordi e l’accettazione dei propri limiti, sull’importanza di restare fedeli al proprio cuore.
La critica
I libri di Massimo Bisotti decisamente non sono per tutti, perché sono contraddistinti da un romanticismo oltremodo lezioso e privo di originalità che non riesce ad arrivare e a conquistare le menti e i cuori più complessi. I suoi personaggi si muovono in realtà surreali e oniriche che destabilizzano il lettore impedendogli di entrare in totale sintonia con la storia che risulta troppo debole, priva della forza necessaria per sostenere una narrazione basata principalmente su un turbinio di pensieri, riflessioni convulse e frasi ampollose. Pochissime le scene descritte, moltissimi (troppi) i dialoghi tra i personaggi che a volte sono privi di un filo logico, tanto da sembrare mere divagazioni filosofeggianti. Il quadro mai dipinto più che un racconto è una congerie di citazioni e aforismi che se decontestualizzati possono arrivare a rappresentare ed incarnare gli stati d’animo di chi legge, ma nei fatti rendono la lettura del testo noiosa e pesante e impediscono al lettore di inquadrare in maniera netta e chiara lo stile letterario dello scrittore. Terminato il libro poi si ha come la sensazione di trovarsi per davvero dinanzi ad un quadro, però incompleto e incompiuto, iniziato e mai finito realmente.
L’autore
Massimo Bisotti è nato e vive a Roma, ha studiato Lettere, suona il pianoforte ed è appassionato di psicologia. Dice di sé di avere iniziato a scrivere perché le sue parole rimarginassero le ferite e si chiudessero in cicatrici. Nel 2012 ha pubblicato il suo romanzo di esordio (prima edizione Psiconline, seconda edizione, 2013, Ultranovel), che è stato uno dei casi editoriali dell’anno, letto da decine di migliaia di lettori.