Torna Studio Sex, il primo giallo di Liza Marklund
Estate svedese, un caldo insopportabile per quelle latitudini, un’afa che appiccica i vestiti al corpo. La vittima, però, non ha abiti addosso. È a terra. Bionda. Capelli, lunghi, vent’anni al massimo all’apparenza, seno grosso – silicone, si direbbe – pesantemente truccata. Una ragazza appariscente. C’è un cadavere nudo, dietro una lapide del cimitero ebraico.
Il primo pezzo di nera per Annika Bengtzon, la prima inchiesta e avventura, in un thriller del 1999, ora riproposto nei Marsilio Vintage (“i buoni libri migliorano col tempo”), nuova collana di capolavori stagionati, usciti e poi fatti riposare in “cantina”, per acquistare col tempo gusto e intensità di sapori. In questo caso narrativi, naturalmente.
Studio Sex, 446 pagine, riporta alle origini di Annika, eroina su carta di nove romanzi di Liza Marklund, trasferiti anche sul grande e piccolo schermo. Pur non essendo il primo titolo della serie letteraria che vede protagonista la giovane giornalista di Stoccolma (quello apparso nel 1998 non seguiva la biografia del personaggio) risale all’esordio professionale della cronista detective.
La trama
“Nel parco c’è una ragazza morta”. Il tizio che ha chiamato la Stampa della Sera quasi singhiozzava dall’altra parte del ricevitore. Nel quotidiano del pomeriggio chiamano Brividi Freddi quella linea per le telefonate anonime, ma ufficialmente sarebbe Linea Rovente. Ha risposto una cronista precaria, Annika Bengtzon, impegnata da sette settimane in una sostituzione per i mesi estivi.
Una rapida verifica alla polizia, secondo le regole del mestiere. Sì, è vero, hanno telefonato anche a loro. Josefin, 19 anni. È stata strozzata e prima seviziata e violentata. Era figlia di un pastore e avrebbe voluto studiare da giornalista, dopo il diploma appena preso. Il fidanzato la picchiava e le diceva pure che un giorno l’avrebbe fatta fuori. “Joachim non andava bene per lei”, ripete la compagna di stanza, Patricia. Annika la incontra per caso, sul luogo del delitto, in lacrime. Anche Bengtzon ha un ragazzo, Sven, campione sportivo, ma le cose sentimentali tra loro vanno un po’ così.
Joachim è il proprietario di un locale, Studio Sex, dal nome di una fortunata trasmissione televisiva. Un privè discreto, frequentato da gente altolocata. Josefin serviva ai tavoli. E ballava. In perizoma… nuda mai, è vietato dalla legge. Patricia invece serve solo al bar – dicono che non ha abbastanza tette – e cerca di imparare il mestiere alla roulette, ma senza successo, è lenta nel contare le vincite. Insomma, un porno club per bene, un localino di classe ma sempre roba da spogliarelliste.
Se frequentarlo può essere trasgressivo in privato, resta sconveniente in pubblico, tanto più per un uomo rispettabile e ben maritato. Secondo una pista battuta da una parte della stampa, il “miglior amico” di Jossie è uno molto su. La macchina del fango monta e travolge un presunto colpevole eccellente, il neo ministro per il commercio estero del governo nazionale socialdemocratico. Sarebbe stato in stretta intimità con la ballerina under 20 in topless e ad un certo punto l’avrebbe fatta fuori per motivi facilmente intuibili.
Annika proprio non ci sta e segue un’altra traccia, invece. Ma finisce anche lei nel tritacarne e ci trascina il suo giornale. Scoprirà però un particolare decisivo, che i lettori conoscono, anche senza saperlo.
Liza Marklund dosava i suoi ingredienti con mestiere già 25 anni fa, da vera promessa del noir, di cui ormai è regina in Svezia. Ed è un poliziesco con una morale. Se è vero che ogni delitto ha un colpevole, non è detto che tutti i colpevoli verranno condannati. Quanto meno, non alla pena che meriterebbero per i loro crimini.
Studio Sex di Liza Marklund è disponibile per l’acquisto su Ibs a 11,90 euro.