Lolito di Ben Brooks: cybersesso virtuale e squallida normalità Lolito di Ben Brooks: cybersesso virtuale e squallida normalità

Lolito di Ben Brooks: cybersesso virtuale e squallida normalità

C’è una bella differenza tra la finzione e la realtà, anche se il confine tra le dinamiche immaginarie di una fiction e il mondo reale resta sottile nelle pagine di Lolito, il romanzo alternativo di Ben Brooks, appena pubblicato per le edizioni ISBN, 288 pp.

Nei film, i duri fanno cose da veri duri, tipo minacciare vendette inverosimili, prendere gli avversari per il collo e scuoterli con violenza finché se ne ha la rabbia e la voglia. Invece, non c’è niente di tanto eclatante e trasgressivo a gratificare la vita di Etgar Allison, quindici anni, il sacrosanto terrore dei brufoli e una passione smodata per il cacao al latte misto alla fragola e altri improbabili intrugli. L’autore è un sorprendente ventiduenne inglese del Gloucestershire, già al quinto titolo di successo dal 2011.

Etgar è un ragazzino sfigato che si fa di Nesquik a colazione, pranzo, merenda e cena. Alice, la sua morosa, gli tiene il muso, anche se attualmente è in vacanza col papà ad Antigua. Dove sarà mai Antigua, si domanda Et, senza risposta. La ragazza pretendeva che impartisse una lezione indimenticabile ad Aaron Matthews. Diceva che quel manesco e prepotente aveva cercato di baciarla con la forza ad una festa, mentre lui era fuori, a Leicester, a trovare la nonna. “Vendicami. Fagliela vedere a quel porco”. Per provarci, Etgar ci prova, ma non fa una gran figura. Non ha affatto il fisico e nemmeno la tempra del supereroe. E poi scopre, violando la password del profilo Facebook di Alice, che proprio come ha sostenuto Aaron lei ci stava eccome. L’ha “quasi violentato”. Che delusione.

Colto da un senso di vuoto, per frustrazione, per noia, il ragazzino si butta nelle chat online. Un altro mondo, quello della Rete, senz’altro più calmo e senza traumi, secondo lui, dove la gente stabilisce relazioni più facili e sincere di quelle della vita reale. Contatta Macy di Inverness, malmaritata, due figli. Etgar si finge ventiseienne, mediatore creditizio di professione, commercia mutui per aziende o privati, “per lo più donne”. Dice di chiamarsi Hermann, anzi, no, il suo vero nome è Tom Swanson. “E tu cosa fai, Macy?”. Dall’altro capo della rete lei dichiara di non avere poi una vita gran che movimentata. Niente di particolare. Conosce gente. Ha un’amica, Corinne, con cui le piace fare casino. Soprattutto cybersesso.

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Cybersesso? Agganciato. Si dicono cose eccitanti digitando via chat. Soprattutto lei. Si scambiano foto. Lui, serissimo, camicia nera del padre, abbottonata stretta fino al collo. Lei magra, bionda, attraente. Sui trentacinque anni. L’aria forte. Ma perchè cerca sesso sul computer? Dovrebbe farne di reale, con uomini in carne ed ossa, atletici sportivi. Questo nemmeno Etgar può fare a meno di domandarselo.

Il tenore e il calore del sesso virtuale crescono vertiginosamente. Non c’è freno all’immaginazione: i particolari erotici si fanno via via più intimi ed espliciti. Poi passano a scatti sexy formato jpg. Macy ha i seni grossi. Sì, è decisamente provocante. Possono e vogliono incontrarsi. Lo raggiunge. È una donna vera. Quello che è difficile da accettare – e anche un po’ malato – è che non la impressiona per niente che lui si riveli invece uno sbarbatello quindicenne. Dopotutto è un po’ più alto di lei. Si incontrano in un albergo. Cenano insieme, vanno in un locale a bere. Salgono in camera. Dal sesso via chat, irreale, sia pure quanto mai esplicito, al sesso con un minore. Uno virtuale ma desolante, l’altro contrario alla legge.

Ben Brooks mette in definitiva sotto accusa la società di oggi. Denuncia i guasti, che sono sono nel tutto e nel niente, nel pubblico e nel privato. A quanto pare soprattutto nei difetti del modello genitoriale. Il rapporto di Et con papà e mamma non funziona. Soprattutto il padre si sottrae al suo ruolo. Non ce la fa, si annulla, cerca di sparire dall’orizzonte del figlio.

Un romanzo certamente originale, se non unico. Due individui soli, nonostante Alice, i due figli (il marito dov’è?) e il cane Amudsen, forse il soggetto più sensato e meno anomalo. Ammesso che possa mai esserci qualcosa di normale nel mondo di Ben Brooks. Se fosse così, per cominciare, dove andrebbe collocata la normalità? Nella realtà materiale o in quella alternativa? Life o second life? È pressochè amletico.

Lolito di Ben Brooks è disponibile per l’acquisto su Ibs a 15,22 euro.

Piccola curiosità: vi ricorda niente questo titolo? È lo stesso di una parodia di Daniele Luttazzi ispirata ad un noto politico, ed edita lo scorso anno. Leggete la recensione di Lolito qui.

Autore: Krauss

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