Biglietto, signorina di Andrea Vitali
Siamo nel 1949 a Varenna, non lontano da Bellano. Luogo in cui si ambienta la vicenda. Qui c’è un bel problema: il capotreno Ermete Licuti ha pizzicato una bella giovane mora senza biglietto e senza un euro in tasca. Quindi la accompagna dal capostazione, Amilcare Mezzanotte, perché sbrogli la faccenda. Questi protesta vivacemente, ma c’è un regolamento da rispettare e tocca proprio a lui imporre la legge. La ragazza pare sia triestina, viene da Milano e non parla bene l’italiano, ma si capisce che è diretta a Bellagio, è di una bellezza conturbante: mora di incarnato, capelli pece, dentatura perfetta, fascino travolgente da spezzare il fiato. Il suo nome è Marta Bisovich. Il capotreno trasecola di fronte a cotanto travolgente fascino, tant’è che la giovane viene accompagnata a Bellagio. Qui fervono i preparativi per le elezioni del nuovo sindaco. La D.C., pur forte del risultato dell’anno prima, attraversa un momento di crisi per le competizioni interne e le contrapposizioni politiche coordinate dal candidato sindaco, Amedeo Torelli, uomo spregiudicato, disposto a tutto pur di guadagnare la poltrona. Diverso l’obiettivo della bellissima mora: ha focalizzato Bellano come l’extrema ratio per ricominciare a vivere, o, meglio, reinventarsi un’esistenza, finora negata. La sua vita si incrocerà con quella del candidato sindaco, che non vuole assolutamente che vengano a galla i loro trascorsi. Obiettivi diversi: la scalata al successo si interseca con le leggi della sopravvivenza, che coinvolgono tanti cittadini nell’Italia postbellica.
La magia della gente comune
Bellano è quindi ancora teatro dell’ ultima fatica dell’intelligentissimo ed esilarante Andrea Vitali, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente a Parolario a settembre. Da quel momento mi sono rafforzata nella mia convinzione di avere a che fare con un autore unico: strepitosamente simpatico, divertente, ironico, di rara perspicacia e arguzia. Egli è senza alcun dubbio un autore di eccezione che pirandellianamente crea intrecci con effetto sorpresa, con qui pro quo spiazzanti, attraverso i quali mette a nudo i punti di debolezza della gente comune. Così entriamo a far parte di un girotondo di personaggi: il maresciallo Pezzati, il droghiere e la consorte bislacca, il notaio stile Azzecarbugli, pavido e colluso, il vicesindaco scivoloso e arrampicatore, il giostraio, il senzatetto e tanti altri che tutti insieme esprimono le debolezze del genere umano in una fase di ricostruzione dell’Italia che sta recuperando le sue energie dopo la conclusione dell’aspro conflitto mondiale. Caratteri umani messi a confronto con una sagacia ammirevole, che richiama la vis comica del teatro plautino, alternando però espressioni dialettali comasche a parti di elevato tenore espressivo, come è tipico di Vitali, senza mai perdere di vista il filo rosso della trama: chi è la bella mora arrivata a Bellano in cerca di fortuna e quale relazione la lega al paese sì da riporre in esso le ultime speranze di ricostruirsi la vita? Al maresciallo l’ardua sentenza! Non esagero se dico di aver esaurito tutte le mie parole di encomio per ribadire la grandezza di questo autore, di cui ho letto tutti i libri e che spero di poter intervistare nel mio prossimo viaggio a Como. Se questa recensione ti ha incuriosito, leggi anche le altre recensioni della redazione dedicate ai libri di Andrea Vitali: Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti e Regalo di Nozze.