Intervista a Mauro Santomauro – atto primo
Prima di lasciarle il tempo di presentarsi, mi volevo complimentare per il suo romanzo, che è stata una lettura a dir poco piacevole ed avvincente. È evidente il suo amore smisurato per un’era ed un’arte che non ci sono più ed è riuscito pienamente nel suo intento di riportarli alla luce. E, non da meno, considero quello che lei chiama “tocco mistery”, una semplice trovata geniale.
La scelta singolare di ambientare il suo romanzo nella farmacia Alla Vecchia e al Cedro, di cui lei è stato titolare fino a qualche anno fa, ha lo strano sapore di dichiarazione d’amore eterno, perché quel luogo resterà per sempre suo.
Mi chiedevo quanto sia stata sofferta la scelta di cedere questa farmacia storica, luogo di ritrovo di personaggi illustri; e quanto, invece, abbia sofferto nel raccontarla.
Se devo essere sincero e col senno di poi, “abbandonare” la farmacia e Venezia dopo quasi vent’anni di lavoro, avventure e storie a volte incredibili, è stata una delle mie scelte più dure. Potrei raccontarle di quella volta in cui dovetti assistere il cliente francese di un vicino ristorante, in pieno shock anafilattico per aver malauguratamente mangiato delle ostriche e a cui, visto il ritardo dei soccorsi, io stesso dovetti praticare un’iniezione di cortisone e successivamente di adrenalina; un gesto che gli permise di sopravvivere fino all’arrivo dell’ambulanza, ma che mi sarebbe costato caro se fosse finito male; fortunatamente, invece, mi valse la gratitudine del turista e una cassa di champagne Cristal che, per diversi anni, ricevetti direttamente da Parigi. O potrei raccontarle di quella notte in cui ero di guardia in farmacia e fui tra i primi accorsi ad assistere impotente al tragico rogo del Teatro della Fenice. O magari quando ebbi la fortuna di accompagnare Woody Allen alla batteria, durante le prove per la tournée al teatro Goldoni, dopo che era divenuto mio cliente occasionale. Non parliamo poi della frequentazione con numerosissimi attori e cantanti di fama mondiale. Potrei parlare di quella volta che fui “costretto” a succhiare il dito di Cameron Diaz, ma rischierei di annoiare i lettori…
Ecco perché il “vero” motivo che mi ha spinto a scrivere il mio romanzo sa di vera e propria catarsi: un’espiazione e un desiderio di purificarmi dalla colpa di aver lasciato la città più affascinante del mondo!
Quella con la sua farmacia è una bellissima storia d’amore. Con questo libro crede di averle detto tutto oppure resta ancora qualcosa di non detto?
Ci sarebbero tante altre cose inespresse che ancora albergano nel mio cuore, tuttavia preferisco che lì rimangano, ad alimentare, potenti e malinconiche, i miei ricordi più struggenti. Tra innamorati è meglio non raccontarsi proprio tutto, perché un po’ di mistero è un grande afrodisiaco…
Segue la seconda parte dell’intervista a Mauro Santomauro.