Alle radici della cavalleria medievale, sempre più attuale
Solo l’Europa, nessun altro continente, ha prodotto la cavalleria e il suo sistema di regole e ideali. È la conclusione cui si giunge nel saggio del prof. Franco Cardini, sviluppato da una prima stesura apparsa nel 1981. Si tratta della riedizione 2014 de Alle radici della cavalleria medievale, ora nella collezione di testi e studi di storia della società, edita da Il Mulino (668 pagine).
La comparsa degli ordini religioso-militari, con le crociate e la cultura cortese segnano l’età della cavalleria, un complesso di tradizioni, costumi e valori che appartiene strettamente al medioevo occidentale. La stessa prima casta di ufficiali professionisti, che si può fare risalire al riordino dell’esercito prussiano di Federico il Grande, nacque dalla riproposizione di un codice etico, al quale l’intero Occidente ha dato molto e dal quale molto ha ricevuto.
Di quelle regole fanno parte il senso dell’onore, la fedeltà ai princìpi e alla parola data, il rispetto dell’avversario leale. Anche un atteggiamento corretto nei confronti della donna (non a caso di dice: cavalleresco), che ha aperto la strada nel corso dei secoli alla parità di genere o almeno a considerare inaccettabile la subordinazione femminile, mantenuta senza scrupoli in altre culture e altrove.
L’ampio lavoro ruota intorno ai tre càrdini della cavalleria medievale (il gioco di parole col cognome dell’autore è inevitabile):
- Uno è tecnico: la superiorità del combattente a cavallo
- Un altro, sociale: l’antico legame tra il genere di vita considerato nobile e l’uso del cavallo stesso
- L’ultimo, istituzionale: con la rinuncia alla coscrizione generale, il mestiere delle armi veniva riservato ad una élite ristretta, ben individuata, i cavalieri.
Sono questi i tre fattori che secondo Georges Duby hanno interagito nella creazione della cavalleria e del suo mito.
Cardini non nasconde, anzi, esprime apertamente l’ammirazione per la cavalleria, nata da una professionalità retta dalla vocazione a servire la società. Un insieme di prodezza e saggezza, di forza e giustizia. Certo, riconosce che nella realtà le vicende sono risultate tutt’altro che esemplari. Ma i valori ressero, quantomeno sotto l’aspetto ideologico e sono arrivati fino a noi, come un codice morale.
È per questo, conclude, che anche agli occhi del mondo attuale, “desacralizzato” e governato dal profitto, dall’alta finanza e dai mercati, “un cavaliere medioevale è più bello di un agente di cambio”. È la citazione che Jean Flori riprende nella presentazione di questa nuova edizione. Il suo intervento, con l’invito alla lettura a firma del medievalista e scrittore Alessandro Barbero, riscattano le feroci critiche ricevute dal saggio, salutato alla sua apparizione, negli Anni Ottanta, come schiavo di una visione eroica di destra, se non addirittura nazista. Agli occhi degli storiografi del Duemila non è dato vedere, invece, cosa ci sia di protofascista nella visione romantica del docente di lungo corso di storia medievale (fiorentino, ha insegnato anche all’Ecole di Alti Studi di Parigi e nel 1985-1989 è stato professore straordinario nell’Università di Bari).
Su questa bocciatura ha influito probabilmente la militanza giovanile missina e l’adesione alla Jeune Europe, anche se Cardini ha respinto un’etichetta che lo restringe in un’area destrorsa, ma che non ha impedito al libro sulla cavalleria di riscuotere fin dalla prima edizione il franco apprezzamento degli storici russi. Venne studiato nelle università della Russia ancora comunista, tradotto e pubblicato nel 1987 a Mosca, due anni prima della caduta del muro e della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Ombre e luci, quindi, caratterizzano inevitabilmente l’epopea occidentale della cavalleria, ma il sistema di valori è riconoscibile nella nostra visione dei diritti umani, di quelli che riteniamo fondamentali e che sono nati in Europa. Affermati dall’Illuminismo, non hanno avuto uguali in Oriente, dove nemmeno si è vissuta una Riforma protestante. In altre grandi nazioni, presso altre religioni, non vengono a tutt’oggi riconosciuti: né l’impalcatura generale né i singoli diritti umani. La nostra epoca è sul confine di un nuovo scontro di civiltà, come quello tra Occidente e Islam in cui è nata la cavalleria. Finché non si affermeranno presupposti etici il più possibile comuni e condivisi, l’umanità non si affrancherà dalle guerre. Mettendo a frutto la lezione di un’altra fiorentina terribile come Oriana Fallaci, converrà fare molta attenzione, perchè un’etica della forza può essere pericolosa, ma non c’è di peggio che soccombere alla forza senza etica.
Alle radici della cavalleria medievale è disponibile per l’acquisto su Ibs a 27,84 euro.